Avvento 2023

Avvento 23 – Giorno 8 – Franca disse no, Giulia non ce l’ha fatta

«Chi trascura di imparare nella giovinezza perde il passato ed è morto per il futuro».

(Medea, Euripide)

Scarpe rosse, tacco vertiginoso. Il diavolo non veste più Prada, ma le radical chic women del #metoo. Le quali, ragionando ormai con i piedi, spacciano la loro edonistica battaglia per la causa di tutte le donne.

Le donne, non solo in questi giorni, hanno ben altro a cui pensare, qualunque paio di scarpe indossino. Mentre a Padova si seppelliva Giulia Cecchettin, ad Agrigento l’ennesimo ex sfregiava l’ennesima donna con l’acido. Mentre papà Gino straziava con la sua lettera alla figlia che non vedrà mai più il cuore di un paese che finalmente sembra essersi destato prendendo coscienza del femminicidio, la donna di Agrigento, di cui non viene divulgato il nome perché sottoposta a protezione giudiziaria (si fa per dire), si ritrova mezzo corpo ustionato e la vita a brandelli per sempre. Ma la beffa più grande è l’ennesima ammissione da parte delle forze dell’ordine circa le ripetute segnalazioni della vittima a proposito delle minacce subite dal suo carnefice. Segnalazioni che anche in questo caso sono finite nel nulla, sensa esito. Il conto delle donne violentate in vario modo e/o uccise sale intanto a più di 100 nel 2023. Il record del 2022 è a portata di mano.

C’é qualcosa che non va nella nostra giustizia, l’abbiamo detto più volte, in varie edizioni di questo calendario. La polizia minimizza, la legge sbeffeggia, parafrasando il titolo di un film dei ruggenti anni settanta. Ruggenti perché erano gli anni in cui si prendeva coscienza dei diritti civili (ancora più importanti di quelli politici, se possibile) e di quanta strada ci fosse da percorrere perché si potessero chiamare effettivamente tali.

Sono passati quasi sessant’anni da quando Franca Viola disse il primo no, sorprendendo un paese ancora immerso nel sonno di usi tribali. Rapita e segregata dall’ex fidanzato (un mafioso) che non si rassegnava al ripensamento di lei, la minorenne Franca con il consenso e l’aiuto di un padre altrettanto coraggioso si rifiutò di accondiscendere al matrimonio riparatore che il mafioso le voleva imporre a seguito della tradizionale fuitina.

Il codice civile di allora, in vigore fino al 1981, permetteva queste cose. Il delitto d’onore, per dirne una, era uscito da pochissimo dal nostro ordinamento. La Viola se avesse accettato sarebbe diventata moglie del suo rapitore, riscattandone appunto l’onore. La norma invocata a propria discolpa dall’aggressore, l’articolo 544 del codice penale, sarebbe stata abrogata con la legge 442, promulgata il 5 agosto 1981 a sedici anni di distanza dal rapimento di Viola, e solamente nel 1996 lo stupro da reato «contro la morale» sarebbe stato riconosciuto in Italia come un reato «contro la persona».

Veniamo da lontano, e ancora siamo per strada. Una lunghissima strada. Alcuni magistrati sentenziano ancora il «se l’é cercata». Alcune donne camminano sul tacco dodici, altre – la maggior parte – camminano su scarpe assai più scomode. E ogni volta che tornano a casa non sanno se le aspetta un ceffone, una coltellata o una bottiglia d’acido sul viso.

Gino Cecchettin ha detto quello che ormai dovrebbe appartenere alla coscienza comune. Rispettarsi, tra i sessi, è questione di cultura. Il diavolo veste Prada. La nostra ignoranza veste casual. Ed è a buon mercato per tutti.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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