Diario Viola Fiorentina

Storia della Fiorentina – 36. La remuntada

Sarà che i fiorentini ormai sono abituati ai rovesci della sorte, alle malversazioni da parte delle istituzioni del Palazzo, a dover remare sempre controcorrente, che quella estate del 2006 scivola via alal fine meglio di tante altre.

Il Torquemada della Federcalcio, il procuratore Stefano Palazzi ha più volte chiesto la condanna a morte della Fiorentina, con pene che se venissero concesse ed applicate stavolta costerebbero la fine certa alla società viola ed ai suoi tifosi. A fine giugno, la Fiorentina secondo Palazzi sarebbe in serie B, con una ulteriore penalizzazione di 12 punti da scontare nella serie cadetta, una multa consistente da pagare in denaro e la squalifica del campo per almeno tre turni. Diego Della Valle, Andrea Della Valle e Sandro Mencucci sarebbero inibiti dalle cariche federali per almeno cinque anni. Fine della carriera, in pratica.

Fiorentina 2006-07

Nel frattempo, la Procura di Napoli prosegue sulla via della giustizia ordinaria emettendo avvisi di garanzia pesantissimi nei confronti dei patron viola e del loro amministratore delegato. Quell’estate per i vertici viola si tratta di salvarsi prima di tutto la pelle, alla squadra devono pensare Corvino, per rinforzarla, e Prandelli, per portarla a fare un miracolo rimontando la penalizzazione.

Tra luglio e agosto infatti, le varie camere di compensazione coinvolte dall’ordinamento giuridico calcistico riducono le pene un po’ a tutti, meno che alla Juventus che ormai mezza Italia vuol vedere affrontare l’onta della serie B. Pazienza se per godere di tale spettacolo si deve ricorrere a degli abomini giuridici, come l’illecito associazionismo che non esiste nel nostro ordinamento giuridico ordinario, ma che serve a configurare quell’illecito sportivo di cui la Federcalcio, guidata dal giurista Guido Rossi (sui cui trascorsi interisti nessuno in quel momento ha voglia o possibilità di accendere i riflettori), ha bisogno per spazzare via il sistema Moggi, e con esso la Juventus che vinceva troppo.

Lo scudetto 2006 va all’Inter, prima sopravvissuta delle penalizzate da Palazzi. La Champion’s va alla Roma, visto che assieme alla Juve vengono arretrate in classifica anche Milan, Fiorentina e Lazio. La Fiorentina sembrerebbe aver commesso le colpe più gravi, viste le pene chieste da Palazzi. A giudicare dalle partite inquisite di quel campionato 2004-05 sotto inchiesta, quella a Chievo alla terzultima giornata vinta dai viola con gol di Bojinov e quella a Roma con la Lazio pareggiata dai biancocelesti con Zauri che si sostituisce al portiere e non viene sanzionato, la giustizia di Palazzi e della Federcalcio non si può definire che assolutamente ridicola.

Ma tant’é, abbiamo pestato di nuovo i piedi al sistema, oppure semplicemente ci siamo frammessi tra qualche squadra di quelle che d’ora in avanti devono mettere a bilancio la Champion’s per poter pagare i debiti (ogni riferimento alla Roma ed al suo scudetto vinto portandoci via Batistuta non è affatto casuale). Da quel guazzabuglio medioevale (per citare walt Disney) che è la giustizia sportiva alla fine fuoriesce una Fiorentina che se la cava, si fa per dire, con soli 15 punti in meno da scontare in serie A.

Adrian Mutu

Della Valle non trema, male non fare paura non avere. Il primo passo del patron, prima ancora di dare mandato ai suoi avvocati di procedere nei vari giudizi a sua difesa, è convincere Luca Toni a ripagare Firenze dell’affetto che gli ha mostrato, e la società dello stipendio che gli ha elargito, quando ancora la Scarpa d’Oro era di là da venire. Luca resterà per salvare la Fiorentina, anche se giocherà una stagione menomato dalla tarsalgia (come Antognoni 30 anni prima, nell’anno di una drammatica salvezza) e per raggiungere di nuovo la soglia dei 30 gol avrà bisogno che il neo arrivato fenomeno rumeno Adrian Mutu gliene segni metà lui.

Silvia Berti e Cesare Prandelli

La squadra allestita da Corvino intanto è una signora squadra. Soltanto quel Mutu pescato dalla diaspora juventina verificatasi dopo la retrocessione vale da solo il prezzo dell’abbonamento. Prandelli in quel momento è un condottiero senza paura come Che Guevara, a Folgaria ha catechizzato i suoi uomini. Forse c’é soltanto bisogno che la malasorte quest’anno si volti da un’altra parte, e che la Federcalcio o chi per lei si ritenga sazia. Inter e Roma hanno avuto ciò che volevano, Juventus e Milan hanno i guai loro, adesso la Fiorentina può essere lasciata finalmente in pace.

