Diario Viola Fiorentina

Storia della Fiorentina – 44. Lucagol returns

Quale modo migliore per festeggiare il decennale di una rinascita miracolosa (e far dimenticare, già che ci siamo, alcuni dei momenti non proprio felici che le sono seguiti, come l’ultima stagione appena conclusasi) con un’altra rinascita altrettanto miracolosa?

A luglio, la Fiorentina partita per Moena è una squadra di ragazzini della Primavera accompagnati da qualche superstite della prima squadra e da un tecnico che, abbastanza stralunato, cerca di dare un senso a quei giorni di ritiro confidando nella promessa della società che qualcosa sta per accadere.

Quella che torna ad agosto è una Fiorentina completamente trasformata. La pirotecnica campagna acquisti di Pradé e Macia ne ha fatto in un batter d’occhio la regina dell’estate. E non solo sulla carta. Il 18 agosto la formazione viola gioca il primo turno di Coppa Italia contro il retrocesso Novara, che pochi mesi prima aveva quasi messo allo scoperto il bluff della squadra di Delio Rossi. Stavolta la musica è ben diversa, e chi assiste alla partita torna a casa impressionato. Il commento unanime è: mamma mia come giocano….

Giocano bene i ragazzi di un Montella che finalmente sorride. Ma il progetto di rinnovo dei Della Valle non è ancora completato, e deve anzi affrontare due ostacoli di quelli duri, per andare in porto. Uno è il mal di pancia che sembra aver colpito ormai cronicamente il gioiello di casa vola, il montenegrino Stevan Jovetic. L’altro è la scomoda e fastidiosa attenzione della Juventus, che avendone preso coscienza ha preso a girare come uno squalo in cerchi concentrici attorno alla barca viola.

Il primo problema parte da lontano. Negli ultimi due anni il rapporto tra la Fiorentina ed il suo gioiello si è fortemente deteriorato prima per il grave infortunio al ginocchio, poi per il lungo e lento recupero. Quando è tornato in squadra, Jovetic l’ha trovata irriconoscibile rispetto a quando lui e Mutu avevano messo in ginocchio nientemeno che il Liverpool: una truppa di sbandati in mezzo a cui è impossibile fare gioco, o anche soltanto tirare fuori le gambe da una situazione di classifica da brividi. Dopo il rientro, il montenegrino ha giocato poco e non è mai stato determinante. I punti che mancavano alla salvezza sono arrivati grazie ad altri, non a lui. E quando il campionato é finito, sono esplose le voci di un suo mal di pancia ormai incurabile, tanto che chi lo vede partire per le vacanze estive dubita di rivederlo alla ripresa della nuova stagione in maglia viola.

Jovetic, Pasqual e Behrami alla presentazione delle maglie

A luglio è tra i giocatori selezionati per indossare le nuove bellissime maglie della Joma alla presentazione allestita nella suggestiva cornice di Piazza Signoria. I tre indossatori sono della vecchia guardia, in quel momento non può essere diversamente. Assieme a Jovetic, sfilano Manuel Pasqual e Valon Behrami. Guarda caso, lo svizzero – albanese pochi giorni dopo saluta tutti e se ne parte per Napoli. Brutto segno? Si susseguono i rumors di offerte da parte di vari club europei di vertice, forse reali, forse alimentate ad arte dal suo abile procuratore, quel Fali Ramadani imprenditore della ristorazione tedesco anche lui di origine albanese che pare avere in mano molti fili del destino viola dai tempi di Corvino con cui era in ottimi rapporti.

Ma i tempi sono cambiati, il Corvo non c’è più, al suo posto ci sono altri due manager sguinzagliati in giro per il mondo per fare di nuovo grande la Fiorentina. E Andrea Della Valle chiarisce subito che per essere funzionale al progetto, Jovetic deve restare qui. Tra lo scetticismo generale (quando mai un giocatore di quel valore è stato tenuto controvoglia, anche avendo un contratto non in scadenza, da parte di una squadra non di vertice?) Della Valle incontra JoJo in uno di quei meeting a quattr’occhi che fanno la storia, quando vanno a buon fine. E come già era successo a suo fratello Diego cinque anni prima con un altro malpancista tentato da sirene europee, Luca Toni, strappa il suo sì, la sua disponibilità a rimanere, almeno per un altro anno, al centro del progetto di rinascita viola.

A nulla valgono le reiterate prese di posizione di Ramadani circa le offerte provenienti da mezza Europa (si arriva, a quanto pare, a 30 milioni di euro da parte del Manchester City). Né tantomeno le lusinghe della Juventus, che incassato il no di diversi top player si butta sul gioiellino gigliato nel disperato tentativo di riempire la casella mancante in attacco per tentare di nuovo l’assalto alla Champion’s League. La società bianconera arriva ad offrire a rotazione praticamente l’intera rosa della sua squadra. Niente da fare, da Viale Manfredo Fanti la risposta è sempre la stessa: picche.

E qui nasce il secondo problema, perché a Torino non sono abituati a sentirsi dire di no da tempo immemorabile (con l’unica eccezione di Ugolino Ugolini nel 1978 per il ragazzo che giocava guardando le stelle). Mentre la Fiorentina scende in campo per le prime esibizioni, amichevoli prima ed ufficiali poi, cominciando subito ad incantare per il gioco messo in mostra, non passa giorno senza che il DS bianconero Marotta ripeta come un mantra che Jovetic interessa alla Juventus. E senza che i mezzi di informazione di tutta Italia non ripetano altrettanto insistentemente la domanda: come mai JoJo non parla? E non dice cosa vuole fare?

