Diario Viola Fiorentina

Storia della Fiorentina – 35. Male non fare paura non avere

E ti pareva che la Fiorentina facesse trascorrere a Firenze un’estate tranquilla? Alla fine di maggio del 2006 dovresti essere soltanto contento, a festeggiare un bel campionato (finalmente), la qualificazione alla Champion’s League (la prima dell’era Della Valle), la soddisfazione di esserti lasciato alle spalle uno squadrone come la Roma, la Scarpa d’Oro di Toni (prima volta assoluta per un giocatore italiano). Già, Luca Toni, la sua parrucca viola sembra quella rossa di Michael Schumacher a Monza l’anno della prima vittoria mondiale con la Ferrari. Preludio di altre e più grandi soddisfazioni. E poi, c’é un mondiale di calcio in arrivo, quello tedesco, l’Italia ha una bella Nazionale, sarà una piacevole estate, con altre notti magiche.

Luciano Moggi

E invece? L’estate non è ancora cominciata che si profila il solito inferno. Da Verona quelli che tornano e rompono le righe in sede più che giocatori sono zombie. Le voci di una indagine federale e giudiziaria anche sulla Fiorentina sono talmente insistenti e bene informate che della festa viola al Bentegodi già quella sera non è rimasto nulla. E poi, i Carabinieri si stanno muovendo, sono già stati dalla Juve, e anche allo squadrone di Bettega, Giraudo, Moggi e Capello la festa per quello che dovrebbe essere il suo trentesimo scudetto è andata di traverso.

L’indagine avviata dalla Procura di Napoli su una presunta gestione occulta e orchestrata del campionato italiano di calcio da lungo tempo ha piazzato le sue cimici là dove si ritiene che l’orchestra abbia il suo direttore. Le numerose schede telefoniche di Luciano Moggi, potentissimo, temutissimo e odiatissimo direttore sportivo della Juventus, sono sotto i riflettori dei Carabinieri. Quando il diesse bianconero parla, lui non lo sa ma c’é sempre qualcuno in ascolto. La circostanza che il presidente di Telecom Italia S.p.A., supporto essenziale (qualcuno dice: eccessivo) alle intercettazioni telefoniche, sia Marco Tronchetti Provera, numero 2 di Massimo Moratti all’Inter diretta concorrente calcistica della Juventus, salta per il momento agli occhi di pochi. I più – non juventini ovviamente – sono entusiasti della rovinosa e repentina caduta in disgrazia del Richelieu di Monticiano. Quando Moggi pochi giorni dopo la fine del campionato si presenta alle telecamere dicendo con voce rotta e sguardo spento che «gli hanno rubato l’anima», la metà d’Italia che non tifa Juventus gongola.

Massimo Moratti

Poi però arriva il conto anche per gli altri. Non ci sono solo la Juve ed il suo diesse Moggi nel mirino della Procura e della Federazione che le si affianca con la consueta solerzia di chi non è sicuro di avere la coscienza pulita. Nelle cuffie dei Carabinieri gentilmente fornite da Telecom pare che siano risuonate frasi compromettenti pronunciate anche da esponenti di Milan, Lazio e, udite udite, anche Fiorentina. Si salvano, guardacaso, soltanto Inter e Roma.

Sotto accusa è senza dubbio il malvezzo tutto italiano delle telefonate. Si ritiene che la propria squadra subisca torti, si prende in mano la cornetta e si chiama l’amico in FIGC. Sicuramente proprietà e dirigenza viola l’hanno fatto, e, se si vuole, anche alla luce del sole e per fondati motivi. Non è un mistero che Diego e Andrea Della Valle abbiano chiamato Innocenzo Mazzini, vicepresidente federale che sta a Coverciano e che essendo fiorentino parla la stessa lingua se non dei proprietari marchigiani almeno del loro amministratore delegato Sandro Mencucci, che si unisce ai suoi datori di lavoro nella primavera del 2005 nel chiedere conto dei motivi per cui, per l’ennesima volta, la Fiorentina subisce un trattamento platealmente iniquo da parte degli arbitri.

Sono i giorni dei cattivi pensieri di Dino Zoff, della Fiorentina che finisce le partite in nove. Nessuno ci aveva visto niente di strano nel combinare un pranzo in una nota località di relax e ristoro sulle colline fiorentine, tra la dirigenza viola e quella federale. Vediamo se ci si chiarisce e, se ci sono malintesi da ambo le parti, vediamo di concludere questa stagione senza che i pensieri di nessuno abbiano più ragione di essere cattivi.

