Tennis

Addio caro Gianni Clerici, ti saluta il tennis

Gianni Clerici

Gianni Clerici era il tennis. La parte migliore e la cosa migliore della mia vita. Era un gioco che sapeva diventare letteratura, a condizione di trovare chi, come lui, era in grado di raccontarlo trasformandolo in quella favola che difficilmente lo sport riesce ad essere nelle mani degli imbrattacarte iscritti all’ordine dei giornalisti.

Ancora ieri discutevo con i fans dei muscolari che oggi si arrogano il diritto di incoronarsi come il più grande di tutti i tempi. Ho smesso, come vuoi fare a far capire a simili minus habentes il perché di semplici nozioni come questa: se Roger Federer avesse giocato con la racchetta di John McEnroe sarebbe presto stato rubricato come un onesto mestierante. Se Rafa Nadal avesse giocato con la racchetta di Bjorn Borg sarebbe stato dimenticato da tempo.

Se al posto di Gianni nella mia adolescenza avessi avuto uno dei giornalisti che adesso si piccano di spiegare come funziona il vecchio gioco dei gesti bianchi, mi sarei dato alle bocce.

Ti sia lieve la terra – battuta. ovviamente – caro Gianni. E a noi siano lievi tutte le tue parole, le tue telecronache e tutto quanto ci hai insegnato sul gioco più bello del mondo.

Quasi tutti hanno dimenticato tutto. Io no.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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