Evidenza Olimpiadi

Storia delle Olimpiadi 1912: Stoccolma

Cerimonia di apertura a Stoccolma 1912, sfila il Giappone

Nella foto: cerimonia di apertura a Stoccolma 1912, sfila il Giappone

Le preghiere di de Coubertin erano state ascoltate. Londra aveva salvato le Olimpiadi nel 1908. Quattro anni dopo, Stoccolma le avviò a diventare definitivamente la più grande manifestazione sportiva mondiale di ogni tempo, senza possibilità di confronti.

Al principio del ventesimo secolo, la Svezia era già una nazione tra le più benestanti ed avanzate d’Europa. Una nazione che aveva tra l’altro imboccato la strada del pacifismo e della neutralità da circa un secolo, scelta che avrebbe mantenuto anche nelle due guerre mondiali che sarebbero scoppiate di lì a poco. Lo spirito di Olimpia si confaceva dunque alla più ricca delle nazioni del Grande Nord scandinavo perlomeno quanto alla Grecia, paese dove era sorto.

Olimpiadi1912Stoccolma200211-001Gli svedesi si erano recati a Londra per studiare la macchina organizzativa britannica. Nei quattro anni a loro disposizione non tralasciarono alcun dettaglio. I Giochi che si aprirono il 5 maggio 1912 a Stoccolma alla presenza di Re Gustavo V e della intera famiglia reale erano destinati a passare alla storia come un successo senza ombre.

Anzitutto, non furono ancorati ad alcuna esposizione o comunque manifestazione di taglio politico-economico. La durata di oltre due mesi e mezzo (si conclusero il 22 luglio) fu dovuta a motivazioni squisitamente organizzative, e non a fattori extra-sportivi come in passato. Inoltre, beneficiarono del clima particolarmente propizio che allietava a quel tempola nazione scandinava.

Se da un lato furono tolti dal programma sport come il pugilato e la lotta che erano proibiti dalle leggi svedesi, dall’altro fu favorita la partecipazione femminile senza più limiti di sorta (ancora a Londra alle donne erano state riservate soltanto discipline come il tennis ed il tiro con l’arco), nonché la partecipazione degli atleti in generale, in qualità e quantità.

Jacobus Franciscus Thorpe, detto Jim (nome indiano: Wa-Tho-Huk, Sentiero Lucente)

Jacobus Franciscus Thorpe, detto Jim (nome indiano: Wa-Tho-Huk, Sentiero Lucente)

Il numero degli scritti salì ad oltre 2.400, ripartiti tra 26 discipline. Tra essi, emerse significativamente una figura destinata a diventare leggendaria pur non appartenendo alla razza bianca allora predominante, il primo eroe dei Giochi moderni. In luogo degli sport soppressi o accantonati, il C.I.O. aveva acconsentito all’introduzione di nuove specialità, quali il decathlon ed il pentathlon moderni.

In entrambe, risultò vincitore un atleta americano, o per meglio dire nativo americano, il pellerossa Jim Thorpe. Re Gustavo di Svezia, nel premiarlo, lo definì senza mezzi termini il miglior atleta del mondo.

Thorpe è come detto una delle figure leggendarie della moderna Olimpia. Nel volgere dei pochi anni intercorsi dall’Olimpiade di Saint Louis a quella di Stoccolma, trasformò con i propri successi la kermesse olimpica da fenomeno da baraccone che aveva ospitato le ridicole Giornate Antropologiche in una competizione seria e realmente sportiva, in cui per giunta la razza bianca non era più sicura di eccellere.

L’atleta indiano fu poi oggetto di una brutta vicenda, ascrivibile all’ipocrisia olimpica dell’epoca e non a sue scorrettezze. Pochi mesi dopo Stoccolma, le medaglie d’oro gli furono ritirate perché fu scoperto che prima dei Giochi aveva partecipato al campionato di baseball nazionale statunitense come membro (remunerato) della squadra del North Carolina. I 100 dollari al mese percepiti avevano fatto di lui un professionista, peccato considerato allora peggio che mortale dal decoubertiniano Comitato Olimpico Internazionale.

Duke Paoa Kahinu Mokoe Hulikohola Kahanamoku, detto The Big Kahuna (Uomo Molto Importante), bicampione olimpico e inventore del surf moderno

Duke Paoa Kahinu Mokoe Hulikohola Kahanamoku, detto The Big Kahuna (Uomo Molto Importante), bicampione olimpico e inventore del surf moderno

La squalifica precipitò Thorpe in uno stato di depressione che accomunò il suo destino a quello di molti esponenti della sua razza. Cominciò a bere, precipitando nell’alcoolismo e finendo per spegnersi nel 1953 a soli 56 anni per un infarto che lo colse nella roulotte dove viveva, nei sobborghi di Los Angeles. La sua memoria fu riabilitata – e le medaglie restituite agli eredi – soltanto 30 anni più tardi, alla vigilia delle seconde olimpiadi organizzate proprio da Los Angeles, quando ormai il professionismo olimpico era stato ammesso da tempo.

Altri nomi celebri di quelle Olimpiadi furono un giovane capitano dell’esercito statunitense, un certo George S. Patton che purtroppo in seguito avrebbe avuto occasioni ben più tragiche per distinguersi. Patton arrivò quinto dietro Thorpe ed un manipolo di fortissimi atleti di casa. Dopo la squalifica dell’indiano, risultò il primo dei non svedesi. Per noi italiani, quelle furono le olimpiadi della prima medaglia d’oro di Nedo Nadi, il leggendario fiorettista che dette il via alla celeberrima scuola italiana. Nel nuoto, invece, l’hawaiano Duke Kahanamoku vinse i 100 s.l. brevettando lo stile crawl in quello che fu l’atto di nascita del nuoto moderno.

Nedo Nadi

Nedo Nadi

Altra innovazione importante fu l’introduzione del primo rudimentale fotofinish usato per misurare l’ordine d’arrivo nelle gare di atletica o di nuoto. Sempre in tema di novità, tra le nazioni che partecipavano per la prima volta ci fu la Russia, e data l’importanza politica di quel paese parve subito una acquisizione importante per il movimento olimpico. In realtà, atleti di quel paese sarebbero ritornati a gareggiare alle Olimpiadi soltanto 40 anni dopo, nel 1952.

Alla cerimonia di chiusura, un raggiante de Coubertin dette appuntamento al mondo a Berlino nel 1916, secondo le determinazioni del C.I.O.. In realtà, il mondo aveva davanti a sé ben altro appuntamento. Il 25 giugno 1914 a Sarajevo il tiro a segno di cui fu fatto oggetto l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono imperiale di Austria-Ungheria, precipitò l’Europa prima ed il pianeta poi in una competizione di tipo del tutto diverso, che sarebbe passata alla storia come Prima Guerra Mondiale.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento