«Nello spazio sviluppi una coscienza globale immediata, un sentimento verso le persone, un’intensa insoddisfazione verso la situazione del mondo e una compulsione a fare qualcosa per questo. Da qui fuori sulla Luna, le politiche internazionali sembrano così insignificanti. Tu vorresti prendere un politico per la collottola, trascinarlo fuori a un quarto di milioni di miglia [dalla Terra] e dirgli “Guarda là, figlio di puttana!”».
(Edgar Dean Mitchell, astronauta)
E dunque siamo il paese che meno di tutti è capace di una politica decente di accoglienza e sopravvivenza, quello anzi da cui le intelligenze scappano, siano esse naturali o artificiali. Quello da cui scappa chi spera in una vecchiaia decente. Quello che non offre né pensioni né contratti di lavoro capaci di sfamare, però i soldi per costruire una base lunare li trova. Per cominciare, undici milioni di euro per 48 mesi in dotazione all’Agenzia Spaziale Italiana ebbene sì, ne abbiamo una anche noi.
«La Luna è il prossimo grande obiettivo spaziale a cui si sta puntando con progetti internazionali molto ambiziosi e che vede un’importante partecipazione italiana». In attesa dell’Elon Musk nostrano che magari offra ai pensionati in fuga da un’altra Agenzia italiana, quella delle Entrate, destinazioni alternative ai vari Portogallo, Bulgaria e Canarie.
Non siamo in grado di portare a destinazione un treno di pendolari in orario compatibile con quello lavorativo (a meno di non essere un ministro, chissà se Lollobrigida punterà i piedi per avere un posto sulla prossima stazione spaziale Lunar Gateway, una specie di stazione di Ciampino tra qui ed il nostro satellite), ma entro il 2025 dovremmo avere un’idea di quanto ci voglia con corse di linea a raggiungere il mare della Tranquillità, quello dove Neil Armstrong compì un grande passo per l’umanità, noi italiani compresi).
Ci siamo chiesti in questi mesi che fine facessero i fondi europei del PNRR. Ecco, una parte va a finire qui. E non è tutto, la transizione lunare è propedeutica a quella su Marte. «Raccogliere questa sfida ci sta permettendo di superare limiti tecnologici e scientifici, portando a nuove scoperte e allo sviluppo di nuove capacità, di cui beneficeremo nella vita di tutti i giorni», dicono all’ASI.
Non è fantascienza, per noi italiani è già adesso, sulla Terra, vita di tutti i giorni. Dalle difficoltà nella gestione quotidiana delle missioni (chissà se Landini ha già aperto una sezione sindacale presso l’ASI), ai tanti imprevisti che possono verificarsi, settore in cui nel tempo si è specializzata l’azienda italiana Altec. «La Luna può essere considerata come una sorta di banco di prova, più lontana rispetto alla Stazione Spaziale ma più vicina di Marte», dicono all’Altec. «Gli inconvenienti possono essere di ogni tipo, da problemi sanitari in cui possa servire una rapida formazione all’equipaggio per poter intervenire a questioni più banali ma comunque fondamentali, come malfunzionamenti nei servizi igienici».
Dalle corse che saltano ai cessi che non funzionano, non c’é che dire, la corsa alla Luna per noi si svolgerà in uno scenario assolutamente familiare.
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