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Nostra Signora Presidente

President of the Brothers of Italy party (Fratelli d'Italia, FdI) Giorgia Meloni, after a meeting with Italian President Mattarella for a second round of formal political consultations, at Quirinale Palace in Rome, Italy, 28 August 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Chissà che cosa pensava dentro di sé Giorgia Meloni, mentre usciva dallo studio del presidente della repubblica dove oggi rientrerà per accettare formalmente l’incarico ricevuto e presentare la lista (sofferta) dei ministri del suo primo storico governo.

Chissà cosa può pensare colei che resterà comunque nella storia d’Italia come la prima donna ad aver ricevuto l’incarico a formare il nuovo governo. E con ogni auspicabile probabilità resterà in quella storia come colei che – donna, appunto – per prima ha governato il paese più misogino del mondo occidentale. Forse dell’intero pianeta, visto che Filippine ed Ecuador, per dirne solo due, sono paesi del terzo mondo che all’Italia hanno dato in tal senso diversi giri di distacco. Noi siamo fermi – con il dovuto rispetto – a Tina Anselmi e Nilde Iotti. Dopodiché ci siamo quasi fatti rimontare perfino dall’Arabia Saudita.

E’ decisamente venuto il tempo di una donna a Palazzo Chigi. Malgrado i giornalisti a libro paga di una delle parti avverse si ostinino a recitare mantra come: ma l’Italia sarà pronta per un governo a guida femminile?

Non si trattasse di oltraggiosa sciocchezza ci sarebbe da ridere. Il povero Troisi, a corto di argomenti, chiedeva alla fine a Leonardo Da Vinci: maaaaa……. sette per otto farà davvero cinquantasei?

Bando alle ciance, quel tempo è venuto. E chissà cosa pensa dentro di sé lei, Giorgia, in procinto di risalire al Colle e di rientrare in quello studio sinistro, in quell’antro insidioso, pericoloso, malevolo da cui dovrebbe riemergere sana e salva, forte della sua ormai indiscutibile maggioranza nel paese, con il via libera a presentarsi alle Camere e chiedere una storica, vien da dire leggendaria fiducia.

Chissà cosa pensava Margaret Thatcher quel giorno del 1979 in cui si inchinò (con appena accennata riverenza e traboccante di self consciousness, com’era nello stile della Lady di Ferro) alla regina Elisabetta per avere le chiavi di Downing Street e salvare l’Inghilterra, malgrado il mondo intero non scommettesse una sterlina su di lei.

Giorgia Meloni può essere la nostra Maggie, e pazienza se la parte stupida della stampa e del paese continuerà a tormentarla – o almeno a provarci – con idiozie come l’ombra lunga del fascismo e le scazzottate alla Garbatella fra rossi e neri in un decennio – gli anni di piombo – che sta al tempo attuale come i garibaldini e gli austriaci di Radetsky stavano al tempo in cui ragazzini come Giorgia o Ignazio (il Larussa che non ha mai fatto un gesto di intemperanza in vita politica sua ma che la sinistra non voleva come presidente del Senato in quanto pericoloso nostalgico fascista) o avevano da nascere o erano appena nati.

Intanto, mentre Larussa ha elegantemente esorcizzato il vaffanculo del senescente Berlusconi e tacitato la Segre ed i suoi interessati epigoni con un mazzo di fiori da standing ovation, Giorgia con i suoi bellissimi occhi fissa l’orizzonte, il luogo a cui ormai è destinata. E rivede la sua vita di self made girl, di politica e di donna che ha l’occasione di fare la storia e non solo quella d’Italia, di onorevole Angelina che non tornerà sconfitta in borgata ma comunque vada a finire la sua avventura lascerà dietro di sé un’Italia che per la prima vera volta non sarà davvero più la stessa.

L’Italia è pronta per Giorgia. Non una donna qualsiasi, ma colei che darà finalmente un senso reale alle pari opportunità, e come Boadicea o la Marianna, come Giovanna d’Arco o la Grande Elisabetta Tudor, guiderà il suo paese fuori dal mare in tempesta. E di sicuro non si piegherà davanti a niente, provandoci.

Avrà il volto serio Giorgia, uscendo dall’antro – pardon, dallo studio di colui che mai avrebbe voluto darle questo incarico. O forse sorriderà, tornando per qualche istante ragazzina.

La ragazzina della Garbatella che un dio finalmente benevolo o quantomeno attento alle vicende della nostra povera Italia ha voluto concederci perché anche noi finalmente mostrassimo all’Europa ed al mondo che il tempo in cui ci inchinavamo senza dignità agli ambasciatori delle grandi potenze è finito.

La ragazzina della Garbatella che da oggi siamo finalmente obbligati a chiamare signora presidente del consiglio.

Un 21 ottobre di tanti anni fa, l’ammiraglio Nelson dal ponte di comando della Victory al largo di Capo Trafalgar rivolse ai suoi marinai una frase semplice e leggendaria: l’Inghilterra si aspetta che ognuno di voi faccia il proprio dovere.

Sappiamo come andò, Nelson batté Napoleone, ma non superò quella giornata. L’augurio politico e umano per Giorgia è ben diverso. L’Italia si aspetta che finalmente il suo governo faccia il suo dovere. E che gli uomini di Giorgia le obbediscano, senza più se né ma.

Siamo pronti per una donna al comando. Che gli uomini si facciano finalmente da parte. E si limitino a fare il proprio dovere.

«In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi ad un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi ad una donna. »

(Margaret Thatcher)

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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