Una donna nuda, in riva ad un ruscello. Ha nelle mani due brocche con una delle quali versa un liquido nell’acqua e con l’altra sulla terra. La donna richiama il pantheon delle divinità femminili accostate all’acqua e quindi alla vita, tra cui Venere, Afrodite, la Grande Madre di tutte le creature Matrimah.
In cielo brilla una grande stella ad otto punte, attorniata da altre sette stelle più piccole, che potrebbero rappresentare l’Orsa Maggiore oppure le Pleiadi. Il numero non è casuale, infatti l’otto è il numero dell’infinito, dell’ordine cosmico e di ciò che veglia su questa donna, richiamato anche nella dicitura dell’Arcano 17 (1+7=8).
La carta simboleggia la speranza e l’attesa di una nuova alba. La stella viene interpretata come la Stella Cometa che guida i Re Magi. La Stella rappresenta sempre una presenza benefica, in grado di fornire aiuto e consigli in maniera disinteressata. Una persona affidabile e coraggiosa.
Quando Giacomo Matteotti si rimise a sedere al termine del suo discorso alla Camera dei Deputati il 30 maggio 1924 (con il quale aveva denunciato i brogli elettorali che avevano favorito la vittoria del Partito Nazionale Fascista di Mussolini ed aveva preannunciato un discorso successivo con cui avrebbe dimostrato la corruzione in atto nei confronti del capo del governo e addirittura del re d’Italia da parte delle compagnie petrolifere contrarie all’estrazione del petrolio libico), raccontano le cronache che sussurrò a chi gli stava vicino: «Io il mio discorso l’ho fatto, adesso preparate voi il mio elogio funebre». Dieci giorni dopo veniva rapito ed assassinato dalla squadraccia di Amerigo Dumini, in nome e per conto di Mussolini (come lo stesso si sarebbe assunto la responsabilità).
Cento anni dopo, le dittature funzionano diversamente. Non ti mandano più sicari armati, ti fanno fuori mediaticamente, elettronicamente. Ti azzerano i profili social, ti espellono dai gruppi parlamentari, ti martirizzano a forza di stupidi controlli di polizia, ti infamano ad opera di sicari altrettanto prezzolati del famigerato Dumini ma molto più sofisticati: basta andare in televisione a dire che la tizia o il tizio è una pazza/o complottista, squilibrata/o, e che non va perseguita/o, va compatita/o ed emarginata/o socialmente. E’ sufficiente.
Sara Cunial è una donna coraggiosa. Una delle poche stelle che come la luce di Elendil nel Signore degli Anelli ha rischiarato la tenebra in cui viviamo quando ogni altra luce si era spenta.
Sara era arrivata in Parlamento sull’onda di quel Movimento 5 Stelle che avrebbe dovuto aprilo come una scatoletta di tonno ed insieme ad esso tutta la politica e la società italiana. Dovevano spaccare il mondo i grillini, sono finiti a cuccia alla prima testata. Rivoltandosi gli uni contro gli altri appena le lusinghe del sistema si sono fatte loro sotto.
In mezzo agli apriscatole, Sara ci è durata appena un anno, il 17 aprile 2019 veniva espulsa dal gruppo parlamentare alla Camera per le sue posizioni contro il trattamento della fitopatologia xylella, che stava devastando l’agricoltura pugliese insieme evidentemente a molte delle coscienze, o presunte tali, dei locali esponenti del partito/movimento. «Uno scempio in nome e per conto delle agromafie», sbatté in faccia a Di Maio e& c., che imperterriti non batterono ciglio facendole segno di accomodarsi fuori.
Nel frattempo, la Cunial si era già messa in urto con i grillini per le sue profetiche, antesignane ed assolutamente solitarie prese di posizione contro i vaccini («questi vaccini sono un genocidio»), a quel momento riferite agli obblighi vaccinali introdotti nel 2017 dalla Lorenzin ma col senno di poi incredibilmente premonitrici rispetto alla pandemia che stava per scatenarsi a livello mondiale.
Durante i lunghi mesi in cui anche Montecitorio era in lockdown, la sua è stata l’unica voce che è risuonata in difesa dei cittadini privati di colpo della loro Costituzione, mentre ogni altra voce era venuta meno. Le sue iniziative radicaleggianti come no mask, no vax, no green pass, le hanno valso sul momento la ridicolizzazione da parte di tutto l’establishment (perfino Wikipedia liquida la questione del suo dissidio con il partito di provenienza etichettandolo come dovuto alle sue posizioni antiscientifiche sui vaccini.
Sara è la prima stella della sera, e l’ultima del mattino. Mentre si batte per entrare alla camera senza la stella verde appuntata sul cappotto e senza mascheratura, mentre si batte contro il genocidio vaccinale, mentre resiste a tutti i pubblici ufficiali che vorrebbero umiliarla e con lei umiliare anche i cittadini che rappresenta, mentre scopre il bluff del Re Nudo Mattarella, molti la sbeffeggiano apertamente, ma molti di più hanno preso ad ascoltarla in silenzio, come quel Winston Churchill che parlava da Radio Londra durante gli anni bui del nazismo trionfante.
Oggi il nazismo non ti dà più la caccia per distruggere la tua emittente ed eliminarti fisicamente. Oggi le radio come Cora e le voci come quelle della Cunial si fanno tacere con un clic su un acronimo informatico. Molto più semplice, ma molto meno efficace. Su internet resta tutto, incancellabile. E verrà un giorno in cui tutti chiederanno scusa a Sara Cunial, e la faranno benemerita di una repubblica che avrà ritrovato la sua ragion d’essere ed il suo diritto.
Gli altri, gli sbeffeggiatori, si vergogneranno. Ma sempre, rigorosamente, in silenzio. Il silenzio del gregge, non più innocente.
Dedicato a tutte le donne coraggiose di questo paese, che non porteranno i loro figli di cinque anni agli hub vaccinali, ma se necessario faranno loro scudo con i loro stessi corpi.
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