Calendario dell'Avvento

Avvento 2018 – Giorno 15: Giorgia Meloni

L’abbiamo difesa più volte, l’ultima delle quali è in questo calendario, contro gli insulti dell’inqualificabile Oliviero Toscani. Anche se lei, a dire il vero, non ha bisogno di essere difesa da nessuno. E’ brava a farlo da sola e lo dimostra ogni giorno, lasciando al tappeto qualche avversario che in sede di pronostico riceveva più favori di lei.

Giorgia Meloni è un fenomeno assolutamente unico nel panorama politico italiano. Una donna dotata di carisma, intelletto e capacità politiche come lei non ha probabilmente precedenti di pari valore nella storia dell’Italia contemporanea. Fratelli d’Italia l’ha creato lei, non l’ha ereditato da nessuno. Anzi, a nominarle certi predecessori scuote infastidita la graziosa testa, pur senza perdere sorriso e savoir faire.

In un momento di precognizione fantapolitica, ci siamo spinti addirittura ad immaginarla come presidente del consiglio. Ed anche se le cose non sono andate esattamente in quel modo, anche per sua scelta peraltro, continuiamo a pensare che la stoffa ci sia, e l’occasione può arrivare anche presto. A condizione tuttavia che la signora in questione elimini certe spigolosità delle sue posizioni, più che del suo carattere, ed una certa attitudine rionale. Nel senso che a volte la sua visione politica pare limitata alle necessità del quartiere, del rione, della borgata, del gruppo, più che dell’intero paese che avrebbe i numeri per rappresentare.

Mettersi contro un governo del cambiamento che avrebbe invece dovuto sostenere e a cui avrebbe dovuto partecipare, probabilmente la paga nel breve periodo rinforzandole il sostegno dei fedelissimi, ma non gliene aumenta il numero. Non la fa crescere, la mantiene chiusa nell’angolo dove lei stessa si è messa. E perpetua lo sgradevole fenomeno della sua voce che – in modo peraltro assai più piacevole, a parere di chi scrive – si sovrappone a quella degli esponenti PD finendo a dire le stesse cose, dai banchi di una opposizione che più allucinante (nel suo complesso) non si può.

Per quanto possa risultare una piacevole riedizione della cinematografica Anna Magnani nell’Onorevole Angelina – paragone che, siamo certi, alla signora Meloni non dispiacerà affatto, e con ragione –, c’è il rischio che dalle sue attuali asfittiche prese di posizione possa risaltare piuttosto nell’immediato una commistione con meno quotate e quotabili figure come Gelmini, Carfagna, Bonafé, Boschi e compagnia cantante. Siccome sotto il suo vestito – nel senso, sia chiaro: nella sua testa – riteniamo ci sia molto di più, è una compagnia quella da cui la vorremmo vedere allontanarsi prima possibile, per approdare là dove le compete e dove può fare la storia.

Lasci le battaglie di bottega al PD, che le sa fare bene, o a Forza Italia, che le sa fare meglio. Lei è una probabile statista di rango, sig.ra Meloni. Perdere lei, oltretutto, sarebbe una sconfitta per tutte le donne che hanno i numeri per entrare in politica e restarci con successo, senza risultare pappagallesche imitazioni di omologhi maschili. Ed anche se non vuole sentirselo dire, questa impasse in cui si dibatte adesso assomiglia molto a quella vissuta a suo tempo da Gianfranco Fini. Un altro che aveva buoni numeri, che poi ha finito per spendere molto male.

Con immutata stima.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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