Ombre Rosse

Buon Ferragosto Italia

E’ una Italia irriconoscibile quella che si appresta nuovamente a celebrare le sue Ferie Augustanae. Un anno dopo, è cambiato tutto, o tutto cerca di cambiare. La musica, il clima (non quello meteorologico che, dicono gli esperti, non dovrebbe essere un granché), i discorsi. E soprattutto il governo, il quadro politico.

Un anno dopo, il partito dalle sorti magnifiche e progressive è in un angolo, a leccarsi le ferite, combattuto tra la vocazione documentaristica scopertasi da Matteo Renzi e gli appelli di Maurizio Martina che tenta di far sapere che al Nazareno c’é ancora qualcuno, non è chiuso per ristrutturazione, cambio gestione, asta fallimentare.

Un anno dopo, a Palazzo Chigi c’é un presidente del consiglio espressione di una maggioranza gialloverde, qualcosa che prima del 4 marzo era ipotizzabile soltanto nei sogni erotici più sfrenati di un elettorato composto da quelli che, per dirla con la capotreno della tratta ferroviaria Milano – Cremona, si sono rotti le scatole. E’ un presidente che parla con Trump, Putin, Merkel, Juncker nella loro lingua, con i loro argomenti, e porta a casa sempre qualcosa facendo ottime figure. Non succedeva da un paio di repubbliche.

Un anno dopo, l’emergenza sbarchi è stata affrontata e (quasi) risolta dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Le navi ONG, che prima scorrazzavano come squali al largo delle nostre coste pronte ad azzannarle, ora girano largo e si buttano piuttosto verso la Spagna, come turisti tedeschi danarosi e desiderosi di maggiori comforts. La quale Spagna, dopo un mese, si è già accorta quanto costa la carità pelosa e avrebbe tanta voglia di fare all’Europa un annuncio come quello della suddetta capotreno.

Un anno dopo, l’emergenza lavoro è stata presa di petto dal Ministro Luigi Di Maio. Il Decreto Dignità non sarà la soluzione di tutti i mali, ma intanto si riparla di dignità, oltre che di lavoro. Con i governi del partito del popolo si parlava di disperazione, disoccupazione, suicidi. Il culmine era stato toccato dalla Fornero, «il lavoro non è un diritto». Il punto più basso con Renzi, il lavoro era diventato una farsa, una perdita di tempo.

Raffaele Ariano ed il treno "galeotto"

Raffaele Ariano ed il treno “galeotto”

Un anno dopo, certe istituzioni della Repubblica sembrano a volte quei giocatori di carte che avendo servita una pessima mano hanno gran voglia di gettare tutto al monte e aspettano con malcelata bramosia l’occasione. Il presidente della repubblica interviene spesso, spesso anche a sproposito o comunque a propositi che non sarebbero consentiti. Salvo restare zitto quando invece sarebbe il caso che si facesse sentire. Qualcosa tipo: «signori, questo è il governo legittimamente eletto dal popolo italiano, diamoci tutti una bella calmata e lasciamoli lavorare».

Un anno dopo, d’altra parte, chi attacca il presidente della repubblica è un hacker russo, chi gli scrive invece una lettera aperta per denunciare i maltrattamenti subiti dal figlio che a sua volta ha denunciato la più volte citata capotreno finisce in prima pagina, e non più nelle barzellette. Forse la valanga di commenti negativi – diciamo così – piovuta in testa a Raffaele Ariano è un po’ tanta per pensare che sia frutto anch’essa di hackeraggio leghista o russo? Forse la capotreno doveva accertarsi che il microfono fosse spento prima di enunciare quel «ci avete rotto i coglioni» che costituisce la chiave di tutta la surreale vicenda. Forse è anche il caso che qualcuno cominci a pensare che la gente i coglioni se li è rotti per davvero.

Un anno dopo, chi sostiene il governo non è più buonista, solidarista, al passo con i tempi, ma bensì fascista, razzista, omofobo, salvinista. Sindaci di metropoli come Napoli e Palermo non sono più ufficiali del governo, ma suoi antagonisti. Salvini chiude i porti alle navi ONG, e questi due signori le invitano ad «avvicinarsi alle loro acque». Lo Stato di Diritto, il Diritto stesso sembrano diventati come la pelle delle guance: dove la tiri, va. Del resto, alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione, organo esponenziale del nostro sistema giudiziario danno sentore se non conferma che il solco tracciato da Giustiniano lo abbiamo lasciato da un pezzo. L’ultima perla, se occupi uno stabile ma sei un centro sociale (socialmente utile, sic) l’occupazione è legalmente valida. Avvertenza: ogni apprezzamento sulla utilità sociale della Corte di Cassazione rischia di essere considerato frutto di hackeraggio russo.

Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris

Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris

Un anno dopo, riparte la bambola dei vaccini all’appressarsi dell’avvio dell’anno scolastico. Chi crede che la scienza sia ancora quella che pretendeva di aver capito tutto con Aristotele e Tolomeo, chi crede che come nella Repubblica di Platone il governo migliore è quello dei medici, sbraita: tutto il potere a Burioni! Chi si permette di sollevare qualche dubbio (big mess, big business, Big Pharma?), oltre all’apprezzamento per il fatto che dopo ere geologiche, eoni, il ministro della salute è finalmente un medico (ma non di quelli che stanno bene al PD, piuttosto una che propone il ritorno al galileiano metodo empirico, all’approccio flessibile), la dottoressa Giulia Grillo, viene tacciato di essere un untore come succedeva ai tempi della peste manzoniana.

Roberto Saviano

Roberto Saviano

Un anno dopo, il quinto posto nel disco di Daisy Osakue viene caricato di significati (se fossero solo sportivi, anche giustamente). La pioggia di medaglie nel nuoto, nell’atletica e nel ciclismo – malgrado siano i primi clamorosi squilli di rinascita di uno sport che, al pari della società di cui è espressione, sembrava ormai in declino inarrestabile – invece no. Mass media e larve di opposizione non se ne fanno nulla di quegli ori, argenti e bronzi per dare contro a Salvini. Saviano ha già preso più insulti di Ariano, ed è a leccarsi anche lui le ferite nel suo attico a Manhattan. Mentana e Calabresi sono in ferie, dalle parti – supponiamo – di Capalbio. Martina quando parla fa meno rumore del silenzio. Gli argomenti sono quello che sono, il meglio che possono fare i megafoni del PD, per una volta, è stare zitti.

Con l’unica eccezione di Matteo Renzi che, come ai vecchi tempi della matematica imparata a scuola, conferma la regola.

Buon ferragosto, Italia.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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