Diario Viola Fiorentina

Storia della Fiorentina – 31. Tutti a Perugia

Emiliano Mondonico e Christian Riganò

Quella del 2003 é un’altra estate calda a Firenze, anche se non caldissima come la precedente. La primavera si é conclusa con la promozione in C1, e con il riacquisto del nome e dei trofei sportivi della vecchia Fiorentina. Che torna appunto a chiamarsi Fiorentina, e che può esporre nuovamente la sua piccola ma gloriosa bacheca senza timore che il giudice fallimentare (che nel frattempo tra l’altro comincia a passare i suoi guai) lo prenda a presupposto per accollare alla nuova A.C.F. i debiti imputati alla vecchia A.C.

Anche la maglia é tornata quella di sempre, con sul petto quel giglio rosso in campo bianco che ha adornato il labaro viola dai tempi del marchese Ridolfi. La palazzina di Piazzale Donatello invece è destinata a restare vuota, e ad intristire insieme ai ricordi di oltre 70 anni di storia, a far da diaframma ai quali rimane il grave trauma del fallimento e della cancellazione del titolo sportivo che per pochi ma terribili giorni hanno sconvolto l’intera città.

Per evitare che il patrimonio immobiliare faccia in qualche modo da cavallo di troia per mettere in capo al Gruppo Della Valle le posizioni debitorie del Gruppo Cecchi Gori, il presidente Gino Salica e l’amministratore delegato Sandro Mencucci che dall’ottobre precedente gli si é affiancato valutano opportuno che la sede della nuova società sia da ricavarsi dentro lo stadio Franchi, nei locali interni all’impianto che il Comune ha concesso in convenzione alla A.C.F. assieme ai Campini, il luogo dove la Fiorentina si allena da tempo immemorabile.

Mentre il settore commerciale della società inizia tra l’altro a pensare all’individuazione e realizzazione di un nuovo centro sportivo, quello tecnico inizia la preparazione della squadra che dovrà affrontare la C1. Una serie di differenza si sente, e molti dei protagonisti della C2 restano in C2. Quagliarella è tornato al Torino per fine prestito (e sarà in prospettiva il maggior rimpianto), ad Ivan si affianca in porta l’argentino Sebastian Cejas, che diventerà presto titolare. Confermato Di Livio, arriva Riccardo Maspero dal Torino e altri nomi allora meno noti come Luca Ariatti, Alessandro Lucarelli (il fratello di Cristiano), Christian Maggio, Mattia Graffiedi ed il centravanti greco Zizis Vryzas. Arriva anche uno sconosciuto attaccante dal Venezia, il cui nome è destinato ad entrare nella storia della Fiorentina per due partite sole, ma decisive per il destino della squadra. Si chiama Enrico Fantini, ha una vaga rassomiglianza fisica con il brasiliano Ronaldo, e un giorno non lontano Firenze impazzirà per lui come una torcida brasileira. Per il momento, si conforta con la conferma di Christian Riganò, pronosticato sicuro capocannoniere anche della prossima serie C1.

Insomma, la Fiorentina sembra più che attrezzata per farsi una scorpacciata anche del campionato che va a cominciare, ritrovandosi poi l’estate successiva a pianificare l’ultimo salto, quello dalla B alla A.

E’ a questo punto che il calcio italiano, almeno a livello cadetto, salta per aria. Luciano Gaucci è uno che non ha paura di niente, si attacca a tutto e ne escogita anche più del diavolo sia per la prosperità della propria azienda che per quella delle sue società sportive: il Perugia, che presiede direttamente, ed il Catania, che presiede per interposta persona grazie al figlio Riccardo. E’ quest’ultimo ad accorgersi che il Siena ha schierato contro gli etnei un giocatore squalificato, e siccome la partita è decisiva per la permanenza in serie B, il padre scatena un casino colossale dando il via a una serie di ricorsi e controricorsi che alla fine spingono la F.I.G.C. come unica soluzione possibile a bloccare le retrocessioni per quell’anno e a portare lo schieramento di partenza della serie cadetta al numero senza precedenti di 24 squadre.

Non solo, ma mentre la Fiorentina continua apparentemente imperterrita la sua campagna acquisti finalizzata alla disputa del campionato che allora si chiamava di C1 e che adesso si chiama di terzo livello, la Federcalcio avvia le procedure affinché si liberi un posto nel livello secondo, avviando le procedure fallimentari (che la Fiorentina conosce bene, purtroppo e che nel frattempo ha conosciuto anche un’altra piazza importante come Napoli) stavolta ai danni del Cosenza.

