Avvento 2023

Avvento 23 – Giorno 5 – Bibi, che governa su Sion

Una terra promessa un mondo diverso dove crescere i nostri pensieri

noi non ci fermeremo non ci stancheremo di cercare il nostro cammino

(Eros Ramazzotti)

Ogni promessa è un debito.

(antico proverbio italiano)

Il fatto è che quella terra è stata promessa a troppa gente. E in nessun caso si trattava di gente abituata a convivere. Il Medio Oriente è stato conteso da quando abbiamo l’uso di ragione da un Islam che non ammette altra autorità civile, politica e religiosa che non quella dei successori del Profeta, e da un popolo ebraico che per duemila anni – dalla diaspora romana all’olocausto nazista – non si è integrato con nessun’altra cultura o comunità europea. Del resto, quando ci siamo passati noi cristiani, al tempo delle Crociate, manca poco abbiamo fatto peggio di ambedue messi insieme (nel 1099 alla conquista di Gerusalemme da parte di Goffredo di Buglione non sopravvisse nessuno che appartenesse ad altra fede, e le strade della capitale della Giudea erano scivolose a causa del sangue versato).

Ebrei e palestinesi (arabi in genere) non convivono, bastano a dcunentarlo settant’anni di telegiornali che hanno mandato di traverso la cena a generazioni di occidentali, con le immagini di orrori sanguinosi provenienti quasi ogni sera dalla cosiddetta Terrasanta.

Non c’é trattativa di pace che tenga, quale miglior focolaio di prosperità per chi commercia con le armi, il fanatismo religioso, la realpolitik che tiene impegnate le grandi potenze su uno scacchiere che si regge in equilibrio precario sul petrolio, la guerra fredda ritornata calda, l’incapacità di considerare le ragioni dell’altro?

Hamas fa politica con il terrorismo, come la faceva Al Fatah di Arafat. Il 7 ottobre chi ha aggredito Israele ha giocato con una guerra che ormai forse neanche le suddette grandi potenze rischiano di poter controllare e scongiurare. Se alla Knesset, il parlamento di Gerusalemme, ha ripreso intanto il potere il Likud di Benjamin Netanyahu (Bibi per gli amici) i passi verso il disastro accelerano.

Ex militare, quindi proveniente dall’ambiente meno incline al dialogo con i palestinesi della società israeliana, dal 1996 ha governato tre volte, eletto sempre a gran voce dalla paura degli israeliani stessi di trovarsi circondati da un miliardo di musulmani ostili e di non essere più all’altezza di salvarsi, nemmeno con gli aiuti americani.

Mai dire ad un soldato che non sa quanto può essere disumana una guerra, fa dire Gavin Wood al suo generale Alan Rickman nel film Il diritto di uccidere. Verrebbe voglia di crederci. La sensazione è che Netanyahu lo sappia benissimo, sì, visto che buona parte delle guerre di israele per la sopravvivenza se le è fatte tutte o quasi. C’é chi dice che con quest’ultima di guerre egli voglia soprattutto nascondere altri peccati di quelli che Jeovah difficilmente perdona: corruzione, frode e abuso d’ufficio a vantaggio di lobbies finanziarie israeliane. Se è così, anche con uno così ci ragioni male.

Di Gaza alla fine di questa crisi resterà più o meno quello che è rimasto del Libano trent’anni fa. Forse il Dio che ha promesso a troppi queste terre non aveva calcolato che alla fine l’asta potrebbe andare deserta. Per sterminio totale.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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