(Dal nostro inviato) – Dopo la sosta per la pausa delle Nazionali, si ritorna in campo per l’ottava giornata. La Fiorentina è impegnata nel lunch match al Franchi contro la neo promossa Benevento. Prima della cronaca della gara, avvolgiamo un attimo il nastro e torniamo indietro, giusto per raccontare gli episodi delle ultime settimane.
Dopo lo scialbo pari contro il Parma, nella serata del 9 novembre la società viola conferma di aver sollevato dall’incarico mister Giuseppe Iachini, al suo posto in panchina Cesare Prandelli (la notizia del possibile esonero del tecnico marchigiano era nell’aria da diversi giorni, ndr).
Il ritorno di un allenatore molto amato e stimato, con risultati da record, alla guida tecnica per cinque anni (dal 2005 al 2010), di colpo sembra portare una nota di colore e di entusiasmo in un ambiente grigio e rassegnato. Ricordi, aneddoti, flashbacks, partite memorabili, due qualificazioni Champions, la semifinale di Coppa Uefa (attuale Europa League, ndr), persa solo ai rigori, record di vittorie, un allenatore integrato totalmente nella città, primo tifoso della squadra viola, da diventare un sostenitore attivo con tanto di abbonamento in tribuna.
I sondaggi, con i soliti pochi scettici contrari, sono tutti dalla parte del grande uomo e allenatore di Orzinuovi. Sembra ritornare quell’unione di intenti, tra società, dirigenti, allenatore, squadra e tifoseria che caratterizzarono quel fortunato quinquennio. Mister Prandelli confessa di aver sognato da sempre un suo ritorno sulla panchina viola, un percorso che non avrebbe voluto interrompere.
Nei giorni precedenti la ripresa del campionato, intanto su una radio locale il presidente Commisso esprime le sue opinioni su diversi argomenti, dalla costruzione dello stadio, al centro sportivo, alla conferma di Iachini, alla squadra competitiva, anche per il monte ingaggi, non risparmia critiche ad una parte di giornalisti, intervista che porta all’ennesimo polverone di polemiche. L’intervento del patron da stampa e opinione pubblica è considerato inopportuno, visto il momento non brillante della squadra, con un cambio tecnico appena avvenuto.
Intanto arriviamo alla vigilia della gara con la stampa, anche se, come avviene da settimane, non in presenza. Il mister non si sottrae alle domande dei giornalisti, riprende la metafora del muro di Michelangelo, il concetto di base è fare quadrato e difendersi dagli attacchi esterni, ma uniti per il bene comune della Fiorentina. Un messaggio chiaro di compattezza, per riportare l’orgoglio verso la tifoseria che ha sempre dimostrato un amore e passione viscerale verso la sua squadra e la città che rappresenta.
In questo clima già pieno di emozioni si arriva alla sfida contro il Benevento, gara che riporta alla mente l’ 11 marzo 2018, una settimana appena trascorsa dalla scomparsa del capitano Davide Astori. A differenza di quella domenica in cui tutto il popolo viola volle tributare l’ultimo saluto al suo capitano, la gara odierna per le restrizioni dovute alla pandemia del Covid-19 è disputata a porte chiuse.
Il momento è surreale allo stesso modo, lo stadio deserto, il silenzio assordante, anche all’ingresso delle squadre per il riscaldamento. Si iniziano a capire le prime indicazioni tattiche, ma Bonaventura schierato negli undici di partenza lascia il campo per problemi fisici, al suo posto Duncan.
Si parte con il 4-2-3-1, Dragowski tra i pali, Milenkovic, Pezzella (cap.), Igor, Biraghi, Duncan, Amrabat, Castrovilli, Kouamè, Ribery, Vlahovic. Brutta gara da parte di entrambe le squadre, i viola bloccati non trovano spazi in attacco, gli ospiti chiusi in difesa ricorrono spesso a falli con conseguenti interruzioni di gara. Prima dell’intervallo il francese Ribery non ai suoi livelli, chiede di uscire per un problema alla caviglia, al suo posto Saponara.
Il fischio dell’arbitro arriva come una liberazione nella noia totale, nessun tiro verso la porta. Nella seconda frazione di gioco al cinquantaduesimo il goal del Benevento, errore di Biraghi in area che facilita Insigne che passa ad Improta, (primo goal in A), il cui tiro entra in rete. Ospiti in vantaggio alla prima occasione.
Mister Prandelli corre ai ripari effettua tre cambi, Cutrone al posto di Kouamè, Pulgar per Duncan, Lirola per Igor. La reazione dei viola non arriva, mentre Dragowski evita il raddoppio su tiro di Insigne. L’ultimo cambio per i viola entra Borja Valero al posto di Amrabat.
Gli ultimi minuti concitati all’ottantaduesimo ancora Dragowski su Lapadula evita la disfatta, all’ottantacinquesimo una flebile azione in area di Vlahovic ma nulla di fatto. Non bastano neanche i sei minuti di recupero per evitare una cocente sconfitta, che sprofonda la squadra in una classifica mediocre e pericolosa.
La solita squadra senza anima e carattere, priva di grinta e rabbia agonistica, cambiato il modulo, anzi nel corso della gara diversi moduli (3-5-2, 4-2-3-1, 4-3-1-2), un pallottoliere impazzito, che non ha cambiato la sostanza. Una squadra spenta, senza idee, priva di intensità anche nei suoi giocatori più rappresentativi smarriti nelle zone del campo, che mancano di intraprendenza e di cattiveria, spenti e privi di reazione nello svantaggio, la totale mancanza di squadra dove ognuno gioca per se, con diversi errori individuali.
Ancora una volta il migliore in campo è il portiere polacco Dragowski, che porta a dare un giudizio negativo per i restanti dieci. Come aveva previsto il mister in pochi giorni non si poteva cambiare e chiedere l’impossibile, ma preoccupa uscire sconfitti dal Franchi con un avversario arrivato con la peggiore difesa del campionato e da 5 sconfitte.
Non poteva esserci esordio più amaro per mister Prandelli, che nel post gara mostra tutta la sua delusione e amarezza, avrà molto da lavorare il nostro mister-tifoso per risollevare in breve tempo le sorti di una squadra allo sbando, soprattutto mentalmente e forse considerata più forte di quello che realmente è. Basta alibi e giustificazioni per questi giocatori, che ognuno si prenda le proprie responsabilità, che inizi a lottare fino all’ultimo secondo senza risparmiarsi, sarebbe inconcepibile e inimmaginabile per il terzo anno l’ obiettivo salvezza.
Il tour de force di gare ravvicinate serviranno da stimolo, (i cambi fanno la differenza, Prandelli, ndr), tutti dovranno essere pronti perché sarà necessario il supporto dell’intero gruppo, dalla prossima gara di mercoledì nel turno unico di Coppa Italia ad Udine, fino al big match a Torino contro la Juventus, prima della sosta del Natale.
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