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90 secondi a mezzanotte

Doomsday Clock. L’orologio dell’Apocalisse, ovvero: quanto manca alla fine del mondo? Da anni il Bulletin of the Atomics Scientists (l’organizzazione no profit fondata nel 1945 dopo Hiroshima da un gruppo di scienziati che aveva lavorato al Progetto Manhattan) si incarica di tenere il conto dei giorni, delle ore, dei minuti. Ultimamente, con l’accelerazione del progresso tecnologico e del suo sempre più inquietante lato oscuro, si parla di secondi.

Non è un conto alla rovescia come quello che facciamo all’approssimarsi della mezzanotte del 31 dicembre. Ha un valore simbolico, metaforico, e quello esattamente vuole avere. Dare la sensazione all’opinione pubblica di essere sempre più vicini al punto di non ritorno, all’orlo del baratro, alla catastrofe irreparabile.

Funziona così, ogni anno gli scienziati che curano il Bollettino stabiliscono secondo parametri tecnici ed altri derivanti dai fatti politici del momento quanto manca a mezzanotte. Fino all’anno scorso il lasso di tempo si attestava sui 100 secondi. Quest’anno la guerra russo-ucraina e l’escalation della tensione nucleare tra i due blocchi redivivi ha consigliato agli scienziati atomici di accorciare il countdown simbolico togliendo 10 secondi.

Alla fine del mondo, all’ultima mezzanotte della nostra civiltà e della nostra razza mancano solo 90 secondi. Quel precipitare degli eventi che conosciamo così bene fin dai tempi del Dottor Stranamore di Stanley Kubrick si è accelerato sensibilmente. 90 secondi trascorsi con qualcuno che a Mosca e Washington tiene il dito costantemente appoggiato sul più letale dei bottoni rossi sono un’inezia, un soffio impercettibile nella storia del mondo. I 10 secondi che abbiamo perso negli ultimi 12 mesi erano pur sempre un qualcosa in più a cui aggrapparsi. Un sottile diaframma che prima c’era e adesso non c’é più.

Rachel Bronson

«Viviamo in un periodo di pericolo senza precedenti, e l’Orologio dell’Apocalisse riflette questa realtà», dice la dottoressa Rachel Bronson (foto a destra), CEO del Bulletin of theAtomic Scientists. A suo dire, l‘avvicinarsi dell’Armageddon è imputabile «in gran parte, ma non solo, all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e al rischio crescente di un’escalation nucleare».

Quest’anno per la prima volta il Bulletin ha diffuso il comunicato con la sua decisione redatto anche in russo e in ucraino, nel tentativo di far arrivare il monito alle capitali dove in questo momento si fa la storia. O si rischia di porle fine.

«Il governo americano, i suoi alleati della Nato e l’Ucraina hanno molteplici canali di dialogo. Chiediamo ai leader di esplorarli, così da poter spostare le lancette indietro e allontanare la fine», ha aggiunto la Bronson. L’Orologio dell’Apocalisse, come la campana della poesia di John Donne, «suona l’allarme per tutta l’umanità. Siamo sull’orlo del precipizio ma i nostri leader non agiscono ad una velocità sufficiente per assicurare un pianeta in pace e vivibile», ha denunciato per parte sua l’ex alto commissario dell’Onu per i diritti umani Mary Robinson.

Rincara l’amara dose l’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: «Siamo vicini alla mezzanotte e questo mostra come il mondo è divenuto più pericoloso sulla scia della pandemia, del clima e della scandalosa guerra della Russia in Ucraina».

The Day After (1983), di Nicholas Meyer

Da tempo la razza umana tenta di arginare se stessa e le proprie pulsioni autodistruttive ricorrendo ai moniti ricavati dalla simbologia più disparata, soprattutto avvalendosi del cinema. Abbiamo rcordato il Dottor Stranamore, Kubrick che fu il primo a giocare sulla paura della bomba. Un’altra pietra miliare fu The Day After, il film che nei primi anni ottanta affrontò il più grande dei tabu: come sarà il mondo dopo l’olocausto nucleare?

Finché nel 2012 ci si ricordò di un’antica profezia dei Maya, secondo cui l’orologio avviato da loro cinquemila anni fa seguendo il moto degli astri avrebbe fatto sentire il suo ultimo rintocco alla razza umana alla mezzanotte del 21 dicembre 2012. La numerologia è una vecchia passione dell’uomo, nei numeri risiede un significato che ci sfugge dai tempi di Pitagora. I Maya furono presi anche troppo sul serio fino a quella mezzanotte (ci fu fatto sopra anche un film, non uno dei più riusciti del genere dysaster), e poi rapidamente dimenticati.

Ma al Bulletin qualcuno segue una numerologia del tutto particolare ed assolutamente incontestabile, tenendo d’occhio fatti concreti come il progredire delle armi di distruzione di massa e l’escalation della tensione soprattutto grazie ad èlites politiche sempre più ansiose di risolvere problemi menando le mani. Solo che adesso si tratta di mani che possono far avverare la celebre profezia di Einstein: la terza guerra mondiale si combatterà con le armi nucleari. La quarta, con i bastoni e le pietre.

It’s 90 seconds to midnight.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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