Musica

L’Isola Non Trovata / K.D.

E come ogni anno, siamo arrivati al momento della malinconia. Al momento dei saluti, struggenti, a volte insopportabili, rivolti ad un altro anno della nostra vita che se ne va. Non è il compleanno, non è il capodanno. Quel momento scocca inesorabile nell’attimo in cui tu guardi il mare per l’ultima volta, consapevole che se Dio vorrà lo rivedrai l’anno prossimo, altrimenti – come scrive William Shakespeare nel suo Giulio Cesare – sarà stato comunque un bell’addio. E un attimo dopo, senza guardarti più indietro ma con in testa il fermo immagine di quel momento appena passato, inizi a dirigere i passi verso il ritorno.

Nostos, lo chiamavano i Greci antichi, ed aveva un che di drammatico, a volte di ineluttabile, come il Fato da cui dipendeva. Il loro era un ritorno verso patrie, case e mogli lontane, denso di pericoli micidiali quanto e più delle guerre appena combattute e vinte. Il nostro è un semplice ritorno in città, per un altro inverno ed un’altra annata di lavoro senza soddisfazione. Di freddo e di buio nel cuore più di quanto ce ne siano fuori di finestra. Senz’altro scopo che una animale sopravvivenza. In comune con quelli cantati da Omero, i nostri ritorni hanno soltanto la malinconia. Un sentimento che, a differenza di tanti altri, non perdona mai.

L’Isola non trovata è una collezione di ritratti e di sonorità che parlano all’uomo del senso del tempo che vive, e dei sogni e/o miraggi inseguendo i quali trascorre questo tempo. Il brano che dà il titolo all’album è la più bella poesia mai dedicata dall’uomo moderno ai suoi progenitori, che si imbarcavano su quattro assi a malapena tenute insieme per traversare oceani alla scoperta di terre sconosciute che potevano esistere come essere frutto di voli di fantasia. A quei filosofi che sondando ciò che allora sembrava insondabile finirono per scoprire il Passaggio, aprire la Via e consentire all’umanità di non viver più come bruti perché a ciò non eravamo stati fatti, come aveva detto Dante e come avrebbe confermato Cartesio.

Il brano è splendido. Di più, è perfetto, e appartiene a quella vena più elegiaca del rocker – poeta padano per eccellenza, che allora si firmava semplicemente Francesco. Se possibile, è impreziosito dalla chiusura finale che non è in relatà una chiusura, ma a sua volta una dolcissima intro al pezzo successivo, che raccontando quasi delle stesse cose ha tuttavia un passo, una metrica e una poetica del tutto diverse.

A tutti coloro che hanno ancora negli occhi il colore dell’ultimo mare di settembre, dedichiamo l’Isola non trovata e L’orizzonte di K.D. di Francesco Guccini.

Nella speranza che quest’anno, quest’ennesimo inverno della nostra vita passi. E passi più presto che può.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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