Della serie: nuove professioni emergenti. Non tutto il Covid viene per nuocere, e ci consente di fare la conoscenza di una figura che finora era rimasta abbastanza dietro le quinte: il virologo.
Da quando è stata dichiarata l’emergenza sanitaria, ne abbiamo visti spuntare fuori come funghi. Non sapevamo nemmeno di averli, l’Italia piange da anni la fuga dei cervelli all’estero. Scopriamo che in patria ne sono rimasti una cifra. Più sorprendente ancora è il fatto che ad accaparrarseli siano le televisioni piuttosto che i laboratori di analisi.
Nell’infuriare del morbo che qualcuno paragona alla Peste Nera, eccoli pronti ogni giorno che Dio mette in terra a predicare sventura e a prescrivere pentimento alla plebe peccatrice e sconsiderata. Eccoli a snocciolare dati, previsioni, e trattamenti sanitari come fossero anatemi. E ce ne fossero due che dicono la stessa cosa.
Da Roberto Burioni, l’uomo che ha inventato la medicina antidemocratica e che persegue l’immunità di gregge, mito degli infettivologi (categoria limitrofa), malattia giovanile della medicina. L’uomo che si è battuto per i vaccini obbligatori contro tutto e addosso a tutti, salvo poi uscirsene con il candido assioma secondo cui un vaccino non copre mai al 100%, e non copre soprattutto per tutta la vita come facevano le malattie quando eravamo liberi di prenderle.
Da Ilaria Capua, cervello tra i più lesti alla fuga, che abbiamo smesso di rimpiangere il giorno in cui ha annunciato in televisione – davanti ad una Bianca Berlinguer come suo solito impenetrabile nell’espressione come una compagna del partito comunista cinese – che il Covid si può prendere anche da cani e gatti.
Fino a Massimo Galli, principe del foro dei virologi, di stanza presso l’Ospedale Sacco di Milano, che getta ombra sulla carriera di tutta una vita (ha 69 anni, la Fornero dovrebbe consentire di andare in pensione almeno a lui, grazie a Dio) affermando in TV (e dove se no? lì ormai abita, se al Sacco hanno bisogno o lo chiamano in RAI o a Mediaset) che l’unico modo per sconfiggere la Morte Nera è chiudere tutti gli italiani in casa e buttare via la chiave. Scordarsi Pasqua, Natale, tutte le feste comandate. Scordarsi di rivedere congiunti per non parlare di amici. Guai a voi, anime prave, non isperate mai veder lo cielo! L’unico metodo che funziona è quello cinese di Wuhan, e non è un caso se in un momento di nostalgia per gli anni verdi il Galli si lancia in una elegia del ’68 e della estrema sinistra. Non pare dunque casuale la sua concezione della medicina, liberticida come tutte le idee della sinistra.
Ci sono anche tanti medici, magari dai nomi e dai titoli apparentemente meno altisonanti, che si stanno battendo per la fine del terrorismo sanitario, il ritorno ad un approccio più scientifico verso epidemie e contagi, nonché per la restituzione dei diritti civili e politici ai loro pazienti.
Ci sono tanti medici che stanno alzando la voce per dire fantozzianamente che questo vaccino in arrivo dopo soli quattro mesi di test è una cagata pazzesca.
Ma in televisione ci vanno gli altri, i baroni e le baronesse, i Bertoncelli ed i preti dell’Avvelenata di Guccini, a sparare cazzate…. pardon, ad occupare sempre e comunque uno spazio televisivo che ormai, dall’alba al tramonto, ti ricorda soltanto che devi morire, e neanche in modo tanto indolore.
I gettoni di presenza vanno a loro, non a chi vorrebbe far notare che i morti per Covid sono lo stesso numero e dello stesso tipo di quelli delle influenze stagionali degli anni scorsi. Che nell’approccio a prima e seconda ondata abbiamo sbagliato tutto, battendo le mani a chi aveva tagliato le strutture sanitarie e poi ha risolto mettendo a casa la gente, per evitare un contagio probabilmente inevitabile. Che hanno da ridire a proposito del trattamento sanitario obbligatorio minacciato dal premier Conte sulla scorta dei dati scientifici ricavati sui profili Facebook di Andrea Scanzi ed Alessandro Gassman.
Questi medici in televisione non ci vanno, i loro contributi vengono spesso oscurati sui social network e ignorati sui mass media. E c’è da credere che non saranno quelli che faranno carriera nei prossimi anni.
P.S. come effigie del calendario di oggi, vorremmo mettere le pecore. Ma poi abbiamo pensato: che ci hanno fatto di male…….loro????
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