Fiorentina

Auguri Picchio

Il 13 marzo 1969 la mia famiglia traslocò dalla casa vecchia in via Capo di mondo a quella nuova a Legnaia. Quel giorno, Giancarlo De Sisti detto Picchio compiva 26 anni. Era già un talento affermato del nostro calcio, capitano della Fiorentina e titolare fisso della Nazionale (con Rivera e Mazzola che erano costretti a giocarsi tra sé l’altro posto). Non era ancora campione d’Italia, lo scudetto sarebbe arrivato l’11 maggio successivo.

Di quel 13 marzo ricordo soprattutto una gran confusione, io e mia sorella che giocavamo in mezzo ad adulti indaffarati che persero ben presto ogni pretesa di aplomb più o meno british. Fece epoca una litigata furibonda tra mio nonno e mio padre.

Dell’11 maggio successivo ho un solo ricordo, questo: mio padre che mi tiene per mano, alle Cascine, passeggiando su e giù nervosamente come decine e decine di altri signori con bambini. Nell’altra mano la radiolina incollata all’orecchio, l’audio talmente forte e nitido che lo posso sentire anch’io.

E’ la penultima giornata di campionato, si gioca a Torino. La Fiorentina va in vantaggio, la Juve preme per pareggiare, Superchi para tutto, la Fiorentina raddoppia… si arriva al novantesimo. Ricorderò sempre finché vivo la voce che interrompe la radiocronaca in corso con l’annuncio: «Scusa, scusa, qui Torino, la Fiorentina è campione d’Italia». Ricordo la radiolina che vola via dalla mano di mio padre, e lui, che come decine di altri signori maturi, all’improvviso si trasforma in un ragazzino poco più grande di me, che ride, impazza ed urla di gioia. E noi bambini che crediamo per un giorno che il mondo sia sempre bello come quel giorno lì.

Il mio povero babbo si sarebbe poi sempre lamentato che la casa vecchia era più vicina allo stadio, tanto che ci poteva andare a piedi. Anche in casa nuova, però, l’abbonamento in Maratona l’avrebbe mantenuto fino al 1985, quando Pontello aumentò troppo i prezzi e smise di inseguire i sogni di scudetto. Il babbo si sarebbe divertito anche a farmi arrabbiare per tutto quel periodo, dicendo – a me che stravedevo per Antognoni – che era sì un buon giocatore, ma De Sisti….. eh, De Sisti era un’altra cosa.

Auguri a Picchio per le sue ottanta candeline, e a tutti i ragazzi che sono invecchiati con lui.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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