Nessuno può ancora immaginarlo, ma Luciano Gaucci ha aperto uno stargate nel continuum spazio-temporale che con volo interstellare proietterà la Fiorentina verso l’infinito ed oltre. Va trovata una ventiquattresima per la B, e la scelta si restringe a Pisa (ch vanta meriti sportivi recenti, avendo appena perso lo spareggio promozione contro l’AlbinoLeffe) e – appunto – Fiorentina (per meriti sportivi pregressi, il cosiddetto blasone, qualcuno dice anche per le amicizie di Della Valle che anche in questo caso si fanno sentire).

Dopo un breve scontro a fuoco di campanile tra Pisa e Firenze, la spunta quest’ultima. Ma sul momento più che un piacere e/o un riconoscimento sembra che alla società viola sia stato fatto uno sgarbo, un ennesimo sberleffo. Mancano solo pochi giorni all’avvio del campionato. La Federazione si è presa il suo tempo per decidere, alla Fiorentina tocca adesso catapultarsi in una nuova avventura al buio. Tempo per riattrezzarsi adeguatamente non ce n’é più.

Dieci anni dopo, dunque, è di nuovo serie B. Quella conquistata per la seconda volta sul campo da Cecchi Gori, e che senza la complicazione del fallimento avremmo dovuto giocare l’anno prima. Quella che grazie a Gaucci e al marasma da lui scatenato rischia di trasformarsi in una trappola insidiosa. Ma se invece per caso andasse bene…..

All’inizio i viola infilano quattro pareggi, seguiti alla quinta dalla sconfitta a Bergamo contro l’Albinoleffe. La squadra prosegue poi alternando con regolarità vittorie e sconfitte. Il fatto è che si tratterebbe di un campionato durissimo anche senza l’handicap iniziale toccato alla Fiorentina. Quell’anno, a disputarsi i quattro posti per la serie A (che a stagione in corso diventeranno sei, per non farsi mancare nulla e portare la massima serie a 20 squadre) ci sono squadroni come il Palermo (dove milita un certo Luca Toni che comincia a farsi un nome e che è destinato ad incrociare la strada dei viola anche in seguito), il Cagliari (dove milita a fine carriera un talento come quello di Gianfranco Zola), il Livorno di Cristiano Lucarelli e Walter Mazzarri, il Messina, l’Atalanta, tanto per nominare quelle che alla fine saranno le prime cinque. Più sotto, le dirette concorrenti di una Fiorentina che si rende conto ben presto di avere chances reali soltanto agganciando il sesto posto che dà diritto allo spareggio interdivisionale, si chiamano Torino, Napoli, Triestina, Genoa, Verona e via dicendo.

Cavasin cerca di cavarsela con quello che ha, ma è dura. Quanto lo è stata l’anno precedente per Pietro Vierchowod. Stavolta l’esonero tocca a lui, succede alla ventiseiesima giornata dopo la sconfitta di Trieste. Al suo posto suona l’ora di un vecchio allenatore – tifoso come Emiliano Mondonico. Il mister bergamasco, che ha fatto di nuovo grande il Torino portandolo in Europa a far paura addirittura a squadroni come l’Ajax, è tifoso viola da sempre. Come altri tifosi, sembra che non possa mai essere profeta in patria. Invece, nel febbraio 2004 tocca a lui.

Il momento è drammatico, la squadra è 14^, e pur con tutte le attenuanti del caso la stagione promette di concludersi con una cocente delusione. Chi glielo va a dire ai tifosi che abbiamo sprecato il jolly dell’affare Gaucci?

Ma nessuno ha fatto i conti con il Mondo, che non ha avuto paura ad Amsterdam (dove ha addirittura minacciato con una sedia in mano un arbitro troppo casalingo), figuriamoci se può averne su quei campi di serie B che conosce fin troppo bene e su cui ha conquistato già altre promozioni.

