Calendario dell'Avvento

Avvento 2018 – Giorno 8: Giorgia Meloni

Se non fossimo pienamente convinti delle ragioni di Giorgia Meloni quando lo apostrofa come razzista, tra l’altro, «verso il dramma di chi soffre di disturbi psichici», definiremmo Oliviero Toscani un cretino. Ma siccome trattasi di termine medico che identifica persone che soffrono di una patologia di cui sono assolutamente incolpevoli, e che hanno pienamente diritto a non essere offese né tantomeno discriminate, ce ne asteniamo.

D’altra parte, il fotografo Toscani in quota a tutte le sinistre della storia contemporanea d’Italia (purché estreme e snob come si conviene a chi fa da riferimento alla medio-alta, o presunta tale, borghesia radical chic con ambizioni intellettuali) si è sempre commentato da solo, con i suoi scatti e le sue campagne fotografiche che hanno avuto di volta in volta un minimo comune denominatore: il dubbio gusto.

Toscani, uomo per il quale nemmeno la sua prole (*) si sente di esprimere un minimo di sentimento positivo, sgomita da tempo per avere quella visibilità che evidentemente le sue foto non bastano più ad assicurargli. E siccome si sente un intellettuale in quota alla sinistra, il bersaglio della sua rozzezza mentale e dialettica è fatalmente la destra.

Con Giorgia Meloni, che definisce «poveretta, ritardata, brutta e volgare», sbaglia clamorosamente avversario, finendo al tappeto in pochi round, quelle poche righe che bastano alla segretaria di Fratelli d’Italia a etichettarlo – per chi si mettesse in collegamento con il personaggio soltanto adesso – come una «persona visceralmente razzista e miserabile».

(*) Dalla lettera inviata al Corriere della Sera da Olivia Toscani, figlia del fotografo Oliviero.

Sono Olivia Toscani, la figlia maggiore di Oliviero Toscani. Scrivo in merito all’articolo (Corriere, 1 dicembre 2017) in cui mio padre è intervistato da Maria Luisa Agnese. Contesto totalmente le parole di mio padre riguardo al suo rapporto con le figlie. Non l’ho più visto dall’età dei miei quindici anni, quando sono andata via dalla nostra casa a Casale Marittimo per i continui maltrattamenti psichici e per i ricatti che costantemente manifestava con violenza e aggressività, sia contro di me, sia contro mia madre, Agneta, la sua prima moglie con cui ha avuto due figlie. Sin dalla separazione dei miei genitori l’ho sempre sentito imprecare contro di noi, bestemmiando, fino ad arrivare al limite inaudito di imprecare contro la nostra vita stessa (noi ancora bambine, ahimè). Il nostro riavvicinamento non sarà mai possibile senza un profondo e sentito atto di amore e conversione. Oggi Oliviero è un estraneo con un grosso debito umano e morale. I miei figli lo conoscono a malapena. I suoi vantati 14 nipoti sono in realtà 11. I miei figli respingono in maniera netta tale impostura. Oliviero non è riuscito a formare una famiglia allargata unita e pacifica come dice lui. I miei figli non possono andare a casa sua e non è mai stato un nonno vero. In definitiva un Non Padre avrebbe potuto recuperare la sua posizione riscattandosi come un Buon Nonno. Ed è già tardi…

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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