Quando escono i calendari, la Fiorentina è pronta. Oddio, si stenta a credere che alla prima giornata – abolito lo storico criterio delle teste di serie – qualche buontempone le abbia messo sulla strada subito l’Inter di Moratti. Che non avendo più avversari si è accaparrata tutti i migliori giocatori, per vincere tutto (se almeno adesso le riesce). Una volta i Della Valle ed i Moratti erano amici, e sodali. Quella volta dev’essere franata da tempo, come si dice a Firenze. L’Inter che arriva al Franchi non ha né sentimenti di amicizia né di comprensione. Passa 3-2, malgrado la doppietta di Toni, e mette il campionato della Fiorentina subito in salita, casomai non lo fosse stato abbastanza.

Alla seconda si perde a Livorno, con gol di Lucarelli, film già visto. Poi, il campionato della Fiorentina prende il via. Quell’anno – per la prima volta da un secolo, con l’Inter che resta sola a fregiarsi del titolo di mai retrocessa – non c’é la Juventus, ma la Fiorentina le gioca tutte come se avesse di fronte sempre la Vecchia Signora.

Quando all’ottava giornata Martin Jorgensen mette dentro la porta del Torino a Torino lo splendido gol che vale l’annullamento della penalizzazione, i fiorentini possono tirare quel sospiero di sollievo che vale la fine dell’apnea cominciata nel maggio precedente. Siamo ancora vivi, una volta di più, e possiamo cominciare a divertirci a seguire un campionato che prosegue come una mezza marcia trionfale.

Ancora due sconfitte, con Palermo e Roma, poi i viola lasciano la quota zero punti con una striscia di risultati che si interrompe soltanto nel girone di ritorno, al cospetto di quella Inter che schiera, tra i quasi 40 giocatori a cui Moratti paga un lauto stipendio, anche quell’Adriano che aveva fatto poco o nulla per salvare la squadra viola nel dramma dell’inverno 2001-02. E che implacabilmente torna a segnare proprio contro i viola.

Da quel momento, La Fiorentina non perde più. A fine stagione, quando al Franchi viene la Sampdoria dell’ex Quagliarella, c’é molto di più di una salvezza da festeggiare. C’é un quinto posto finale che senza la penalizzazione inflitta per il solo fatto di esistere adesso avrebbe potuto essere un terzo, conti alla mano. E potrebbe valere la seconda Champion’s League conquistata di fila. La seconda che la Fiorentina non potrà giocare, per demeriti sportivi e giudiziari altrui.

Quel giorno, al gol doriano di Quagliarella (che mancherà di rado in futuro di far valere la regola dell’ex) risponde la Fiorentina vecchia e quella nuova. Segnano Mutu, Montolivo, Pazzini e Reginaldo, i campioni di adesso e quelli di domani. Alla fine i blucerchiati sono sepolti sotto cinque gol, e il risultato rotondo non guasta affatto nel clima di festa, come non guasta la qualificazione alla prossima Europa League, la competizione che ha sostituito la Coppa UEFA.

Dovevamo finire all’inferno, negli auspici dei vari Rossi, Palazzi e compagnia bella. Siamo di nuovo in Europa. Ma come spesso succede sotto il cielo viola, c’é sempre un velo di tristezza che avvelena la testa.

E’ venuto il momento di far valere il gentlemen’s agreement raggiunto da Diego Della Valle con Luca Toni. La Fiorentina è salva, e – come convenuto – il giocatore adesso può andarsene a cercare gloria in Europa. Le offerte sono sempre tante, anche se qualcuna meno dell’anno precedente, quando Toni valeva tanto oro quanto la somma dei suoi 33 gol segnati e della sua Scarpa speciale.

Adesso, per consentirgli di strappare l’ingaggio migliore possibile, la Fiorentina è costretta ad accettare una offerta che può sembrare anche misera: quella che Karl Heinz Rummenigge porta a Firenze per conto del Bayern Monaco.

Mentre la Fiorentina è in campo contro la Sampdoria, gli occhi dei tifosi rimbalzano dal terreno di gioco al bomber che si è accomodato in tribuna, essendo quel giorno – l’ultimo giorno in viola – infortunato. Tutti sanno, o sentono, che il Bayern l’ha avuta vinta, e si porterà via il nostro attaccante. Come la Roma si era portata via Batistuta sette anni prima.

Lucagol chiude a 49 reti in viola. Ai tifosi che gli si stringono attorno fuori dello stadio dopo la partita, dispensa autografi e sorrisi velati di malinconia. Poi si allontana, diretto verso l’Europa del grande calcio. E Firenze rimane sola un’altra volta, in attesa di rituffarsi anch’essa in Europa. Senza sapere ancora chi segnerà quei gol che servono per restarci. Per coltivare un nuovo sogno di gloria, malgrado tutto e tutti.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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