Il Mondo mette sotto i ragazzi, e li porta nel girone di ritorno ad una striscia notevole di vittorie, alcune anche prestigiose. Le grandi ci lasciano quasi tutte le penne contro la Fiorentina. Meno il Cagliari, che si conferma bestia nera viola sconfiggendoci all’ultima giornata e costringendoci allo spareggio che la sesta della B deve giocare con la quart’ultima della A. Non c’é tempo nemmeno per congratularsi con se stessi per la rimonta compiuta. I ragazzi viola giocano a Cagliari il 12 giugno ed il 16 sono a Perugia, dove si decide la sorte di questo campionato assurdo e avvincente come pochi altri.

L’avversario sembra proibitivo, e non soltanto perché è la squadra del mitico Gaucci e dell’altrettanto vulcanico allenatore Serse Cosmi, l’uomo che spezza le braccia ai giocatori se sbagliano. Per la verità nelle ultime giornate di campionato i grifoni sembra che abbiano giocato alla meno, scivolando in zona retrocessione da una posizione assai più comoda per quella che è sembrata una incredibile perdita di concentrazione. Figurati se non la ritrovano contro una Fiorentina per giunta più debole e priva di Riganò per infortunio, si dicono i supporters viola mentre montano su qualsiasi mezzo di trasporto atto a trasportarli nel capoluogo umbro. E invece….

Fantini entra nella storia viola, Firenze sogna di nuovo….

Quando c’é di mezzo Gaucci, il risultato non è mai scontato. Quando Enrico Fantini al terzo minuto di Perugia – Fiorentina incorna un cross dalla destra manco fosse il Ciccio Graziani dei tempi d’oro spedendo il pallone alle spalle del portiere perugino Kalac, la gente di Firenze comincia a sperarci. Quando al novantesimo la Fiorentina è ancora sull’1-0 e l’arbitro fischia la fine, comincia a crederci. A quel punto, nello stato di gioia confusionale dei fiorentini c’é posto per un solo barlume di pensiero lucido: sarà dura restare tranquilli nei prossimi giorni. Sarà dura arrivare sani al 20 giugno, partita di ritorno.

Il clima euforico è tale da contagiare perfino Diego Della Valle, che promette – e fa promettere a tutto il suo staff – un tuffo vestito nella piscina del Franchi in caso di conquista della serie A.

Al Franchi segna ancora Fantini, che da quella notte entra di diritto nel Corridoio Vasariano. Pareggia alla fine Do Prado, con la Fiorentina in 10 per l’espulsione proprio di Fantini. Ma ormai per i grifoni è troppo tardi.

Serie A. Vengono i brividi a distanza di anni a ripensarci. Adesso sembra scontata, allora non lo era, e sembrava un miraggio, al di là dei proclami. Della bolgia in cui lo stadio e la città si trasformano dopo l’ultimo fischio finale che sancisce l’ultima promozione, restano immagini fortissime. L’elegante e solitamente distaccato imprenditore della moda che come un tifoso qualsiasi si butta davvero in piscina riemergendone fradicio e sorridente come un bambino, e che mai come quel giorno sembra in sintonia con una tifoseria di scalmanati. L’allenatore che in mezzo al campo ha una crisi nervosa, dovuta al crollo della tensione ed al trionfo, ed il bomber che lo stringe a sé e lo scuote, per rincuorarlo e spingerlo verso i festeggiamenti che sono soprattutto merito suo.

Il Perugia recriminerà a lungo su quelle due partite, parlando a distanza di anni senza mezzi termini di combine. E’ la prima volta che si adombrano intenzioni corruttorie da parte della famiglia Della Valle, e purtroppo non sarà l’ultima. Kalac parlerà in seguito di «Perugia che non poteva passare la metà campo, perché l’arbitro fischiava subito». Cosmi parlerà di finale – farsa. Ravanelli, con la faccia stravolta e la grinta dei suoi trascorsi alla Juve, arriverà a minacciare l’arbitro a muso duro. Nessuno dei grifoni spiegherà mai piuttosto chi glielo ha fatto fare e perché di lasciarsi sfuggire una tranquilla salvezza precipitando giù fino a questo spareggio. E presto Gaucci, il loro boss, avrà ben altre cose da spiegare a proposito dei suoi anni ruggenti che non i suoi retroscena.

Quella notte a Firenze di tutto ciò non importa niente, come non importa dei due anni trascorsi e di tutto quello che si sono portati via. Quella notte, Firenze grida all’unisono una cosa sola: Ve l’avevamo detto di aspettarci. Siamo tornati.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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