E’ la carta numero 5 degli arcana majora. Rappresenta la lealtà, la franchezza, il rispetto degli altri, il buon consiglio spassionato, la vocazione in tutti i suoi aspetti spirituali e materiali. Ma se rovesciata, mette in risalto gli aspetti grotteschi del Sacro e la sua esasperazione. Diventa pertanto simbolo di falso moralismo, bigottismo, intolleranza. Il Maestro diviene un falso profeta.
C’è voluto il covid per rovesciare la carta di Papa Francesco. Fino al suo avvento, l’uomo che aveva scelto per sé, salendo sul Soglio di Cristo, il nome del più venerato santo della chiesa, ne era sembrato ad ogni apparenza un degno erede.
Jorge Maria Bergoglio non parla agli animali, non pare in grado di esercitare una dialettica da Cantico delle creature. Ma agli uomini aveva saputo parlare diffondendo un messaggio all’apparenza di profonda riforma della Chiesa.
Messaggi finalmente inclusivi, la conclusione di un percorso cominciato da Papa Luciani, proseguito da Papa Woityla ed interrottosi con Papa Ratzinger, che aveva raccolto in senso più tradizionale il guanto di sfida dei nuovi tempi caratterizzati da guerre più o meno sante.
Il Francesco argentino sembrava aprire le porte della chiesa cattolica a chi fino a quel momento ne era stato escluso: omosessuali, preti sposati, comunisti, infedeli. La capitale della cristianità che finalmente dialogava con tutti era diventata Assisi, non più Roma. Con quel suo fare da giullare di Dio e quel suo accento porteno, Bergoglio aveva incantato tutti e promesso a tutti finalmente vera pace in terra agli uomini di buona volontà, che ci credessero o no.
Le circostanze della sua bizzarra e inusuale successione ad un predecessore ancora vivo e vegeto (non succedeva dai tempi di Celestino V e Bonifacio VIII) erano state presto accantonate, insieme alle voci di corridoio vaticano che avevano alimentato. Ratzinger il crociato aveva lasciato il posto a Bergoglio l’ecumenico, i tempi nuovi potevano finalmente cominciare, anche per la chiesa.
E’ bastata la più minuscola delle creature del Cantico, un animaletto apparentemente incapace di fare tanto danno e con un nome quasi ridicolo, covid, a scoprire il bluff (non ce ne vogliano i credenti e gli ortodossi) dell’imitatore del poverello d’Assisi. Sono comparsi i gesti scomposti, le facce poco benevole, gli sguardi che trasmettono poca misericordia, gli occhi che fulminano e dannano. E soprattutto le parole. Anatemi quali non se ne sentiva dai secoli bui del Medioevo più intollerante.
Chi non si vaccina, per Bergoglio, è fuori dalla comunità cristiana. I pedofili non sono mai stati scomunicati, i novax sì. Tanta e tale è stata la veemenza del Papa vaccinista che c’è da ringraziare che non abbia più a disposizione un braccio secolare. Il Santo Uffizio userebbe dei metodi di inoculazione urbi et orbi che il generale Figliuolo può solo sognarsi.
C’è veramente poco di Cristo nel successore di Cristo in terra. C’è da chiedersi, se uno crede, che conto gli sarà chiesto proprio da Cristo della mancanza di speranza che ha elargito a piene mani (lui, capo di una organizzazione che non ha altra ragion d’essere che la diffusione della speranza tra i disperati) proprio nel momento in cui il mondo sembrava avere più bisogno.
Bergoglio è il 121° successore di Pietro. Secondo Nostradamus, l’ultimo. Nel 2013 si erano aperte le porte del Conclave. C’è il dubbio che fossero piuttosto le porte dell’Inferno.
In hoc signo non vinces. Non più.
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