E’ il giorno di Santa Lucia, il più corto che ci sia. La santa che protegge la vista, la luce del giorno che disperde le tenebre dalle nostre vite, merita un’epigona adeguata. Colei che ha ingaggiato una personale battaglia con le tenebre a livello intellettuale, perdendola sistematicamente ma almeno mostrando a tutti la via per uscire dal buio. Basta andare in direzione opposta alla sua.
Beatrice Lorenzin la vista ce l’ha lunga, tanto è vero che le è servita per trovare senza troppe esitazioni la strada tortuosa per compiere il lungo percorso da Forza Italia al Partito Democratico passando per il Nuovo Centrodestra di Alfano, con una padronanza di sé ed un senso dell’equilibrio che avrebbero fatto invidia allo slalomista Alberto Tomba o ad Agostino Depretis, celebre inventore del trasformismo nella politica italiana.
Nata PDL e cresciuta PD, una simile seguace del metodo empirico non poteva non consegnare alla storia qualche aforisma filosofico-scientifico di grande rilevanza, come Bacone o Cartesio. Su tutti i testi, Beatrice Lorenzin verrà ricordata per la storica frase «la scienza non è democratica».
Su cosa ciò significhi, alla Sorbona al tempo di Tommaso d’Aquino o di Marsilio da Padova avrebbero dibattuto fino allo sfinimento, senza peraltro cavare più ragni dal buco degli attuali Roberto Burioni, Enrico Mentana ed altri remunerati conferenzieri prestati alle più disparate professioni. Tutte peraltro interferenti con l’opinione pubblica ed il libero esercizio dei diritti di cittadinanza.
Il concetto è che bisogna vaccinarsi, perché lo stabilisce l’auctoritas, l’autorità. Che non è più quella di Aristotele, ma quella piuttosto del Consiglio Superiore di Sanità. La scopritrice dell’immunità di gregge (lapsus freudiano) è riuscita a condizionare l’assolvimento da parte delle famiglie italiane di un obbligo di legge, quello scolastico, coartando un diritto costituzionale, quello che stabilisce la libertà dell’individuo come prevalente rispetto ai trattamenti sanitari offerti (ma forse ormai è il caso di dire imposti) dallo Stato. Il decreto legge sull’obbligo vaccinale tra 0 e 16 anni, poi convertito in legge 119 da un parlamento opportunamente immunizzato, rappresenta la quadratura di un cerchio giuridico che da Pitagora a Tommaso Moro nessuno in occidente aveva mai tentato.
Dalle staminali, alla cannabis terapeutica, alla cannabis e basta, alla fecondazione eterologa, ai matrimoni tra coppie omosessuali, all’omeopatia, alle professioni legate a medicina non convenzionale, Beatrice Lorenzin ha sempre portato avanti posizioni politiche in linea con la scienza più antidemocratica e soprattutto con il partito del momento. Con il Fertility Day infine ha toccato le sue vette forse più alte, sempre scientificamente parlando, rispolverando una campagna mediatica che avrebbe fatto invidia a Joseph Goebbels.
Ma lei è così, e tira avanti per la sua strada. Nell’iconografia governativa mutuata da Walt Disney, ci piace accostarla a Maga Magò, impegnata in un duello di magia consistente nel trasformarsi sempre in qualcos’altro rimanendo se stessa, alla fine sconfitta però da qualcosa di mooooooooolto piccolo: il principio della vita, il microorganismo che è in ognuno di noi e che serve a rinforzare le nostre difese vitali, e che non si può combattere a suon di medicinali ordinati secondo campagne stagionali che sanno tanto di marketing aziendale ed hanno molto poco di scientifico.
In attesa di capire come fa un bambino vaccinato ad ammalarsi da uno non vaccinato, decidete se metterla nel presepio. Tenete presente che ai sensi della legge 119 del 2017, non possono aver accesso al presepio medesimo pastorelli e pecorelle che non siano in regola con l’obbligo vaccinale. Eccezione può essere fatta per il bambinello Gesu, sulla base dell’autocertificazione presentata da Giuseppe e Maria e comunque con l’obbligo di adeguamento profilattico entro Pasqua. Sulla base delle politiche adottate in occasione del Fertility Day, il Ministero per la Salute predilige inoltre Madonne e San Giuseppe di chiara razza ariana.
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