Avvento 2021

Avvento 2021 – Giorno 13 La Morte

Il significato originale di questa carta è un “memento mori”, un invito a riflettere sulla fragilità della vita e a occuparsi delle cose spirituali, la dimensione effimera della materia contro quella invincibile dello spirito, che dopo ogni morte ritorna alla vita. La carta rappresenta un passaggio iniziatico, le 22 carte dei Tarocchi simboleggiano infatti il cammino dell’iniziato, e questa carta, che si trova a metà, è il punto esatto in cui l’allievo è pronto, la prova trasformatrice avviene, dunque muore l’uomo per lasciare spazio al mago. La morte come simbolo del rito, delle paure superate e della Grande Prova che fin dalle più antiche tradizioni segna il passaggio dal ragazzo all’uomo.

Fu scritta con le fucilate. Gli uomini che il 25 giugno del 1946 si ritrovarono a Montecitorio per dare al popolo italiano una nuova Costituzione dello Stato, secondo la dicitura del decreto luogotenenziale emanato dal re d’Italia due anni prima, avevano visto tutti la morte in faccia. Le armate delle tenebre erano state ricacciate all’inferno da appena un anno, ed il paese era ridotto ad un cumulo di macerie ancora fumanti.

Sarebbero stati chiamati Padri Costituenti, in realtà erano uomini come tutti gli altri che rappresentavano, che avevano avuto l’esperienza della dittatura e della guerra civile, dei bombardamenti, degli sterminii, dell’umanità al suo peggio. Che erano coscienti di avere un compito solo: scrivere una carta dei diritti degli italiani che non sarebbero mai più tornati in discussione.

La missione fu compita in un anno e mezzo. 138 articoli e 13 disposizioni transitorie (alcune intese come permanenti, mai più fascismo, mai più monarchia). Soprattutto il Titolo Primo fu un capolavoro, che il mondo ancor oggi ci invidia. La prima parte della nostra Costituzione sta nella storia alla pari con la Costituzione americana. I suoi articoli non hanno nulla da invidiare a quelli scritti duecento anni prima da Thomas Jefferson a Philadelphia, sotto le fucilate delle Giubbe Rosse inglesi.

I Diritti e doveri dei cittadini elencati dalla nostra Costituzione li hanno studiati, emulati, invidiati tutti i popoli del mondo. Nessuno ha parlato forte e chiaro come i costituenti italiani su cosa vuol dire libertà, democrazia, civiltà, una volta per tutte. La repubblica fondata sul lavoro e non più sul privilegio. La protezione dei diritti individuali inviolabili, della uguaglianza di fronte alla legge, del valore sociale della proprietà privata, della libertà di pensiero, del ripudio della guerra se non per legittima difesa, della difesa delle minoranze di ogni tipo, della libertà di fede e di pensiero, il diritto-dovere all’istruzione, alla sanità accessibile a tutti ed efficace per tutti.

Il sogno dei filosofi illuministi del Settecento fu avverato non dai costituenti giacobini della Rivoluzione Francese, ma dai rappresentanti italiani di partiti che magari tanto illuministi non erano, che avrebbero ripreso una guerra reciproca senza quartiere già all’indomani di quel 22 dicembre 1947 in cui la Costituzione fu approvata, ma che messi di fronte alle strette della storia nel modo più tragico avevano convenuto tutti su un punto fondamentale: l’unica difesa della mia libertà è la difesa della tua.

Da allora viviamo all’ombra di un ombrello giuridico filosofico che dovrebbe averci messi al riparo dalle avversità politiche una volta per tutte. Non è così, in realtà. A parte i tentativi di modifica dei titoli concernenti l’organizzazione dello Stato (che ne abbisogna, perché la vecchia prescrizione di un esecutivo depotenziato, figlia del terrore che avevano i Padri di veder risorgere una dittatura, è ormai datata), ci sono stati e ci sono quelli più o meno surrettizi miranti a svuotare di contenuto il Titolo dei Diritti. Perché il mestiere del potere è combattere i diritti del popolo, che lo limitano in modo per lui sempre fastidioso. Sauron il potere non lo ha mai diviso con nessuno.

Le nostre Tavole della Legge avevano resistito cinque anni fa alla blitzkrieg, la guerra lampo di Renzi e delle sue armate demo-progressiste che volevano fare del parlamento una assemblea di condominio e dei diritti fondamentali dei cittadini le caselline del Monopoli.

Ci riprovano cinque anni dopo altri attori, non i populisti renziani ma gli affaristi di Draghi e delle lobbies europee. Le profezie di Jack London nel Tallone di ferro, di Aldous Huxley nel Brave New World, di George Orwell nel Grande Fratello vorrebbero tutte avverarsi in questo biennio di psico-pandemia controllata (dal potere). Unico ostacolo, unico fastidio per chi decide i nostri destini seduto ai tavolini delle logge e non della legge, quel Titolo Uno della costituzione che se non ci fosse renderebbe tutto più facile.

Abbiamo chiamato per decenni fascista tutto ciò che andava contro il dettato costituzionale. E’ fascista dunque l’obbligo vaccinale, fascista e profilatticamente parlando inutile. E’ fascista il green pass, che reintroduce una schedatura della popolazione che ha avuto l’ultimo e forse unico precedente nel 1938 con le Leggi Razziali. E’ fascista la proroga eventuale dello stato di emergenza, anche perché una vera emergenza non c’è più, da un anno e mezzo.

E’ fascista questo governo, anche se nessuno indossa più le camicie nere. Indossano i blazer e le cravatte dal nodo stretto degli affaristi, dei profittatori di disgrazia, dei corruttori di anime e corpi. I nostri Padri ci prepararono a questo momento come meglio poterono, chissà quanti di noi discendenti lo sanno e se ne ricordano. E’ venuto il momento di difenderla questa Costituzione che pochi conoscono e tuti citano a sproposito, non foss’altro che per abbatterla, dimenticarla, sopraffarla.

Il 2022 sarà l’anno della battaglia per la Costituzione. E’ la battaglia per noi stessi, per la nostra sopravvivenza. Se non avete capito questo, il vaccino è il male minore che può capitarvi.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento