Avvento 2019

Avvento 2019 – Giorno 13

Nella classifica del radicalismo odiosamente chic sul piccolo schermo è al secondo posto dietro Lilli Gruber. Il primo se si considerano soltanto quelli che vengono pagati con i soldi pubblici. Fabio Fazio è un fedelissimo RAI, riuscì ad infilarcisi dentro nel 1982 e non ne è più uscito. E’ un fedelissimo anche dei mega contratti con la RAI. L’ultimo, contestatissimo, da 2.240.000 milioni per la produzione e la conduzione del format Che tempo che fa, è stato recentemente dichiarato regolare e legittimo dalla Corte dei Conti. Che poi sia anche morale, questo è un altro discorso.

Fazio esordì in una TV pubblica del tutto diversa da quella attuale grazie al talent scout Gianni Boncompagni. Faceva l’imitatore e poi anche l’intrattenitore, una specie di prototipo del suo conterraneo Crozza, ed era anche divertente. Come intrattenitore se l’é cavata egregiamente all’epoca di Quelli che il calcio e in seguito fino al Festival di Sanremo, passando per Anima mia. I guai – per chi lo ascolta – sono cominciati quando ha preteso di fare l’imitazione di un giornalista.

FabioFazioLucianaLittizzetto191213-001Che tempo che fa ha smesso da tempo di essere un programma di approfondimento. E’ diventato un programma di propaganda, decisamente schierato. E pagato dai contribuenti a peso d’oro. Oltre all’umorismo da menopausa isterica della Luciana Littizzetto ed allo spessore scenico di Filippa Lagerback, i cui cachet si aggiungono ovviamente a quello corrisposto a lui, sfilano puntualmente nel suo salottino influencer e campioni del progressismo con i soldi degli altri, a cominciare dall’ospite ricorrente – se non fisso – Roberto Saviano. Una umanità variegata che va da Richard Gere a Mario Monti, a Matteo Renzi, ad Emmanuel Macron, passando per Roberto Benigni ed Elsa Fornero ed approdando alle Sardine.

FabioFazioRobertoSaviano191213-001Con Saviano, suo grande amico e sodale, condivise la prima storica polemica a carico pubblico, quando l’autore di Gomorra – al cui orizzonte non era apparso ancora Matteo Salvini – si lanciò in un monologo a favore dell’eutanasia somministrata a Piergiorgio Welby. Diverse associazioni pro-life protestarono, ma Fazio si guardò bene da dare loro lo stesso spazio concesso a Saviano. Fu allora che l’intrattenitore che da grande voleva fare l’opinion leader, si palesò per quello che era: un moralista a senso unico, che non ammetteva repliche, che del giornalismo aveva abborracciato poche idee ma confuse, e comunque quelle gradite ai padroni del vapore RAI.

Politicamente parte da D’Alema e arriva a Zingaretti. Negli ultimi anni ha differenziato i suoi emolumenti tra i mega contratti RAI e le buonuscite della 7 dopo prestazioni brevi e concise alla Icardi. Dal 2006 fa anche l’immobiliarista a Parigi. Recentemente ha fatto capire che per lui la capitale francese è come un rifugio, dove proteggersi dal degenerare della situazione italiana. Nel dopoguerra, è un fatto gli italiani rifugiatisi a Parigi l’hanno fatto o per snobismo o perché avevano qualcosa da farsi perdonare in Italia. Crediamo che nel caso di Fazio sia buona sicuramente la prima, e anche in questo caso arriva secondo dietro a Lilli Gruber.

Dopo Saviano, Monti e De Benedetti, colui che Bono Vox definì mr. Valium non sa più chi convocare per riportare l’audience ai livelli dei tempi d’oro e fare incazzare i contribuenti non di area PD. Ecco dunque il colpo grosso, Carola Rackete, la Tigre di Lampedusa, la Anne Bonny de noantri, orgogliosamente annunciata come un’esclusiva, la sua prima volta in Italia.

Per la verità sarebbe la seconda, nella prima ha dovuto giustificare davanti al magistrato il suo speronamento di una nave della Guardia Costiera che applicava nei suoi confronti il divieto di sbarco sul territorio italiano. La nave da lei capitanata era una di quelle che una volta si definivano corsare e adesso si definiscono ONG.

CarolaRackete191213-001

Dal settembre 2019 è diventato ufficialmente un perseguitato politico. La sua trasmissione è stata infatti traslocata da RAIUno a RAIDue. Lui l’ha vissuta come una retrocessione (sarà contenta la seconda rete di saperlo), causata dal linciaggio mediatico subito per anni. Da chi? Ma dal centrodestra, ovviamente, che ce l’ha con lui.

A suo dire, il suo programma ha un costo puntata «inferiore del 50% della media dei programmi di intrattenimento del servizio pubblico». Il suo contratto tuttavia è stato recentemente rivisto, segno che – Corte o non Corte – in prima stesura le cifre erano state dilatate un po’ troppo.

Fazio lamenta anche un danno di immagine, oltre che quello economico. Chi ha pagato il canone RAI in questi anni lamenta un danno di par condicio, oltre che di decenza. A Viale Mazzini, si legge nel parere dell’Avvocatura di Stato sul contratto Fazio, le prestazioni artistiche non sono soggette ai tetti contributivi. Ma all’obbiettività ed al buongusto credevamo almeno di sì.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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