Avvento 2022

Giorno 25: Caro Babbo Natale…

Si, caro Babbo Natale. Quest’anno la letterina è cortissima, e di poca soddisfazione, per te e per noi. Non sappiamo più che chiederti. O non ce lo porti (per mancanza di finanziamento….come diceva quella canzonetta? Mo’ viene Natale, non tengo denari…), o se ce lo porti si rivela una delusione clamorosa, che avremo poi da detestare per tutto l’anno che sta per cominciare.

Una fine d’anno di tanto tempo fa, era il 1992, qualcuno ci fece credere che bastava cambiar moneta corrente perché la nostra vita riprendesse ad essere quella decisamente bella e comoda che avevamo fatto prima che qualcun altro liberasse il serpente monetario e questo ci azzannasse alle caviglie, per poi  soffocarci tra le sue spire. Ma da quegli eterni bambini creduloni che siamo, giù tutti a scriverti una bella letterina in bella calligrafia che guarda caso ti venne recapitata non al Polo Nord, ma nella tua nuova residenza (dissero) di Maastricht, in quella specie di Paese delle Fate (spesso Ignoranti, come chi ce le manda) che è diventato il Benelux nel dopoguerra..

Ci volle del tempo perché tu ci recapitassi quel regalo tanto atteso, evidentemente non avevi nulla di pronto in magazzino, e Nani, Gnomi, Folletti e Trolls ci dovettero lavorare su un bel po’. Ma finalmente, dieci anni dopo, eccolo. Alla fine del 2002 addio Giuseppe Verdi e avanti con quella promenade di monumenti disegnati male a rappresentare i quasi trenta paesi d’Europa che nel frattempo avevano unito le loro economie, a rischio di doverseli impegnare i propri monumenti per avere da mangiare.

Ecco l’Euro. Sono passati vent’anni. Non siamo diventati più ricchi né tantomeno felici. Non abbiamo lavorato un’ora in meno, come diceva quel professore padano dalla faccia che non sai mai se assomiglia ad una mortadella o a un cretino. Abbiamo guadagnato di meno, questo sì. Sempre meno. I ritornelli degli ultimi vent’anni sono stati L’Europa ce lo chiede e Non ci sono soldi.

Prima li stampavamo, e c’erano, anche troppi. Ora non si può più. Il Patto di Stabilità è come un’adunata di militari allineati sotto il sole: guai a chi si muove, in punizione fino a nuovo ordine!!!!

Caro Babbo Natale, quest’anno la letterina è molto semplice. C’é scritto: perché non ritrovi nei tuoi archivi quella di vent’anni fa e le dai fuoco nella forgia dove assembli i regali per le prossime feste? Dopodiché, perché non ti riprendi questa brutta, inutile, dannosa moneta con sopra quei monumenti disegnati male che nel frattempo ci stanno cadendo in testa perché non abbiamo più soldi per mantenerli?

Caro Babbo Natale, perché non ci riporti quell’altra moneta, che aveva i volti di Maria Montessori, Giuseppe Verdi, Cristoforo Colombo, tutta gente che aveva fatto grande il nostro paese, quando non si chiamava Europa, ma Italia?

Ti chiediamo solo questo, Babbo Natale. Ridacci le nostre Lire. Non valevano tanto, ma ci compravamo tutto. E se proprio vuoi aggiungere un giocattolo, portaci uno di quei bei trenini di una volta. Andavano a carbone, ma arrivavano. E soprattutto, ricchi e poveri, se li potevano permettere tutti.

Alla prossima, Babbo Natale. Se non ci puoi accontentare, meglio niente. I regali chiesti da chi ha già tutto hanno fatto fin troppi danni.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento