Cultura e Arte

Allegretto…. se lo dice Beethoven

Torna sugli schermi televisivi il più originale, affascinante e inquietante mistery della televisione italiana degli ultimi anni. Riapre i battenti La porta rossa, dopo un’attesa durata quattro anni, amplificata dai tempi lunghi conseguenza del Covid che nel frattempo ha sconvolto programmi non solo televisivi un po’ a tutti.

In attesa di scoprire se la terza – e dichiaratamente ultima – stagione sarà all’altezza delle due precedenti (unica certezza al momento, e come sempre, la città di Trieste già immortalata dai versi di James Joyce e ripresa magistralmente da una regia ormai collaudata e riconosciuta a livello internazionale), possiamo goderci nuovamente brani di una colonna sonora assolutamente all’altezza. E’ un successo che si rinnova sia per Carlo Lucarelli e compagni che per il maestro compositore di un brano senza tempo. Parliamo di Ludwig Van Beethoven, il brano – pardon, il capolavoro – è la Sinfonia No.7 in LA maggiore op.92 – II, Allegretto. 

Del compositore tedesco è uno dei temi più sui generis ed al tempo stesso più belli, tragici e commoventi della storia della musica. È scritto, ci dicono gli esperti di musica, rispecchiando il ritmo del dattilo e spondeo. Una nota lunga e due brevi. Rimane in sottofondo per tutto il movimento, anche quando modula ad un secondo tema. Ha le caratteristiche di una marcia funebre, ma il genio di Beethoven ha scritto sulla partitura Allegretto cioè allegro, un po’ scherzoso.

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La fiction la conoscono tutti, ormai. Ha messo in comunicazione il mondo dei vivi e quello dei morti, e l’ha fatto in modo verosimile. Anche il brano lo conoscono tutti, addetti ai lavori e profani. L’avevamo del resto già assaporato al cinema, in accompagnamento di un altro grande film. Ricordate Il discorso del re? Quelle parole sofferte di Giorgio VI d’Inghilterra che scorrono tragicamente senza intoppi verso la dichiarazione di guerra al paese da cui era venuto Beethoven, ormai intento non più a preparare capolavori, ma soltanto atrocità.

E’ la grande musica a fare grandi le storie del cinema. Ogni cineasta lo sa bene. E Beethoven? c’é da immaginare che lo sapesse anche lui, pur essendo nato almeno cento anni prima del cinema.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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