Calendario dell'Avvento

Avvento 2017 – Giorno 11: Silvio Berlusconi

Da piccoli, molti di noi avevano tra i giocattoli preferiti il pupazzo Big Jim o quello che era fidanzato con Barbie, mi pare si chiamasse Ken. A vedere la faccia di Silvio Berlusconi adesso, mi tornano in mente loro. Con quei capelli ormai dipinti sul cranio come quelli di Pinocchio, quel viso tirato per effetto della plastica. Quell’insostenibile retrogusto di artificio.

Ma la plastica non è solo nell’aspetto, ormai. Gli uomini come Silvio Berlusconi a volte mancano quell’istante epico da cogliere al volo in cui realizzare che è il momento di lasciare (magari al delfino che si è cresciuto o almeno designato per tempo) e ritirarsi ad onorevole ed onorata vita privata. E scelgono invece di proseguire sconfinando, anzi debordando in una vecchiaia che predilige il ridicolo del presente alla memoria del passato. Per quanto grande possa essere stato.

Silvio Berlusconi ha fatto la storia d’Italia, su questo possono essere d’accordo tutti. Chi ha gioito per il mancato trionfo dal 1994 in poi della gioiosa macchina da guerra che da Occhetto a Renzi ha quasi disfatto questo paese, e chi invece lo ha maledetto, finendo per accusarlo di tutto, dalla fine delle mezze stagioni alla frutta che non ha più il sapore di una volta.

Silvio Berlusconi è stato detronizzato da un colpo di stato neanche tanto di velluto nel 2011 da una cordata guidata da Giorgio Napolitano passando per la Boccassini fino alla banda PD. Ha avuto il merito di resistere, da combattente di razza, piegandosi perfino ad un servizio sociale ridicolo. Si è preso una rivincita epocale, e ancor di più lo sarà quella sancita dalle prossime elezioni.

Avrebbe potuto godersela, da gran signore, mettendosi in disparte alla veneranda età di 80 anni (l’età in cui veramente bisognerebbe scegliersi un bel cantiere e seguirlo quotidianamente, anche perché per come vanno i lavori pubblici adesso un po’ di sorveglianza male non fa), e lasciando che altri tedofori più giovani portino avanti le sue idee e le sue politiche. Finalmente gli eredi ci sono, tra l’altro. Salvini e Meloni promettono assai più di qualunque figura o figuro da cui si sia fatto affiancare in 20 anni.

E invece niente, per sbarrare la strada alla natura prima ancora che a questi eredi si sta rendendo ridicolo candidando alla leadership del centrodestra perfino Mandrake o il Gatto Felix. Peccato, non c’è bisogno di finire come Giulio Cesare per suggellare una gran pagina di storia. Ma nemmeno come Nerone.

Lo mettereste nel presepio? Tenete conto che alla prima foto di gruppo lo trovate dietro la mangiatoia a fare le corna a San Giuseppe. In senso figurato, s’intende. Non sia mai che la Boccassini apra un fascicolo, il Maria-ter.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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