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Avvento 2018 – Giorno 14: Pierre Moscovici

La Francia può sforare il 3%, l’Italia non può avvicinarsi al 2,4. Così parlò Moscovici. E le sue parole sono l’epitaffio dell’Unione Europea così come l’abbiamo conosciuta, con buona pace degli europeisti nati e cresciuti prima e dopo Maastricht.

E’ inutile prendersela con il commissario, superstite di un socialismo francese e di un euforia comunitaria e monetarista che furono. Se fosse stato uno spirito libero e brillante, tra l’altro, non sarebbe diventato un burocrate dell’Unione, né di alcuna altra burocrazia.

No, è la mission della sua azienda che non va. Che mostra la sua inadeguatezza. Che acuisce la crisi probabilmente senza ritorno di un mito trasformatosi in breve tempo in un incubo collettivo. L’Unione Europea è stata ed è soprattutto una unione bancaria. C’entra poco o nulla il Leviatano uscito dalle caverne di Maastricht con la favola-passatempo prodotta da quei signori al confino a Ventotene che per trascorrere giornate lunghe e sempre eguali si dilettavano di immaginare una comunità degli stati europei post – bellici e come avrebbe dovuto funzionare, in accordo con la loro filosofia imbevuta del buonismo alla Woodrow Wilson e minata dallo stesso squilibrio nel rapporto tra intenzioni e realismo.

L’Europa di Ventotene parlava con i sogni, che nella storia umana hanno la stessa probabilità di produrre sia meraviglie che catastrofi. Quella di Maastricht parla con i numeri, è una congrega assimilabile ai servizi interbancari, che parla ad associati non più aventi il rango di stati sovrani ma quello tutt’al più di signori clienti, con l’empatia ed il sentimento che possono avere i funzionari di banca, o le equazioni matematiche.

La vita di centinaia di milioni di persone dipende dalla soluzione di quelle equazioni, e questo è quanto. Non si può chiedere di più a Moscovici, perché nel software di cui sono dotati il suo intelletto e la sua coscienza non c’è più di questo. Il fatto poi che parli di cose italiane di fronte al parlamento francese, dove spera evidentemente di ritrovare una seggiolina dopo maggio prossimo e la fine della cuccagna, pardon, della legislatura europea, sposta poco o nulla.

I Moscovici di questo mondo trovano sempre una burocrazia o una consorteria a cui sono funzionali. E’ l’Unione che è finita.  E se Altiero Spinelli si rivolta nella tomba, nella prossima vita faccia sogni più realistici.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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