Avvento 2020

Avvento 2020 – Giorno 5

Anche oggi per l’effigie del giorno del calendario c’è l’imbarazzo della scelta. Sulla base del celebre detto secondo cui è ladro tanto chi ruba quanto chi regge il sacco, di primo acchito non sapremmo scegliere tra il ministro Boccia, che si aggiudica il premio per la sciocchezza del mese affermando che in fondo Gesù bambino si può anche far nascere due ore prima, ed il giornalista Scanzi che con la consueta arroganza mista a cialtroneria intellettuale lo sostiene argomentando altrettante sciocchezze di supporto.

La questione è più di sostanza di quanto possa parere, non solo al quoziente di intelligenza dello Scanzi. Siamo arrivati alla madre di tutti i DPCM, quello che dovrà sbattere in faccia agli italiani la prevista ed amara realtà: per il nostro governo, Natale lo trascorreremo così come abbiamo trascorso tutto l’anno: di merda.

Francesco Boccia con la moglie Nuzia Di Girolamo, ex politica crossover

Francesco Boccia con la moglie Nuzia Di Girolamo, ex politica crossover

Il Boccia – nomen omen – si trova peraltro in prima linea, avendo da gestire i non facili rapporti con le incazzatissime Regioni. Anche qui, più che il genetliaco del Bambinello e la sua collocazione nel Presepe, ballano questioni più importanti, come ad esempio la ripresa economica dei settori chiave del nostro PIL: le attività commerciali e produttive (il resto del terziario, quello pubblico-amministrativo, si è ormai felicemente organizzato in smartworking per far niente, quando non fa danni).

All’obbiezione che da che mondo è mondo Natale, le sue Messe, i suoi veglioni e quant’altro scattano alla mezzanotte del 24 dicembre (e non alle 22 come continua ad esigere il più assurdo coprifuoco della storia dell’umanità), ecco dunque il cattedratico Boccia (bocconiano doc prestato alla politica a colpi di decreti) uscirsene con la frase del secolo: che problema c’è a far nascere Gesù due ore prima?

AndreaScanzi201205-002La rivolta dell’opposizione, ma forse sarebbe più appropriato dire il primo tenue segno di vita e di risveglio di essa da diversi mesi a questa parte, era prevedibile. A che ora è giusto che nasca, o rinasca Gesù, non è tanto il problema principale, come detto. Quello vero è a che ora, o a che giorno moriranno le partite IVA, di questo passo.

Al Boccia ne arrivano addosso di tuttii colori, e la più gentile è quel posa il fiasco che gioca sull’assonanza con il suo cognome (ma perché ai politici non assegnano un nome d’arte come agli attori del cinema?). Salvini e Meloni per una volta hanno una palla facile da schiacciare nel campo avversario. Sinistra invece senza argomenti (le capita spesso), ed ecco allora scendere in campo il guitto quotidiano, l’Alessandro Gassman del giornalismo italiano.

Andrea Scanzi è uno spot vivente per il celebre aforisma di Montanelli: meglio fare il giornalista che andare a lavorare. E’ un uomo che nella vita ha diligentemente coltivato la sua arroganza, la sua prosopopea, la sua strafottenza elevate a strumenti del mestiere. Da quando i suoi mentori Padellaro e Travaglio l’hanno tirato dentro al Fatto Quotidiano, lo Scanzi ha capito di avere svoltato e da allora non si tiene più. L’ex DJ della bassa aretina in precedenza era saltato con nonchalance dal Mucchio Selvaggio, al Tennis Magazine, a Donna Moderna, a Micromega, al Manifesto, all’Espresso, a Grazia. E si sente.

AndreaScanzi201205-004Al Fatto ha studiato da Travaglino, anche se di strada ne deve fare per eguagliare il suo modello in termini di odiosità, supponenza, faziosità. Ci sta comunque lavorando alacremente, e da quando il Movimento Cinque Stelle è al governo, sta lavorando anche a traghettare se stesso da pubblicista e opinionista a politico. Gli piacerebbe tanto – come a Travaglio, mentre Padellaro grazie a Dio per legge di natura è vicino alla pensione – fare da portavoce al partito grillino. Nel frattempo fa per esso il lavoro sporco, attaccando con argomenti da casa del popolo all’ora di chiusura per termine distribuzione alcoolici gli avversari dell’opposizione e percependo gettoni di presenza da Lilli Gruber e dovunque si voglia parlar male di Salvini e compagni.

