Diario Viola Fiorentina

Storia della Fiorentina – 41. 2010 l’Anno della Tigre

Jonathan Moscrop / LaPresse25 10 2011 TorinoSport CalcioJuventus vs. ACF Fiorentina - Serie A Tim 2011/2012 - Juventus StadiumNella foto: L'allenatore della Fiorentina Sinisa MihajlovicJonathan Moscrop / LaPresse25 10 2011 Turin ( Italy )Sport SoccerJuventus versus ACF Fiorentina - Italian Serie A Soccer League 2011/2012 - Juventus StadiumIn the Photo: ACF Fiorentina coach Sinisa Mihajlovic

Sinisa Mihajlovic

La Nazionale di Marcello Lippi torna presto dal Sudafrica, la difesa del titolo conquistato a Berlino dura appena tre partite, quelle del primo turno. L’Italia pallonara si divide tra le polemiche che travolgono il vecchio CT (sic transit gloria mundi, com’é lontana Berlino….) e la curiosità per il nuovo, che va a sedersi sulla panchina azzurra dal 1° luglio 2010.

Manuela Righini è scomparsa da qualche giorno, e ha appena fatto in tempo a vedere andarsene la nostra unica garanzia, Cesare Prandelli, che abbandona i Campini per accasarsi a Coverciano. Non ha fatto in tempo invece a vedere il suo successore, e tantomeno a farsene un’idea.

La scelta di una società che accoglie il nuovo corso come una liberazione è caduta su un personaggio singolare. Siniša Mihajlović è un ex giocatore serbo che si porta dietro la fama di vincente. Lo è stato come giocatore, contribuendo a far grandi Stella Rossa di Belgrado, Roma, Sampdoria, Lazio (con la quale vince uno scudetto ed una Coppa delle Coppe nel 2000) ed Inter (nella quale è rimasto come allenatore in seconda affiancando l’ex compagno ed amico Roberto Mancini). Lo è stato anche come persona, avendo vissuto – ed essendo sopravvissuto come tanti suoi connazionali – alla guerra nella ex Jugoslavia, che lo coglie di sorpresa appena trasferito in Italia con la famiglia rimasta nella natìa Vukovar, una città croata abitata anche da serbi.

MihajlovicMontolivo181008-001Si porta dietro il soprannome di tigre che condivide con i seguaci del leggendario Željko Ražnatović, il comandante Arkan, personaggio controverso della sanguinosa guerra jugoslava per il quale Sinisa non ha mai nascosto le sue simpatie, essendo stato colui che ha salvato la sua famiglia dalle rappresaglie croate. Quando Arkan cade in una imboscata a Belgrado, la Curva Nord della Lazio gratifica il giocatore serbo di uno striscione rimasto celebre: Onore alla Tigre Arkan.

E’ un personaggio impegnativo quel Mihajlović che arriva a Firenze con il curriculum di allenatore esonerato a Bologna alla prima stagione, ma autore di una insperata salvezza a Catania nella seconda. Il calcolo della società viola è che Sinisa, con la sua fama di uomo duro e vincente, riesca a rimettere in riga uno spogliatoio che nell’ultima stagione di Prandelli è andato per conto suo, generalmente in senso opposto a quello voluto dalla società stessa. I giocatori, così come buona parte del tifo, non fanno mistero infatti di considerarsi vedove di Prandelli. Ciò manda in bestia i Della Valle, che sperano nel funzionamento della cura Mihajlović.

Sarà una annata di transizione, la prima in cui la Fiorentina non si è qualificata a nessuna coppa internazionale da quando Cesare Prandelli si è seduto sulla sua panchina. Sarà una annata in cui leccarsi le ferite, ricompattare un ambiente, una città, dietro quello che la proprietà Della Valle ancora definisce come il suo Progetto Fiorentina. Senza dimenticare che non molto tempo prima il 2011 è stato definito sempre da quella proprietà come l’Anno dello Scudetto.

Adrian Mutu

Adrian Mutu

Mihajlović si cala volentieri nella parte del condottiero, tanto più che la rosa che la società gli mette a disposizione, incrementata con l’udinese D’Agostino (il cui acquisto per la verità genera subito sospetti sul futuro in viola di Riccardo Montolivo) e con il portiere polacco Artur Boruc, gli appare di qualità decisamente superiore a quelle allenate fino a quel momento a Bologna e Catania. Il mister serbo si dichiara perfino disposto a dimenticare il passato burrascoso che lo ha opposto da giocatore ad Adrian Mutu, dichiarando il rumeno – che sta scontando gli ultimi mesi di squalifica per il controverso doping a base di sibutramina – assolutamente essenziale alla squadra che lui ha in mente.

Mutu e Jovetic

L’altro elemento essenziale è il connazionale Stevan Jovetic. Il montenegrino è già entrato nel cuore dei tifosi e nella storia della squadra viola con le due doppiette al Liverpool ed al Bayern Monaco. Quando il 4 agosto 2010 in uno scontro di gioco con il compagno Bolatti si procura la lesione del crociato del ginocchio destro, appare subito chiaro che la malasorte si è di nuovo e improvvisamente ricordata della Fiorentina. Bolatti se ne andrà a gennaio 2011, con uno score che praticamente oltre all’infortunio procurato a Jovetic non annota altro. Anche Jovetic si rifarà vivo a gennaio, ma dell’anno successivo, e la Fiorentina dovrà farsi tutto quel campionato senza il suo talento.

