Avvento 2023

Avvento 23 – Giorno 17 – I sette pilastri della sciocchezza

«Le ore della notte non conoscono amici, in Arabia»

(Thomas E. Lawrence, I sette pilastri della saggezza)

Se la ride vistosamente Ahmed Al-Jaber il sultano degli Emirati Arabi Uniti presidente della Cop28. E se se la ride lui, che da tempo ormai immemorabile campa sul principe dei combustibili fossili, il petrolio, preoccupiamoci. La conferenza delle parti (“conference of the parties”) della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha fatto nottata, ed alla fine ha partorito una carta di quelle che non significano nulla, ma che accontentano tutti.

I combustibili fossili dunque sono stati formalizzati come causa dei cambiamenti climatici (saranno contenti di saperlo i dinosauri e i quattro simpatici piccoletti dell’Era Glaciale della Dreamworks). I paesi riuniti sotto l’egida di questa conferenza si impegnano a transitare fuori dai combustibili fossili entro il 2050.

Che vuol dire? Che tra trent’anni il petrolio forse non sarà più il combustibile principale, ma intanto lo è, eccome, se no il sultano Al-Jaber aveva poco da ridere. Nel frattempo, business as usual, anche perché non ci sono alternative. Elettriche e ibride sono macchine del futuro, da secondo episodio di Guerre Stellari. Il diesel che Dio ce lo conservi in salute il più a lungo possibile, la benzina è l’unica certezza delle nostre vite da inconsapevoli occidentali, ma guai se la mattina troviamo le pompe fuori uso o il prezzo maggiorato da scelte a capocchia che come cinquant’anni fa ascriviamo alla colpa di quei tizi con il tabarro in testa, come Al-Jaber. Gente con cui siamo in conflitto dall’alba dell’età moderna.

Standing ovation per l’approvazione del nulla. Come succedeva, ma più sobriamente, alla fine di quei conclavi della Chiesa Cristiana dove si discuteva per mesi, anni, se la donna avesse un’anima, se il figlio di Dio assomigliava più alla Madre o al Padre, se l’ostia era il corpo di Cristo e il vino il suo sangue. E chi ha pagato l’Ultima Cena.

Si va avanti come prima, più di prima. Intanto l’Europa con i suoi 500 milioni di abitanti mantiene la presunzione di poter influire sui cambiamenti climatici e sul destino del mondo. E fa finta di non capire che i restanti 7 miliardi e mezzo se la ridono anche loro bellamente della nostra isteria (o forse è meglio dire della nostra ipocrisia, visto che per noi in realtà si tratta di vendere nuovi modelli di autovetture o di caloriferi).

Per tre dei cinque continenti esistenti bruciare combustibili fossili è questione di vita o di morte, come lo era per noi ai tempi delle rivoluzioni industriali. Come gli arabi, Asia, Africa e Sudamerica si spellano le mani sapendo che tanto faranno quello che gli pare. Del resto, nel 2050, di queste stizzite prese di posizione di radical chic europei e delle ringhiate dei BRICS chi se ne ricorderà più?

Chissà se i dinosauri facevano queste riunioni e questi discorsi, prima che cascasse il meteorite.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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