Avvento 2023

Avvento 23 – Giorno 24 – Maestri di piombo

«La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali.»

(Luciano De Crescenzo)

«Io mi ribello, dunque esisto.»

(Albert Camus)

«Ai miei tempi le principali preoccupazioni degli studenti universitari erano sesso, fumare erba, fare rivolte e studiare. Studiare era qualcosa che si faceva quando le altre tre cose non erano disponibili.»

(Bill Bryson)

Secondo alcuni, un raffinato intellettuale al servizio del popolo. Secondo altri, uno stragista, almeno a livello morale. Di quel gruppo di persone appartenenti ad Autonomia Operaia che il 7 aprile 1979 furono arrestate per reati vari riconducibili alla banda armata, all’eversione ed a tutta una serie di azioni sanguinose che fecero concludere al magistrato Pietro Calogero che tra AO e BR (le Brigate Rosse a cui dopo il delitto Moro tutte le forze dell’ordine davano al caccia) la distanza, morale e materiale, fosse ormai veramente esigua.

Toni Negri passerà alla storia come uno dei cattivi maestri. Come i suoi compagni fuorusciti a Parigi che, come Oreste Scalzone, beneficiavano della dottrina Mitterand (niente estradizione per i perseguitati politici, anche se da parte di un paese democratico o presunto tale), come quell’Adriano Sofri di Lotta Continua che scelse invece di costituirsi affrontando la condanna come mandante dell’omicidio Calabresi.

Erano i cattivi maestri di una generazione che prendeva fuoco facilmente, se si trattava di marxismo o nihilismo portati alle loro estreme conseguenze. Intellettuali che avevano scherzato con il fuoco della rivolta armata, dell’insurrezione popolare di ispirazione più o meno esotica, un qualcosa che pretendeva di risalire ai mai risolti strascichi della guerra civile antifascista del 1943-45 ma che tuttavia appariva decisamente fuori luogo in rapporto alle mutate condizioni di vita della popolazione italiana dopo un dopoguerra vissuto all’ombra del boom economico.

Toni Negri se n’é andato a 90 anni nella Parigi dove aveva vissuto da fuoruscito quasi vent’anni, altri dodici scontati poi ai domiciliari nella sua casa di Trastevere. Insieme a Sofri, l’unico che ha scontato interamente la pena inflittagli dalla giustizia italiana, ed a quel Cesare Battisti estradato pochi anni fa dal Brasile, era rimasto uno dei simboli viventi di quella stagione di sangue provocata da parole troppo frettolosamente etichettate come prese di posizioni da intellettuale.

Il sangue delle vittime degli Anni di Piombo non si è asciugato e non si asciugherà mai. Nessuno ha chiesto scusa per averlo versato.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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