Avvento 2019

Avvento 2019 – Giorno 4

«Spelacchio is back!», twitta garrula la Vispa Teresa, pardon, Virginia Raggi. «L’albero di Natale di Roma, il più famoso del mondo, è tornato!».

L’albero di Natale alla cui sorte tutto il mondo si appassionò due anni fa, la pianta che volente o nolente è diventata il simbolo di Roma Capitale per come è messa adesso, è stata rispedita a farsi un altro mese di passione a Piazza Venezia. Dall’8 dicembre, il suo calvario ricomincerà, e questa volta per soprammercato la Giunta a 5 Stelle (meno quelle che nel frattempo sono cadute….) ha preparato un sacco di luminarie e «tante fantastiche sorprese per i più piccoli».

Spelacchio, non mollare....

Spelacchio, non mollare….

Cara Teresa (Vispa ci pare un po’ troppo…..), non abbiamo capito dopo tre anni….. che t’aveva fatto de male Roma, e vabbé. T’hanno votato, te devono tene’ cinqu’anni, la prossima volta ce stanno più attenti. Ma ‘sto poro albero, se po’ sape’ che colpe c’ha?

Ma Greta non c’ha niente da di’? Er WWF? La Legambiente? E pure ‘sti vivaisti der Trentino, oltre all’orsi se la stanno a piglia’ pure coll’alberi?

Insomma, dall’Immacolata Spelacchio torna uno di noi. Speriamo che se lo prenda a cuore qualche ONG, magari la Rackete venisse a speronare il camion che lo riporta a Pazza Venezia. Da Domenica, auspichiamo che almeno la Meloni e Fratelli d’Italia mettano in ogni piazza e non soltanto di Roma i banchini per la raccolta firme: giù le mani da Spelacchio! #Virginiavergognati #Raggidimettiti #menoSardinepiùabeti #Contenonpisciaresuglialberi.

L’abete più sfigato d’Italia pare avere però la sorte segnata, da cui non si può difendere. Oddio, nemmeno i romani, se è per questo. Perfino i cinghiali stanno meditando una class action. Li abbiamo visti disgustati girare a largo dai cassonetti dietro Termini. «Così nun se po’ anda’ avanti!», ci ha detto uno fuori dai denti. «Sta città è ridotta uno schifo», ha rincarato la dose un altro. «Ma ‘sta Vispa Teresa de sindaco, li mortacci de Grillo», ha sbottato un altro ancora, «l’ha poi a volo sorpresa gentil farfalletta? Almeno se leva de li cojo….»

«Ama…. non Ama……»

Macché, gli abbiamo dovuto spiegare, ha ancora un anno e mezzo, e voi con lei. «De sto passo pure ‘a monnezza diventa ‘na specie protetta de vegetazione», ha scosso la testa un cinghiale più attempato.

Pare che la prossima manifestazione a San Giovanni ci siano anche loro, i cinghiali di seconda generazione. La Meloni ha già dato la propria disponibilità, «a Roma i cinghiali ci so’ dar tempo della Bossi – Fini», ha dichiarato, «so’ cittadini pure loro, e qualcuno paga de Tari più di tanti cosiddetti umani!».

Salvini invece sta valutando una iniziativa in Commissione Segre, per tutelare Spelacchio. «Ci poteva far portare la spazzatura a Piazza Venezia», ha commentato, «costava meno di quel povero albero fatto ritornare dal Trentino! Questo è accanimento, il Nord è stanco di dare i suoi alberi migliori (!) a Roma!»

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Cinghiale 1: «Anvedi che zozzeria!» Cinghiale 2: «De che te lamenti? Pensa se dovevi paga’ pure la TARI!»

Nel frattempo, sta girando un selfie della Raggi che sta facendo un selfie a Salvini che sta facendo un selfie a se stesso. A lavora’ in Campidoglio pare ci sia rimasto ormai solo Marco Aurelio, manco il cavallo. E non è tutta: all’Olimpico domenica pare ci fossero più sardine che laziali. Al secondo gol di Immobile gli s’é rotto pure il photoshop.

Insomma, a Roma è una gran caciara. E mo’ chi glielo spiega – ai romani e ai cinghiali – che s’é pure candidata Ilaria Cucchi? Per il PD ovviamente.

Aridatece i Lanzichenecchi.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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