Avvento 2021

Avvento 2021 – Giorno 4 L’Imperatore

L’Imperatore rappresenta il potere terreno, la potenza materiale. Trabocca energia materiale che bisogna essere in grado di controllare e dominare affinché questa abbia un effetto positivo. Rovesciata, la carta rappresenta il potere che diventa schiavo di se stesso: la tirannia inflitta o subita.

De mortuis nil nisi bonum, dice un vecchio proverbio latino. Dei morti non si parla che bene. Per questo la cosa migliore da fare quando si parla di Sergio Mattarella è non dire nulla, stare zitti. Non solo perché pare che il tizio sia assai vendicativo, dalla querela facile, fin da prima che i suoi Grandi Elettori del PD rispolverassero per proteggere il re nudo il reato di vilipendio del capo dello stato. Ma anche e soprattutto perché trovare del bene fatto da lui durante la sua carriera politica è impresa ardua.

Dice: perché de mortuis? Perché la sua è, vivaddio, una storia politica alla fine. Tra pochi giorni non sarà morto (gli auguriamo lunga vita e prosperità, ci mancherebbe), ma collocato a riposo. Il mandato presidenziale conferitogli da Renzi & c. scade a gennaio, qualcuno gli aveva proposto un bis come quello di Napolitano, ma pare che si accontenterà di chiudere il suo cursus honorum con il senatorato a vita che spetta agli ex del Quirinale. Restando come grande ed ascoltato vecchio di una politica italiana che proprio a staccarsi dalla prima repubblica non ce la fa. D’ora in poi consiglierà altri su quali danni fare alla democrazia in Italia, non li farà più in prima persona.

Personaggio su cui gli storici si sbizzarriranno. Sopravvissuto all’attentato mafioso che privò la sua in precedenza chiacchierata famiglia del capo di allora, il fratello Pier Santi, si è accontentato per lungo tempo del secondo o terzo piano, tra i tanti peones della Democrazia Cristiana che venivano chiamati a farsi avanti soltanto quando c’era qualche basso servizio da fare, ed i big non si volevano sporcare le mani.

La cosa più sporca, in quel 1993 dove fece parlare di sé la prima volta, era la legge elettorale che salvava il proporzionale malgrado il popolo avesse votato per il maggioritario nell’omonimo referendum. Mattarella non si tirò indietro, non batté ciglio (le sue foto di allora in bianco e nero, come quelle a colori di adesso, mostrano una fissità espressiva inquietante ed in certi momenti quasi malevola, anche quando si mostra sorridente i suoi occhi non sorridono mai) e sfornò la brutta, oltraggiosa legge che porterà per sempre il suo nome e che i democristiani di terza e quarta generazione sopravvissuti e confluiti nel PD cercheranno per sempre di mantenere in auge, con quei soli ritocchi che assicurano poltrone e potere al partito che le elezioni non le vince mai, ma le porta sempre a casa.

Più di vent’anni dopo, il suo momento è di nuovo arrivato quando l’apprendista stregone Renzi aveva bisogno di qualcuno che, ancor più di Napolitano, assicurasse dal Quirinale un occhio di riguardo per maggioranze che sopravvivevano solo in parlamento, non nel paese. Il giurista Mattarella aveva fatto fino ad allora buona guardia sul sistema dalla Corte Costituzionale. Dal Quirinale si è assicurato che la repubblica restasse parlamentare, del parlamento cioè occupato da PD e 5 Stelle, che il popolo sovrano si rassegnasse e che l’opposizione si logorasse in una sterile attesa del suo momento.

Non è venuto mai, quel momento. In compenso la lectio magistralis sulla democrazia in versione ipocrita del professore siciliano ci ha ammorbati tutti i giorni come quelle tediose lezioni subite a scuola nei giorni in cui fuori di finestra ci sorrideva la vita ma noi eravamo costretti dentro. Alle prese non con un buon padre ma con un insegnante arcigno, maldisposto e dal giudizio mai equilibrato, sempre spostato da una parte: la sua.

E’ stata una lunga legislatura, presidente Mattarella. Anche se non ci fosse stato il covid, saremmo arrivati alla fine di questo settennato esausti. E completamente disamorati da una politica che lei si è fatto un dovere di rappresentare al suo peggio per tutta la vita.

Non ci mancherà, malgrado il rischio che dopo Nerone ci sia qualcuno di ancor peggio a sedere sul trono imperiale sia più forte che mai.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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