Diario Viola Fiorentina

Chi si rivede

Fiorentina e West Ham, che domani sera a Praga si contendono la seconda edizione della Conference League, sono due vecchie conoscenze. Talmente vecchie che molti neanche si ricordano della circostanza.

Erano gli anni 70. Un’altra vita, un altro mondo, un altro calcio. Inghilterra ed Italia si sfidavano spesso e volentieri non solo a livello di Nazionali ma anche di squadre di club. La federazione inglese, in preda a cronica abbondanza, aveva posto il veto alla partecipazione alle coppe europee dei propri club provenienti dalle serie inferiori, malgrado avessero vinto la coppa nazionale battendo squadre più titolate (il cosiddetto giant killer). Alla fine fu costretta a concedere a queste società un contentino sotto forma di partecipazione alla neonata Coppa di Lega Italo – Inglese. La Football Association invitò infatti la omologa italiana ad un doppio confronto che in qualche modo dava prestigio e visibilità a squadre che altrimenti non ne avrebbero avuti.

Perché l’Italia? Forse perché gli inglesi ci guardavano ancora dall’alto in basso non avendo – si era negli anni sessanta – mai perso con noi a livello di Nazionale? Chissà, sta di fatto che nel 1975 toccò al West Ham alzare la FA Cup a Wembley contro il Fulham, mentre a Roma la Fiorentina yeye di Carletto Mazzone metteva sotto per 3-2 il Milan conquistando la sua quarta Coppa Italia. A settembre le due squadre furono dunque chiamate alla doppia finale dell’Anglo-Italian League Cup.

Da sinistra, in piedi: M. Della Martira, V. Guerini, W. Speggiorin, G. Casarsa, C. Merlo (capitano), F. Superchi; accosciati: M. Roggi, G. Antognoni, D. Caso, B. Beatrice, E. Pellegrini.

Gli Hammers (così denominati dal sobborgo di Londra in cui avevano sede nonché dagli utensili raffigurati nello stemma sociale, quei martelli che si richiamano orgogliosamente ad un passato operaio della società e della squadra) ed i Viola erano due nobili un po’ decadute che cercavano di rinverdire i fasti di un passato abbastanza recente.

Il West Ham non aveva (e non avrebbe, almeno fino ad oggi) mai vinto il titolo nazionale ma in compenso avrebbe vinto tre volte la Coppa d’Inghilterra. La Fiorentina di titoli nazionali ne aveva vinti due, nel 1956 e 1969, e quattro volte la Coppa Italia. A livello internazionale, entrambe avevano vinto la Coppa delle Coppe (1961 i fiorentini, 1965 gli inglesi). I quali inglesi avevano fornito giocatori essenziali a quella nazionale che nel 1966 aveva vinto il titolo mondiale, come Geoff Hurst (autore di uno dei gol più contestati della storia del calcio) ed il leggendario Bobby Moore.

I viola tentavano di lanciare una nuova linea verde dopo quella che nel 1969, con De Sisti & c., aveva fruttato il secondo scudetto. Sembrava proprio che il presidente Ugolini l’avesse azzeccata, anche se la malasorte – come tante altre volte nella storia viola – era in agguato.

A leggere le formazioni del doppio confronto (a settembre andata a Firenze, a dicembre ritorno a Londra) colpisce soprattutto l’assenza di un nome nel tabellino del secondo match. Vincenzo Guerini era una colonna emergente e portante di quella Fiorentina verde. Aveva segnato un gol decisivo a Roma contro il Milan, ne aveva segnato un altro a Firenze per mandare al ritorno i viola in vantaggio, 1-0 al 19° minuto.

Ma a dicembre Guerini sarebbe stato in riabilitazione dopo lo spaventoso incidente d’auto che gli era costato quasi una gamba, e di sicuro la carriera. Dalla stessa macchina dalle lamiere contorte era stato estratto miracolosamente illeso il suo compagno Domenico Caso.

Vincenzo Guerini

A Upton Park, Londra, 10 dicembre 1975 il match winner sarebbe stato un altro talento emergente poi persosi nelle tormentate vicissitudini della Fiorentina di quegli anni: Walter Speggiorin, sempre al minuto 19 del primo tempo. Poi tutti dietro, a difendere il doppio vantaggio, come usava allora quando si andava Oltremanica, a sostenere arrembaggi tipici di un calcio inglese sempre uguale a se stesso.

La Fiorentina resse botta e riportò nella bacheca sociale quello che alla prova dei fatti sarebbe stato l’ultimo trofeo conquistato per più di vent’anni, fino ai tempi di Cecchi Gori e di Batistuta, e dei 40.000 allo stadio ad aspettare il pullman di ritorno da Bergamo con la quinta Coppa Italia.

Un altro calcio, un altro mondo, un’altra vita. Quanti saranno domani sera allo stadio davanti al maxischermo che nel 1975 non c’era? Quanti andranno ad aspettare eventualmente il pullman di ritorno da Praga con un trofeo che da vent’anni il popolo viola attende spasmodicamente?

Quarant’anni dopo West Ham e Fiorentina si ritrovano. Vent’anni dopo la Fiorentina prova a tornare a vincere qualcosa. Ad aggiungere un gagliardetto a quel labaro viola che da troppo tempo è rimasto uguale a se stesso, mestamente intatto.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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