Avvento 2019

Avvento 2019 – Giorno 15

Dovevamo capire subito che aria tirava dieci anni fa, quando la prestigiosa Accademia Reale delle Scienze di Stoccolma si rese ridicola conferendo il Premio Nobel per la Pace a Barack Obama (allora da poco insediatosi alla Casa Bianca per il suo primo mandato, senza avere dunque avuto il tempo materiale di palesarsi per la nullità che si sarebbe dimostrato). Il radicalismo chic e la fabbrica dell’aria fritta mascherata da progressismo avanzavano.

Non siamo ancora riusciti a fermarli, e chissà se ci riusciremo. Nel frattempo la friggitoria è andata avanti, e ha trovato nuove icone. Sembrava proprio che nel decennale di Obama l’Accademia volesse ripetersi con un’altra nomination altrettanto ridicola, quella di Greta Thunberg, la nuova pasionaria della rivolta ambientale giovanile. Quest’anno non se la sono sentita, magari il prossimo sì.

La ragazza che il venerdi non va a scuola, con il beneplacito dei genitori, sembra essere riuscita a convincere a fare altrettanto i coetanei di mezzo pianeta, con la motivazione di sensibilizzarli verso la tematica del salvataggio della Terra. Non per volgarizzare a buon mercato, ai tempi di chi scrive del resto si faceva sciopero a scuola anche per molto meno.

Adesso tocca all’ambiente come allora – se andava bene – toccava al Vietnam. E soprattutto tocca a questa ragazzina figlia di due ex stelle dello spettacolo svedese, evidentemente in cerca di una visibilità che le rispettive carriere non possono più attribuire loro. La figlia si è scoperta il tocco magico che può smuovere le moltitudini (con l’aiuto di diverse lobbies economiche mondiali che sull’ambientalismo ci fanno affari), e allora che si vuole che sia un giorno di scuola perso?

Christina Ricci, la piccola Mercoledì della Famiglia Addams

Christina Ricci, la piccola Mercoledì della Famiglia Addams

Rita Pavone tempo fa espresse ad alta voce il suo pensiero, improntato ad una perplessità condivisa da molti adulti a proposito di questo flash mob planetario fuor di scuola ormai praticamente istituzionalizzato e denominato Green Friday. La piccola Greta – disse – assomiglia all’inquietante Christina Ricci della famiglia Addams, con quelle treccine (ed il contorno di quei genitori, verrebbe da aggiungere).

Mal gliene incolse, i benpensanti immancabilmente schierati a sinistra la infamarono secondo loro costume. La piccola Greta ha la sindrome di Asperger! Come si può osare di scherzare con lei? La sindrome è parente dell’autismo, e forse dovrebbero essere i suoi genitori a proteggerla, invece dei benpensanti radical chic. Ma i genitori che si sono fatti addirittura imporre la dieta vegana da questa figlia che predica l’ambientalismo come una sacerdotessa di antiche e intolleranti religioni non sembrano in grado di proteggere nemmeno se stessi.

Marciano dunque i giovani sulle parole di Greta. Se intervistati, regalano motivazioni amene. Si va dal più pinguini meno Salvini (nella versione nostrana, poi abbandonata perché nel frattempo i pinguini sono diventati nemici delle sardine, la Marvel intanto sta prendendo appunti per il prossimo film) ad un più europeista l’inquinamento è colpa dello spread. A nessuno degli adulti che li stanno a guardare, men che meno a quelli che dovrebbero aspettarli in classe per insegnare loro qualcosa, viene in mente di spiegare a questi ragazzi che le loro intenzioni sono lodevoli, ma che le conseguenze porterebbero lontano.

In primis, a rinunciare a tanti dei loro preziosi gadgets (come quelli che consumano corrente o benzina, producendo inquinamento) o a già consolidate abitudini, come quelle di vivere in una realtà sempre più virtuale ed alienata (bivaccando ad esempio sui divani delle loro case ben riscaldate consumando cibi prodotti in factories sempre più incontrollabili dal punto di vista igenico-sanitario e che producono anch’esse inquinamento e sofferenza animale).

Anche le istituzioni, comprese quelle più prestigiose come le Nazioni Unite, fanno mostra di prestare la massima attenzione alle comparsate pubbliche di questa creatura, mentre la stampa dà il massimo risalto alle sue grida di dolore. Avete rubato i miei sogni e l’infanzia! grida Greta in lacrime all’ONU. Scorrono sullo sfondo filmati di bambini che in evidente età da scuole elementari arrancano costretti a lavori da adulti in località del pianeta dove se appena nato riesci a passare indenne la prima settimana hai già fatto tanto. A proposito di sogni e infanzie rubati.

«Avete rubato i miei sogni e l'infanzia!»

«Avete rubato i miei sogni e l’infanzia!»

L’unica istituzione che ha potuto permettersi di dire quello che pensa veramente, il presidente americano Donald Trump, ci è andato giù ironico, più che pesante: «ragazzina con evidenti problemi di controllo della rabbia, vatti a vedere un vecchio film con qualche amico». Versione edulcorata di quello che pensano in molti, aggiungendoci qualcos’altro che qui non si può citare. Ma Trump è Trump, e al massimo rischia un’occhiataccia della Nancy Pelosi. Per noi comuni mortali il discorso è diverso.

Siamo una generazione di adulti che riescono a rendersi ridicoli con una facilità impressionante. Alla generazione successiva non resta che approfittare di questo nostro venir meno come figure di riferimento e prepararsi ad un futuro che più che assomigliare all’impegno ambientale sbandierato da simili portabandiera (ma la colpa, sia chiaro, non è di Greta più di quanto giorni fa fosse della Segre) finirà per risolversi in un videogame di quelli che i nostri ragazzi maneggiano da quando avevano l’età della scuola materna.

Intanto, la settimana scolastica si è praticamente accorciata di un giorno, e non risultano prese di posizione particolari né da parte delle istituzioni scolastiche (per il ministro Fioramonti la scuola ha altri problemi, a cominciare da quello delle merende) né dagli insegnanti né dalle famiglie, timorose forse queste ultime di essere schedate tra i fascisti contro l’ambiente. Di questo passo, al tempo pieno degli anni del boom sta per succedere il tempo vuoto. A scuola resteranno soltanto le carte geografiche appese al muro, e per quello che la scuola italiana insegna, tra l’altro, non è detto che sia un male.

Nel cartello si legge: "Sciopero a scuola per il clima"

Nel cartello si legge: “Sciopero a scuola per il clima”

Che fine faranno l’ambiente ed il pianeta non lo sappiamo, e chi dice di saperlo mente sapendo che tanto nella commedia che sta andando in scena nessuno, grande o piccino, può alzarsi in piedi e dire quello che disse il rag. Fantozzi della Corrazzata Potemkin, a pena di linciaggio.

Che fine farà Greta Thunberg magari è un po’ più facile immaginarselo. Forse ha davanti a sé spalancata una carriera politica, magari tra dieci anni sarà già stagista o funzionaria della Unione Europea, chissà. Quale genitore non sognerebbe un futuro così per la propria figlia?

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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