In attesa che ritorni nei ranghi Mutu, e che maturi il giovane Llajic, la Fiorentina acquista il genio e la sregolatezza di Alessio Cerci, ex promessa del vivaio romanista che qualcuno – un po’ frettolosamente – ha ribattezzato il Ribery di Valmontone. Il laziale si porta dietro una fama sinistra, pare che l’unico allenatore in grado di addomesticarlo sia stato Gian Piero Ventura, ed è tutto dire. A Firenze i tifosi conosceranno soprattutto la sua sregolatezza, il genio – o presunto tale – si paleserà soltanto a sprazzi.

E’ ancora una Fiorentina animata da buone intenzioni, che reca sulla maglia uno sponsor sociale – anzi, una ONG a cui lei stessa fa da sponsor, Save The Children – quella che fa il suo esordio in campionato pareggiando 1-1 con il Napoli al Franchi, dopo che al gol di Cavani risponde il neo acquisto D’Agostino. Nessuno parla più di scudetto, che si ricordi o meno le promesse della proprietà. Con il passare delle giornate, per la verità, non si sa più di cosa parlare. La squadra alterna sconfitte a pareggi, inframmezzando il tutto con una precoce eliminazione dalla Coppa Italia ad opera di un Parma non trascendentale.

Del bel gioco dato alla squadra da Prandelli sembra che non sia rimasta più nemmeno l’ombra. Siniša Mihajlović sembra non riuscire a incidere, né come motivatore – difficile farlo peraltro con la vedova inconsolabile di qualcun altro – né come allenatore in senso stretto. Nel girone di ritorno la situazione di classifica migliora, nel senso che aumentano i pareggi (alla fine saranno 15) rispetto alle sconfitte. Alla stagione dei sogni infranti segue quella della noia. Il serbo soffre impietosamente il confronto con un Cesare Prandelli che ha lasciato decisamente il segno a Firenze.

Adrian Mutu è rientrato ad ottobre, ed a gennaio è di nuovo fuori squadra. Qualcosa si è rotto tra lui e la società, che lo mette fuori rosa sanzionando un suo abbandono anzitempo degli allenamenti. Senza fenomeni, e con un Montolivo che non fa mistero di aver cominciato a guardarsi intorno (soprattutto verso la Milano rossonera), ad illuminare il campionato della Fiorentina non resta più nulla. Il piazzamento finale sarà un nono posto condito di sbadigli. Perfino il classico Fiorentina – Juventus (0-0 al Franchi a metà aprile) passerà alla storia come una delle partite più noiose di sempre.

La Fiorentina arriva all’estate nelle condizioni di una coppia esausta, che stenta a trovare le motivazioni per andare avanti. Mihajlović avrebbe richieste dall’Inter (che è delusa per come Rafa Benitez ha sostituito José Mourinho e si ricorda di un allenatore in seconda di Mancini ben diverso da quello che a Firenze non sa più che pesci pigliare), ma siccome ci crede ancora il serbo rifiuta, dichiarando di voler restare a Firenze a lungo.

Ma Firenze non lo ricambia più. Firenze al Franchi si annoia, e non crede più nemmeno ai sogni promessi da una proprietà, quella dei Della Valle, che si è fatta lontana, inarrivabile, indisponente. Niente più sogni di scudetto, niente più progetti, soltanto polemiche con l’amministrazione comunale inframmezzate da quelle con i procuratori di Montolivo o con quelli di altri giocatori che, come Gilardino, scoprono che la luce improvvisamente si è spenta.

Santiago Silva detto El Tanque

Per sostituire un bomber che – si capisce – è destinato forse a non finire in viola nemmeno la stagione, si va a prendere l’improbabile Santiago Silva detto El Tanque, perché qualcuno ha visto su youtube un suo gol pirotecnico segnato con la maglia del Velez Sarsfield. Per sottolineare che la comunicazione non abita più qui, si dà via al Genoa il portierone beniamino dei tifosi Seba Frey per sostituirlo con l’incostante e problematico Artur Boruc, un casinista da spogliatoio come pochi. Adrian Mutu è già stato ceduto al Cesena, della Fiorentina di Prandelli rimane un Montolivo che dall’estate è ufficialmente separato in casa ed in attesa di svincolo per fine contratto per potersi accasare al Milan, ed uno Jovetic che faticosamente cerca di ritrovare condizione e dimestichezza con il campo, mentre il suo connazionale Llajic mostra lacune di carattere pari al talento. Così come lui, quel Khouma El Babacar che Prandelli un po’ frettolosamente ha definito giocatore senza limiti.

Insomma, la Fiorentina 2011-12 va verso il disastro neanche tanto inconsapevolmente. Nella stagione precedente la Primavera è tornata al successo dopo una decina d’anni vincendo Coppa Italia e Supercoppa di categoria. Ebbene, dalla giovanile in prima squadra è salito solo Michele Camporese, al quale un pubblico esigente che non si rende conto dei chiari di luna attuali imputa di non aver saputo marcare Eto’o. Il resto dei ragazzi viene disperso altrove, a fare esperienze dalle quali non torneranno più. Corvino del resto è impegnato a smaltire un pulmino che pare la SITA all’ora di punta. Dei fratelli Della Valle l’unica cosa che si può dire in quel momento è che nessuno sa più esattamente dove sono, cosa vogliono, come intendono realizzarlo.

A novembre, risultati peggiori di quelli della stagione precedente portano all’esonero di Mihajlović. La sua sostituzione con Delio Rossi pare sul momento un’ottima idea a coloro che sono rimasti a Viale Manfredo Fanti ad occuparsi di cose viola.

Sarà un disastro. O poco, veramente poco, ci mancherà.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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