I Carabinieri ascoltano, trascrivono (e le trascrizioni – in mano alla stampa prima che alle autorità inquirenti secondo italico costume – diventano spesso parodie di commedie in vernacolo) e trasmettono gli atti a Procura e Federazione. Ognuna delle quali reagisce secondo i propri ordinamenti. Napoli emette gli inevitabili avvisi di garanzia. La FIGC attiva Stefano Palazzi, procuratore generale sportivo. E non si sa cosa sia peggio.

Stefano Palazzi

Il Palazzi sta ad un vero procuratore come la giustizia sportiva sta a quella ordinaria. Contrariamente ad ogni giurisprudenza degna di questo nome, e a tre secoli di progresso civile delle nostre istituzioni e normative, il diritto sportivo si basa sulla presunzione di colpevolezza. E’ l’indagato che deve dimostrare la sua innocenza, non il tribunale. Come nelle ordalie del Medioevo, la cosa è pressoché impossibile, soprattutto quando il tribunale si è già convinto della tua colpevolezza. Se poi finisci nelle grinfie di un Palazzi, più simile al Grande Inquisitore Torquemada che ad un Procuratore della Repubblica ordinario, puoi cominciare a rimettere l’anima al tuo Dio.

Il giorno del ritiro, gli stralunati giocatori viola che arrivano a Folgaria, stazione turistica del Trentino dove è previsto il raduno estivo della squadra, e che durante il viaggio hanno appreso che il deferimento dell’Ufficio Inchieste al Tribunale Federale si è risolto per la Fiorentina con la retrocessione in serie B disposta a tavolino, trovano ad attenderli soltanto l’addetta stampa Silvia Berti e l’allenatore Cesare Prandelli. Diego e Andrea Della Valle e Sandro Mencucci sono a Firenze o a Casette d’Ete a cercare di capire cosa fare in seguito agli avvisi di garanzia ricevuti da Napoli, che si aggiungono ai guai con la giustizia sportiva.

Passato il primo momento di sconforto, un po’ tutti stringono i denti e passano all’azione. A Casette d’Ete e a Firenze si organizza la difesa in un procedimento di giustizia ordinaria che sarà destinato a concludersi nel 2012 per prescrizione, senza che gli indagati abbiano avuto la soddisfazione di veder scritta sulla carta bollata il riconoscimento della propria innocenza. Il procedimento davanti alla Corte Federale intanto parte malissimo, serie B e penalizzazione di 12 punti per soprammercato chiesti da Palazzi, e si conclude in maniera un po’ meno tragica: 30 punti di penalizzazione nel campionato appena trascorso (nono posto anziché quarto) e 19, poi ridotti ulteriormente a 15, in quello che sta per cominciare. Impresa comunque da far gelare il sangue, la prossima salvezza.

Diego Della Valle lancia lo slogan di battaglia Male non fare paura non avere e Firenze lancia il suo, Io sto con Della Valle, con il quale passato il primo sbandamento si ricompatta efficacemente. Non è più tempo di insurrezioni, come l’occupazione della Stazione Santa Maria Novella che avrà anche strascichi giudiziari per i tifosi che se ne rendono responsabili. E’ tempo di reagire civilmente. Firenze lo fa. La Fiorentina anche.

A Folgaria, un Prandelli sollevato dalla notizia che deve far fronte soltanto ad una penalizzazione di 15 punti chiama in disparte i giocatori e stringe un patto d’onore: in serie B noi non ci andiamo. La Champion’s ormai è sepolta sotto i 30 punti di penalizzazione per il 2005-06, e la giocherà la Roma al posto nostro. A noi spetta di ritorcere questa penalizzazione ingiusta (perché né allora né dopo verrà mai provata alcuna attività della Fiorentina meno che corretta da un punto di vista sia legale che sportivo) restituendola al sistema come schiaffo morale.

E’ il momento di passare al contrattacco. Un Diego Della Valle risoluto nella determinazione di non farsi sconfiggere neanche questa volta incontra Toni in ritiro e lo convince a lasciar stare per almeno un anno le numerose offerte che come Scarpa d’Oro ha ricevuto da mezza Europa. Tonigol, pur essendo fresco campione del mondo con l’Italia, non può che dire sì. I suoi gol, come gli dice Diego, sono essenziali per tenere la Fiorentina in serie A.

Il resto lo fa Corvino. La campagna acquisti di quell’estate rischia di superare quella già notevole dell’estate precedente. Dalla Juventus retrocessa in serie B viene acquistato a prezzi di realizzo Adrian Mutu. Dal Palermo arriva l’asso argentino Mario Alberto Santana, dalla Lazio Fabio Liverani, dal Treviso l’estemporaneo Reginaldo, dal Cagliari Massimo Gobbi. Da Parma e Atalanta vengono riscattate le proprietà di Frey e Riccardo Montolivo.

La squadra c’é, adesso serve l’impresa.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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