Avvento 2020

Avvento 2020 – Giorno 25 Natale

Natale è quando governo dà. La parafrasi del celebre aforisma di un compianto allenatore del nostro campionato di calcio ci viene spontanea. La festa più importante di tutto il nostro calendario insieme alla Pasqua quest’anno non è, nel bene e nel male, un appuntamento scontato, come lo è stata da sempre a memoria d’uomo.

Quest’anno viviamo il paradosso di un mondo precipitato di nuovo a condizioni e situazioni che ricordano i momenti più bui, nell’era moderna o in quelle più antiche. Una sorta di coprifuoco generale per ritrovarne uno uguale al quale bisogna risalire all’ultima guerra, mentre la spiritualità sottesa a questa celebrazione e a tutto ciò che la gente sta vivendo attorno ad essa rischia di ritornare quella di un Medioevo barbarico.

Paradosso, perché lo stesso popolo che viene per la seconda volta richiuso in casa, agli arresti domiciliari, è un popolo che ha ancora da spendere, sia economicamente che psicologicamente che in termini di salute. Ma anche quando ne ha voglia, non combatte più per ciò che gli spetta, e vede tutto messo a rischio dalla peggior crisi gestita (malissimo) dal peggior governo che la nostra storia ricordi, come ha detto con efficace definizione una delle nostre giornaliste più in gamba, Maria Giovanna Maglie, una delle poche/i che nell’esercizio della sua professione mostra ancora di meritare la qualifica di pubblicista addetta/o all’informazione.

Il bisConte

Il bisConte

Un Natale schizofrenico, che giunge al termine di un anno assurdo sotto tutti i punti di vista, che abbiamo cercato di riassumervi infine in questo Calendario che ormai è un nostro appuntamento fisso, ma che ogni anno si rinnova, di pari passo con le storture e le mostruosità che il nostro paese presenta e fa vivere ai suoi cittadini.

Un anno fa di questi tempi eravamo sommersi da tanti problemi, ma mai e poi mai potevamo immaginare che sarebbero arrivati il padre e la madre di tutti i problemi: lo nero morbo, capace di riportarci di botto – psicologicamente, almeno per ora – all’Anno Mille.

Settant’anni di democrazia e libertà pur imperfette sono stati cancellati, o sono in via di esserlo irrimediabilmente, con pochi tratti di penna. La Costituzione è rimasta un componimento di buoni propositi da leggere ai bambini assieme alle favole della buona notte, sperando che non si mettano a ridere. Le RSA sono diventate centri di detenzione senza il beneficio dei comportamenti e delle guarentigie che danno diritto a sconti di pena. Le scuole ormai sono videogames per affrontare i quali il joystick funziona pure male. La sanità si occupa ormai solo di Covid, vero o presunto, ed il resto curatevelo da soli su Google. Lo stato si occupa soltanto di trasformare la nostra comunità in un enorme ambito di applicazione del reddito di cittadinanza, e almeno ci fosse per tutti.

I personaggi del calendario che si completa oggi, giorno di grazia 25 dicembre, Santo Natale 2020, sono quelli che ci hanno sgovernato per tutto l’annus horribilis che tra poco travasa nell’annus horribilis 2, il 2021. Più quelli che hanno dato una mano, dai posti chiave del Quirinale, della Commissione Europea, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Agenzia del Farmaco (non c’è entrato per ragioni di tempo e spazio il sig. Nicola Magrini, della cui commozione ci ricorderemo se e quando il vaccino Pfizer e gli altri consimili cominceranno a causare i prevedibili ed annunciati effetti collaterali), della plancia di comando degli ormai irrinunciabili e implacabili social network, dei media addetti all’informazione che ormai fanno solo cabaret personale o recitano le devozioni secondo la liturgia ufficiale. Ad essi si affianca chiunque ci abbia marciato sui temi del razzismo, del sessismo, dell’omofobia, contribuendo a creare un mondo sempre più politicamente ed ipocritamente corretto e sempre meno vivibile.

Rocco e i suoi fratelli

Rocco e i suoi fratelli

Un altro anno va in archivio insieme a questo calendario. E’ stato un anno veramente tremendo, appesantito inoltre dalla consapevolezza che il virus passerà, come tutti i virus (naturali o artificiali che siano, vero mr. Xi Jin Ping?). Ma la nostra vita ed il nostro mondo non torneranno mai più quelli di prima. E cosa diventeranno, in cambio, non è dato saperlo. Solo temerlo.

Come gli uomini dell’Anno Mille, molti di noi inneggiano in questi giorni al rogo purificatore da riservare a chi non si conforma al pensiero unico. Al tempo, quello della religione cattolica. Adesso, quello della religione sanitaria. Sarà dura resistere l’anno prossimo a chi invocherà il trattamento sanitario obbligatorio da mettere nelle mani dell’Inquisizione di Speranza e di Conte.

C’è una siringa piena di non si sa cosa che, teoricamente, attende ciascuno di noi. A noi italiani ci dovrebbe salvare semmai la nostra cialtroneria organizzativa. Come in quella famosa barzelletta, l’Inferno italiano rispetto a quello tedesco è per fortuna un disastro: non si trovano i forconi, la merda è esaurita e nessuno l’ha riordinata, il gas è staccato perché non è stata pagata la bolletta e quindi non c’è fuoco, i diavoli sono in sciopero, oppure arrivano la mattina alle otto, timbrano e poi se ne vanno a fare i cavoli loro.

Ci salverà questo, forse, alla faccia della strega Ursula e dei suoi diavoli sparsi per i governi del continente.

Viking Ship

E noi, tuttavia, come gli uomini dell’Anno Mille passeremo le nostre giornate chiusi in casa a scrutare l’orizzonte temendo di scorgere in lontananza le vele nere di pirati che come i vichinghi o i saraceni arrivano alle nostre coste o alle nostre soglie di casa a portarci via quel poco che rimane della nostra civiltà e della nostra eredità. E riadattandola ai tempi, finiremo per recitare di nuovo quell’antica preghiera medioevale: guardaci o Signore dalla furia degli uomini del farmaco.

Buon Natale a tutti, vaccinati e non.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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