Equità, armonia, virtù e onore sono gli aspetti più evidenti di questa carta. È una protezione per l’uomo giusto. Chi rispetta la Legge non patirà nessuna punizione, che spetta solamente ai colpevoli. La Legge deve essere comunque rispettata. Nessuna violazione della Legge rimarrà impunita. Questa carta di equilibrio simboleggia pertanto l’armonia esistenziale che è appunto raggiunta da coloro che possiedono rettitudine e onore, ma anche rigore. A rovescio, mancanza di equilibrio, di armonia, sofferenze e depressione. L’ingiustizia trionfa in ogni campo; qualsiasi causa difficilmente viene vinta.
La giustizia in Italia è sempre stata come la ragazza dalle belle ciglia: tutti la vogliono, nessuno la piglia. La giustizia presuppone cultura del bene comune, noi italiani siamo abituati ad anteporre il tornaconto personale. Eravamo la patria del diritto, siamo diventati il paese dove tutto va a rovescio. La giustizia di Pinocchio, in galera ci va l’innocente, o al massimo il rubagalline. Chi la fa grossa nelle maglie del nostro diritto trova sempre la scappatoia.
Dopo la purtroppo breve stagione di Falcone e Borsellino, abbattuti dal porto delle nebbie alzato loro intorno prima di tutto dai loro stessi colleghi prima ancora che dai mafiosi, la giustizia italiana diventò Mani Pulite. E lì ha definitivamente finito di esser Giustizia. Forcaioli e giustizialisti si impadronirono delle nostre aule di tribunale, finché il pendolo non oscillò di nuovo e arrivò la stagione di Palamara.
Il quale ha finito per pagare per tutti, si fa per dire pagare. E’ stato pagato lui, lautamente ricompensato dai diritti d’autore incassati insieme a Sallusti per le sue memorie best seller, senza essersi fatto un solo giorno di guardina per tutto quello che ha combinato. La Giustizia ridotta a bordello.
Eravamo arrivati a questo punto, nella stagione dei processi intentati ad un Salvini che non si era ancora allineato al sistema. «Ha ragione ma dobbiamo abbatterlo», fu la parola d’ordine delle Procure siciliane (e non solo) che lo rinviarono ad un giudizio ignobile, palesemente di parte, quello che il terzo Potere dello Stato non può e non deve mai essere.
Poi arrivò il covid, e la psicopatia collettiva della Morte Nera. Per la prima volta dal Medioevo al diritto si sostituirono gride spagnoleggianti come quelle del tempo della peste. Per la prima volta dal 1947, la Costituzione fu presa e messa in un cantuccio. Non modificata, non abrogata, non violata. Semplicemente ignorata e dimenticata.
L’obbligo vaccinale è indegno, vergognoso, abbietto anche per un paese dove non abitassero vigliacchi con la paura di morire di raffreddore. Un paese dove risiedesse un popolo abituato ad esser solidale tra sé quando si tratta di diritti e libertà.
Ancora più indegno è stato vedere che nessuno dei cosiddetti guardiani della legge si è mosso a difesa dell’unica cosa buona fatta dall’Italia nel campo del diritto negli ultimi cento anni, la nostra carta fondamentale e la decenza di vita che aveva restituito al popolo italiano dopo la parentesi della dittatura. L’Imam Mattarella si è anzi schierato con i persecutori, e la Corte Costituzionale ha soltanto bisbigliato somemssamente in talune circostanze le sue perplessità circa la violazione di diritti che risalivano all’alba della nostra moderna civiltà.
Dei magistrati di ogni ordine e grado sottostante non è più pervenuta notizia. Si sapeva soltanto, dagli avvocati interpellati da chi via via veniva sospeso dal lavoro senza assegno, che la magistratura non vedeva di buon occhio (testuali parole) i ricorsi di chi esercitava il suo diritto ex art. 32 Cost. E che quindi non era il caso di presentarli, anche perché la maggioranza dai prìncipi dei fori italiani si rifiutava di farlo per non esporsi e passare male (altre testuali parole) davanti ai giudici.
Parafrasando il Marchese del Grillo, questa non è Giustizia. E’ merda. Questo non è più un paese nato dal liberalismo risorgimentale, ma di nuovo una terra di malversazioni governata da un Papa Re e dalla sua sbirraglia infame. Fatte le debite proporzioni, l’equivalente dell’Iran degli Ayatollah in campo cristiano, o poco ci manca.
Poi arriva Giulio Cruciani, magistrato del lavoro al tribunale di Velletri, e in un colpo solo ci restituisce giustizia (scritta con una sana lettera iniziale minuscola ad indicare una possibile quotidianità) e speranza. Il dott. Cruciani riammette la OSS licenziata dalla locale ASL e le consente di chiedere anche i danni. Altro che obbligo vaccinale. Obbligo di restituzione del maltolto.
L’unico obbligo, se vogliamo restare legalitari fino in fondo almeno noi non offuscati da strani intrugli spacciati per vaccini, è aspettare il primo gennaio prossimo, e seppellire il potere giudiziario di una valanga di ricorsi contro la fake pandemia ed i suoi decreti e le sue ordinanze liberticidi. A condizione che resti legalitario però anche il potere politico ritirandosi dentro l’alveo costituzionale a lungo sbertucciato. In caso contrario, la palla passa dal dott. Cruciani al dott. Che Guevara.
Meditate, gente dei palazzi, meditate.
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