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Via dei Georgofili, ventisei anni dopo

In molti a Firenze ricordano esattamente dove si trovavano e cosa stavano facendo nella notte fra il 26 e il 27 maggio del 1993, pochi minuti dopo le una, quando furono scossi dal boato della bomba di via dei Georgofili. Quella notte segnò l’inizio dell’attacco al cuore dello stato sferrato da Cosa Nostra, continuato nel periodo successivo con gli attentati di Roma e Milano.

La ferita inferta a Firenze fu profonda: alle 5 vittime si aggiunse lo sfregio al patrimonio culturale della nostra città, e proprio agli Uffizi che ne sono il testimonial principale, incomparabile e universale. I mafiosi sapevano dove andare a colpire, per fare più male possibile. L’esplosione dell’auto imbottita di 250 chili di tritolo devastò la Torre dei Pulci e le prime sale del Corridoio Vasariano colpendo ferocemente molte opere d’arte.

Sono passati 26 anni ma il ricordo di quella ferita è indelebile. Anche quest’anno Firenze ha ricordato la strage di via dei Georgofili. L’autobomba mafiosa sterminò la famiglia Nencioni, il padre Fabrizio e la mamma Angela, la figlia maggiore Nadia che non aveva ancora nove anni, sua sorella Caterina di pochi mesi. Accanto a loro, il giovane studente di architettura Dario Capolicchio morì nel rogo del suo appartamento.

A ventisei anni di distanza, se non tutti gli attori, almeno le ragioni di quella strategia terroristica, che oltre Firenze come detto avrebbe poi colpito anche Roma e Milano, sono state pressoché individuate: gli uomini che azionarono le autobombe su ordine di Cosa Nostra (e di chissà quali altri mandanti), volevano costringere lo Stato a far marcia indietro sul carcere duro per i boss mafiosi, il cosiddetto art. 41 bis, e sulla legge che consentiva l’uso processuale dei cosiddetti pentiti.

Il Comune di Firenze (che si è costituito parte civile in tutti i processi celebrati finora) insieme alla Regione Toscana, al Ministero dell’Istruzione, alla Città metropolitana e all’Associazione Tra i familiari delle vittime di via dei Georgofili anche quest’anno hanno ricordato l’attentato.

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Le iniziative sono cominciate domenica mattina nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Presidenza Regionale, con il coinvolgimento delle generazioni più giovani: il liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze ha presentato un documentario sulla strage realizzato dai suoi ragazzi. Nel pomeriggio è stata la volta del convegno Antimafia, antiterrorismo.

Nel Cortile di Michelozzo, è stata inoltre riproposta la mostra dell’agenzia Ansa realizzata in occasione del ventesimo anniversario della strage: un racconto per immagini con 18 pannelli con oltre 50 foto di grandi dimensioni dei momenti più significativi seguiti all’attentato, dal dolore della città alle indagini, dalla ricostruzione della Torre del Pulci ai processi, dal recupero del patrimonio artistico danneggiato a come quell’episodio drammatico abbia rappresentato anche l’inizio di un percorso di educazione alla legalità.

Alle 21 la commemorazione ufficiale a Palazzo Vecchio, dove ancora i ragazzi del Liceo Leonardo da Vinci si sono esibiti in una performance musicale, quindi il saluto delle istituzioni, l’intervento dell’Associazione Tra i familiari e la messa in scena dei Pagliacci di Leoncavallo.

All’una di notte, un corteo formato dai gonfaloni del Comune di Firenze, della Città metropolitana e della Regione Toscana, con i labari delle associazioni di volontariato ha reso omaggio alle vittime andando a deporre una corona di alloro sul luogo dell’attentato, nell’ora esatta in cui la bomba esplose.

La commemorazione ufficiale di stanotte

La commemorazione ufficiale di stanotte

Per ricordare la strage dei Georgofili, infine, gli Uffizi espongono a partire dal giorno 26 maggio il Concerto e I giocatori di carte, i due capolavori del pittore seicentesco Bartolomeo Manfredi che furono devastati dalla bomba e che sono stati pazientemente restaurati (pur con il mantenimento per scelta le cicatrici causate dalla pioggia di vetri seguita all’esplosione). Concerto fu sottoposto ad una lunga operazione di recupero conclusasi nel luglio 1995 e finanziata con fondi ministeriali. I giocatori di carte invece ha visto concludersi il proprio restauro appena due anni fa, con un intervento analogo sostenuto dagli stessi Uffizi, dal Corriere fiorentino e da Ubi Banca.

Nell’ambito dell’esposizione, le due opere saranno affiancate dalle loro copie, dipinte, sempre nel 1600 probabilmente dal francese Nicolas Tournier.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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