E’ uno che ha sempre trovato tutti i semafori verdi nella vita, e te lo fa pesare. Si piace molto, si ascolta per se stesso volentieri, si autocompiace dei propri aforismi e delle proprie espressioni davanti alla telecamera. Ce lo immaginiamo ai tempi della scuola, i compagni che arrivavano tutti in autobus, lui che arrivava col vespino, faceva strage di facili cuori femminili, ha indossato i ray-ban e non se li è più tolti. Non che così ci perdiamo chissà quale delle sue pensose espressioni.

AndreaScanzi201205-005Il Boccia dunque mette il piede in fallo sulla nascita di Cristo (c’è da dire che se questo governo dovesse attraversare un campo minato le mine le beccherebbe tutte), ecco lo Scanzi che si avventa sui leader del centrodestra e sui loro servi (tutti gli italiani che li votano, a giudicare dalle sue argomentazioni) stigmatizzando lo schifo (sic) della caccia a tre voti in più mediante strumentalizzzione di un falso storico. Segue dissertazione sui calendari giuliano e gregoriano, e su quello che chiunque abbia fatto almeno le Medie sa già. Le date storiche, le ricorrenze, le celebrazioni sono tutte da prendere con le molle, mai alla lettera. Sappiamo tutti che il 25 dicembre è una convenzione, così come l’ora fatidica della mezzanotte. E del resto tutto ruota attorno ad una donna che ha dato alla luce un figlio senza perdere la verginità.

Sappiamo tutto ciò, ma sappiamo anche che tutto ciò è un simbolo, e potente. A suo modo salvifico e gratificante, per chi ci crede. Fa la differenza tra una vita d’inferno e la speranza per quanto remota di un futuro paradiso. Chi crede a ciò ha il diritto di essere rispettato nelle sue credenze, allo stesso modo di come anche uno come Scanzi ha diritto di parola, malgrado la propria ignoranza e strafottenza.

A volerci limitare alla questione religiosa, c’è una simbologia del Natale che si incardina giustappunto su quella mezzanotte, ora nella quale i fedeli vanno a Messa (magari saltano le altre durante l’anno, ma quella di Natale e quella di Pasqua no, per quello che significano); ora a proposito della q1uale raccontiamo ai nostri bambini la più bella favola tra quante ne conosce la nostra tradizione: a quell’ora passa babbo Natale con i doni per chi se li è meritati.

AndreaScanzi201205-003Irridere tutto ciò – ripetiamo, lasciando stare l’indotto, il contorno economico che rischia di andare a carte quarantotto (dopo averci fatto fuori la Pasqua il moralizzatore e moralista Conte si prepara a bissare con il Natale) -, significa mancare gravemente di rispetto a tutti coloro per cui legittimamente tutto ciò significa qualcosa. Una libertà di pensiero e azione che fino ad un anno fa erano peraltro il tratto distintivo della nostra Costituzione, pace all’anima sua.

In attesa di capire chi tra Boccia e Scanzi maggiormente necessita di ridurre il ricorso al fiasco prima di parlare, scegliamo come mostro del giorno il secondo. E non da oggi. Caro Scanzi, a te fa schifo chi cerca tre voti cavalcando i personaggi del Presepio, a noi – che ancora consideriamo il giornalismo una cosa molto più seria di quanto non credesse lo stesso sconsolato Montanelli in vecchiaia – fa schifo chi, come te ed il tuo giornale, per vendere tre copie in più si dimentica perfino il minimo sindacale della buona educazione.

Ti auguriamo di trovare sotto l’albero quello che hai trovato finora: niente. Il Movimento Cinque Stelle non ha bisogno di altri velinari e portavoce. E’ già pieno zeppo di gente ancora più arrogante e ignorante di te, se possibile.

Buon natale (a mezzanotte, non prima).

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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