Si può condensare una lunga carriera calcistica in un fotogramma? Giancarlo Galdiolo era quello che andava a battere le punizioni quando Giancarlo Antognoni per qualche motivo era fuori, o impossibilitato. Era la Fiorentina degli anni Settanta, quella che aveva provato a rinverdire la linea verde e non c’era riuscita, finendo per scivolare nel grigio e poi nel nero delle tenebre.
Di quella seconda linea verde Galdiolo era stato un elemento di spicco. Arrivato a Firenze dalla provincia padovana dove era nato, era entrato in formazione una domenica del 1970, il 13 dicembre a Marassi contro la Sampdoria. La Fiorentina era stata in vantaggio, poi era stata raggiunta in extremis dal gol di un altro che giocava nel suo stesso ruolo, e che sarebbe diventato famoso in altri ruoli: Marcello Lippi.
Quel campionato sarebbe finito con una salvezza all’ultima giornata, 1-1 in casa della Juve, che contrasto rispetto alla stessa trasferta di due anni prima che aveva dato lo scudetto. Ma i campioni viola sembravano invecchiati, ed i giovani che dovevano rinvigorirne il sangue, come Galdiolo, avevano e avrebbero avuto vita meno facile.
Dal 1971 Giancarlo Galdiolo si tenne la maglia titolare di centrale di difesa – allora si diceva stopper – della Fiorentina di Ugolino Ugolini, quella appunto che poté solo sognare di tornare grande. Spegnendosi a poco a poco mentre i compagni di reparto di Galdiolo, Roggi, Guerini, Orlandini, si facevano male ed uscivano di scena. Lui restò a reggere la baracca fino al 1980.
Il pubblico fiorentino apprezzò il suo essere sempre presente, il suo calcio fisico ed essenziale, la sua diga quando ogni altra difesa era caduta, i suoi modi spicci in campo ma efficaci. L’aveva soprannominato Badile, ed in questo ennesimo soprannome alla fiorentina (erano gli anni di Stroncapettini Mazzone, il mister, di Picchio De Sisti, di Merlo il Secco, di Cavallo Pazzo Chiarugi, e soprattutto di Enel, l’altro Giancarlo, Antognoni quello che accendeva la luce anche nel buio più fitto) c’era tanto, tutto, soprattutto in termini di affetto.
Badile andava a battere le punizioni quando l’Enel era fuori servizio. A volte segnava, a volte, come quella domenica di aprile a Pescara nel ’78, la paura e l’emozione erano così forti da giocare scherzi perfino ad una roccia come lui. Era un altro campionato da salvezza, più drammatico se possibile di quello in cui aveva esordito. Antonio aveva giocato con un piede solo, menomato dalla tarsalgia. A Pescara aveva sbagliato un rigore, quella punizione al 90° non ce la faceva proprio a batterla. Ci andò lui, il padovano che di solito non tremava e che quel giorno esalò un tiraccio talmente squinternato da finire giusto giusto sui piedi di Ezio Sella, che depositò il pallone nella porta pescarese salvando la Fiorentina e riducendo tutti i tuoi tifosi in lacrime.
Si può condensare una lunga carriera calcistica in un fotogramma? 30 aprile 1978, Giancarlo Galdiolo detto Badile ce lo ricorderemo, ce lo porteremo nel cuore per tante cose, ma principalmente per quel tiro sballato così bene da risultare l’assist che salvò la Fiorentina nel suo momento più buio.
La sua carriera in viola finì insieme alla sua Fiorentina. Nel 1979 una campagna acquisti minimalista aveva portato a Firenze Alessandro Zagano dal Lecce, e per dare un senso a quel minimo storico a fargli posto toccò a lui. L’era di Ugolini e poi di Martellini, la baracca che lui aveva retto erano alla fine. L’estate successiva la società fu acquistata da Pontello, e a quel punto pensava in grande e cercava grandi giocatori. Per Galdiolo, Zagano, e tutti i superstiti degli anni bui non c’era più posto.
Aveva concluso la sua carriera incrociando nuovamente la Sampdoria, che aveva contribuito a riportare in serie A nell’82, prima di appendere le scarpette al chiodo. Da circa otto anni , i suoi ultimi anni, combatteva con il suo solito coraggio contro una malattia neurodegenerativa non-Alzheimer, l’unico avversario contro cui né lui né nessun altro può avere la meglio.
Oggi ha vinto la malattia, definitivamente. Ma Badile resta nei cuori di ogni tifoso. Addio Giancarlo, chi era allo stadio nei tuoi anni ruggenti ti porterà nel cuore per sempre.
Lascia un commento