Avvento 2019

Avvento 2019 – Giorno 2

Chi nasce (e insegna) privato, non può morire pubblico. Ai professori intanto dovrebbe essere inibita per legge qualsiasi carica pubblica. Non per il vecchio detto «Chi sa, sa. Chi non sa, insegna.». Ma perché ne abbiamo avuti alcuni prestati alla politica ed al governo che dovrebbero vaccinarci in tal senso per i secoli a venire. Il nostro ordinamento dovrebbe avere norme di salvaguardia istituzionale che oltre a vietare la ricostituzione del disciolto partito fascista dovrebbero proibire anche il riaffidamento di incarichi di governo a professori.

Dopo Giuliano Amato, Romano Prodi e Mario Monti, Giuseppe Conte è la mazzata finale sulla nostra povera Repubblica. Presentatosi come l’avvocato del popolo, ha già messo insieme tante di quelle malefatte che avrebbero dovuto costringere lui a trovarsi un avvocato. E’ un profondo conoscitore del diritto, anche se di quello privato. La parola pubblico per lui ha un senso particolare, non è quello anglosassone del termine in quanto cosa di tutti, di ognuno, ma quello tristemente nostrano di cosa di cui approfittare.

E’ un italiano medio di quelli che una volta andavano a cercar fortuna alle corti di Francia o Spagna, basta che si magna. E’ un piacione della profonda provincia italiana, convinto che basti il proprio charme ed alcune frasi di circostanza e di bon ton buttate lì per fare carriera tra i potenti. E’ un uomo per tutte le stagioni, che di Tommaso Moro però purtroppo ha soltanto l’aspirazione alla longevità in carica, non certo la temperie morale.

GiusepepConte191202-003In mano a lui, il diritto che conosce così bene diventa un’arma letale. Lui sa come intortare un auditorio di studenti, allo stesso modo di un Parlamento che lo sopporta come il male minore, l’unico capace di tenere insieme gente che se torna alle elezioni più che preferenze si prende sputi in faccia. Lui a quel Parlamento racconta cosa vuole, e se se ne dimentica comunque c’é sempre il presidente della repubblica, che ha l’obbligo ineludibile di cercare nelle Camere una maggioranza disposta a sostenere un nuovo incarico a Conte.

Che il popolo si arrangi, e senza avvocato. Perché nel frattempo con un paio di baciamano – uno alla Merkel che non riceveva un complimento galante dai tempi della DDR, uno alla moglie di Macron che per avere un complimento dal marito ormai deve mettersi in lista, in coda dietro personaggi tra i più improbabili anche da un punto di vista erotico, si è assicurato di fare l’avvocato di ben altre cause.

Sarà una coincidenza che alla UE incaricano ormai tutte donne, dalla Ursula von der Leyen alla Christine Lagard. Si è sparsa la voce che il bel Gastone – pardon, il bel Giuseppe – una manomorta non la nega a nessuna? Come uno Scaramouche dei nostri tempi, il bis-Conte dimezzato si compiace del suo successo muliebre così come degli endorsement ricevuti da destra e da manca per aver riportato la cifra stilistica e politica del governo italiano ai livelli di un Badoglio.

GiusepepConte191202-002Il c’mon Giuseppi! accompagnato da pacca sulle spalle di Donald Trump, se proprio dobbiamo dire, fossimo in lui ci preoccuperebbe. Assomigliava tanto a quella presa di misure da parte di chi poi ti vuole tirare un cazzotto o una coltellata. E del resto, dagli torto al presidente USA, dopo che Giuseppi per contraccambiarlo ha imbastito con i suoi servizi segreti un casino quale non si vedeva dai tempi della seconda guerra mondiale.

E il MES? L’avvocato del Parlamento (ricordate le accuse a Salvini?) che stipula un trattato internazionale all’insaputa del Parlamento? Il bel Giuseppe dal capello sempre a posto assomiglia sempre meno all’archetipo consegnato al cinema ed alla storia del costume da Alberto Sordi, e si avvicina sempre di più a quelli di Cola di Rienzo e di Masaniello. Gente a cui hanno intitolato una strada, sì, ma dopo che avevano fatto una brutta fine. Bruttissima.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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