JoJo in realtà ha già parlato, e detto cosa vuol fare direttamente a Della Valle, a quattr’occhi. E lo dimostra tra l’altro con le sue prestazioni sul campo. Alla prima giornata di campionato, il 26 agosto, festeggia l’ottantaseiesimo compleanno della Fiorentina schiantando l’Udinese con due gol e facendo capire che, se il fisico quest’anno lo sorregge, finalmente i tifosi vedranno il gioiello che sognano da anni.

E’ il giorno in cui sindaco di Firenze e patron viola ritornano ragazzi. E tutti in quel momento li scusano e li capiscono, perché quella Fiorentina fa ringiovanire un po’ tutti. Ma è anche il giorno in cui ci si rende conto che senza una vera punta di ruolo anche il grande talento messo in mostra dai ragazzi di Montella è destinato a fare una altrettanto grande fatica per tradurre il gioco in risultati.

90° di fiorentina- Udinese 2-1…

Siamo ormai agli ultimi giorni di calciomercato senza ancora chi la butta dentro. Al momento, la Fiorentina ha solo El Hamdaoui, fermo da un anno a causa della rottura dei rapporti con l’Ajax, e che una volta arrivato a Firenze s’è allenato anche poco e male, per rispettare il Ramadan. E’ vero che Pradè ha dichiarato da tempo che la mission di arrivare ad un attaccante sarà assolta negli ultimi giorni di mercato, quando – a suo dire – le occasioni a buon prezzo aumentano perché le squadre che ne hanno in esubero hanno necessità di monetizzare, per poi procedere agli acquisti dell’ultim’ora.

Nel solito tourbillon di voci e di piste, alla fine sembra prendere corpo quella che porta a Manchester, dove lo United ha il problema di quel Dimităr Ivanov Berbatov che è entrato in rotta di collisione con Sir Alex Ferguson (che è come dire stare al Milan e risultare antipatico a Berlusconi). In quel momento, il bulgaro è un attaccante di prima fascia ancora giovane, l’affare sembra proprio un affarone. La Fiorentina ha il sì della società e l’intesa verbale con il giocatore, e a quel punto organizza il viaggio prenotandogli un volo che dovrebbe portarlo a Peretola, via Monaco di Baviera. E’ il 29 agosto 2012, mancano due giorni alla chiusura del calciomercato.

A quel punto entra in scena Giuseppe Marotta, che fino a quel momento ha avuto – anche a Firenze – fama di onesto e capace direttore sportivo, un signore andato a occupare il posto che fu di Luciano Moggi, ridandogli stile e prestigio. All’improvviso, con un colpo di scena a cui ci hanno abituato i film di James Bond 007, diventa il capo della Spectre, il signore del male, entrando a gamba tesa sulla clamorosa operazione di mercato della Fiorentina e su quello che rimaneva dei rapporti tra le due società.

Dimitar Ivanov Berbatov

Le ore pomeridiane di quel 29 agosto trascorrono senza che di Berbatov ci sia nessuna traccia. Alle sempre più insistenti e allarmate telefonate di Prade’ non risponde. Eppure a quell’ora dovrebbe aver preso la coincidenza a Monaco, dovrebbe essere in arrivo….. Ma a Peretola non arriva nessuno. Alla fine, la verità esplode come una bomba. Il bulgaro è stato fermato da una telefonata della Juventus, che nella sala d’attesa di Monaco gli ha offerto – dicono – un milione di euro in più. E malgrado stia viaggiando con un biglietto pagato dai Della Valle, Berbatov ha detto sì agli Agnelli.

Ingenuità viola? Scorrettezza bianconera oltre ogni misura? Alla gente importa poco. La reazione come al solito è di pancia. Lei è tornata, più malvagia di sempre. L’odio può scorrere di nuovo a fiumi. La Juventus ha colpito ancora.

La vicenda Berbatov, in realtà è destinata a finire in farsa. Al tramonto di quel 29 agosto, il bulgaro ha già sconcertato anche la Juventus, che non ne fa di nulla. Finisce ad accasarsi al Fulham, salvo telefonare dopo qualche giorno a Firenze per sentire se per caso…..

Al diavolo lui e la Juventus. Alla fine, mentre il cronometro corre verso l’ora zero, ciò che conta è che la Fiorentina è senza centravanti. Oddio, ce ne sarebbe uno che sta per accordarsi con il Siena….è una nostra vecchia conoscenza….per l’esattezza, una nostra vecchia gloria….

Luca Toni ha avuto una carriera turbolenta, dopo quella stagione in cui vinse il titolo e la Coppa di Germania con il Bayern, l’anno dopo aver lasciato Firenze. Tra Roma, Juventus e Genoa, ma soprattutto tra un infortunio ed i postumi di un altro, ha combinato poco. La sua prospettiva è un glorioso crepuscolo in provincia, quando lo chiama una Firenze che vede di fronte a sé spalancarsi l’ombra di quel fallimento finale che getterebbe ombra su una campagna acquisti leggendaria, altroché l’affare dell’ultimo momento di cui parlava Pradé….

La numero 30…..

Firenze chiama, Toni risponde. E’ un momento di abbandono ai sentimenti, di nostalgia e di voglia di azzerare il tempo. O di riviverlo. Luca torna a vestire quella maglia viola che aveva lasciato cinque anni prima per tentare la Bundesliga, in accordo con la promessa fattagli da Diego Della Valle nei giorni bui di Calciopoli. Alla notizia del suo ritorno, c’é soprattutto – per non dire soltanto – commozione tra i tifosi viola, che non hanno dimenticato la Scarpa d’Oro, l’unico che nel loro cuore ha rischiato di prendere il posto di Batigol.

Luca chiede, e ottiene, la sua vecchia maglia, la numero 30. C’é un altro numero fatidico, quel 49 a cui si era fermato il conto dei gol da lui segnati con quella maglia. Un conto che a questo punto è destinato ad essere aggiornato.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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