Fiorentina

Commisso regala Chiesa alla Juventus

Dunque da ieri Federico Chiesa è un giocatore della Juventus. Nulla di strano, in tempi di professionismo anche esasperato quale quello introdotto dalla famosa legge Bosman. Ma come avrebbe detto padre Dante, è il modo che ancor offende.

La Fiorentina lo cede a ventiquattrore dalla scadenza del tempo utile per definire le compravendite di calciomercato. E’ un vecchio malvezzo delle direzioni sportive viola (diciamo pure delle proprietà, smettiamo di rifarsela con il maggiordomo per le colpe del padrone), dai tempi di Pantaleo Corvino passando per Daniele Pradé. Per chi non ricordasse, esempi eclatanti furono le cessioni last minute di Marcos Alonso e Juan Guillermo Cuadrado. In quei casi, il sostituto o non arrivò (complici i tempi ristretti) o arrivò a seguito di trattative approssimative che avrebbero prodotto effetti nefasti poco più tardi (ogni riferimento a Salah….).

Stavolta arriva José Marìa Callejon dal Napoli. Intendiamoci, se il giocatore è integro ha ancora da dire la sua, Frank Ribery docet. Ma fa sorridere amaramente intanto che finora Chiesa era visto un po’ da tutto il mercato come il sostituto naturale dello spagnolo. Le parti si sono invertite, a quanto pare, e speriamo bene.

L’asino casca semmai sulle modalità della cessione dell’ultimo degli enfant prodige prodotti dal vivaio viola (finora, ed in attesa dell’esplosione di Dusan Vlahovic). Federico va alla Juve in prestito oneroso. E per di più per effetto di clausole in base alle quali dei 50 milioni di euro stabiliti sulla carta la Fiorentina quest’anno in tasca se ne mette soltanto 2. L’anno prossimo, se tutto va bene, dovrebbero arrivarne altri 8. Poi il riscatto, con il versamento degli ultimi 40 a saldo, ma a condizione che si siano verificate tre circostanze: il ragazzo abbia giocato almeno il 60% delle partite in cui i bianconeri sono impegnati, abbia segnato almeno 10 gol a stagione e fatto altrettanti assist a compagni, la sua squadra si sia qualificata almeno quarta al termine dei due campionati di prestito.

Conoscendo la forza messa in campo dalla Juventus negli ultimi anni, la terza clausola è quella che preoccupa di meno (da un punto di vista esclusivamente limitato alle casse viola). Le altre due sono meno scontate di quanto sembri. In realtà il Federico che parte per Torino (metaforicamente, perché per ora ha fatto tutto a Firenze, comprese le visite mediche svolte da Fanfani) non è affatto detto che veda il campo più e più spesso del suo omonimo che ha imboccato la stessa strada tre anni fa. Normalmente, liquideremmo la questione con un lapidario: problema suo (e di chi lo ha consigliato, papà Enrico fece scelte ben diverse a suo tempo, ma evidentemente con i figli siamo più indulgenti che con noi stessi). In realtà, il problema è appunto anche del cassiere viola, che al primo intoppo potrebbe vedersi negate da Torino la seconda e soprattutto la terza trance.

Non solo, ma per soprammercato la Fiorentina si è resa disponibile a rinnovare il contratto al giocatore subito prima di cederlo, affinché le cifre pattuite (cinque milioni a stagione) fossero stabilite in partenza e giustificassero il prestito. Un bel regalo fatto ad una società, quella bianconera, che è stata finora in gravi difficoltà economiche per effetto della voragine aperta nei suoi bilanci dall’ingaggio di CR7, ma non solo. Un bel problema anche per la Fiorentina, se il prestito di Federico dovesse saltare, perché si ritroverebbe sul groppone un ingaggio che da solo le costa più dello stadio nuovo.

Eravamo stati facili profeti nell’esprimere le nostre perplessità sulla gestione Commisso. Ci dispiace aver avuto ragione, e Dio solo sa quanto. Questo è un comportamento da controllata bianconera, da squadra satellite. E’ un modo di fare che obbiettivamente i Della Valle non avrebbero mai adottato (i giocatori se li sono sempre fatti pagare, semmai i problemi con loro sono arrivati in sede di reinvestimento), e che giustifica la battuta che circola da ieri sul web: a confronto la vendita di Baggio da parte di Pontello fu una operazione ineccepibile e condivisibile.

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Dalla parte del giocatore, malgrado come sopra detto ne condividiamo a stento la scelta (disgraziato il mondo dove ormai contano solo e soltanto i soldi), va ascritta la scusante che rimanere in una squadra che ha i programmi e gli obbiettivi della Fiorentina e li attua alla maniera della gestione Commisso ha veramente poco senso, per uno dei maggiori talenti espressi dal calcio italiano negli ultimi anni. Una circostanza che tra l’altro involontariamente e inconsapevolmente è stata sancita da chi venerdi scorso gli ha rifiutato la fascia DA13 che i capitani della squadra indossano regolarmente da quando la Federazione ha acconsentito a celebrare il povero Davide Astori in questo modo. Se crediamo di ristabilire in questo modo l’immagine di Firenze e l’attaccamento alla maglia viola, siamo veramente fuori strada.

Che dire? Aspettiamo Quarta e Barreca, che a detta dei bene informati dovrebbero spaccare il mondo. Il cambio di emisfero, nel caso del centrale argentino, non è sempre facile. Ne sa qualcosa il più grande di tutti i centrali argentini comprati dalla Fiorentina: Daniel Passarella ci mise tutto il girone di andata ad abituarsi al nostro calcio, e dire che quella era una Fiorentina che per i valori messi in campo gli perdonava molti errori.

Di Callejon abbiamo detto, senza più Insigne e Maertens a creargli spazi in cui affondare le sue giocate, rischia di sbattere contro muri imprevisti. E il gioco di Iachini gli si confa ancor meno che ad altri talenti viola. Qui rischiamo l’ennesima stagione che vira al casino, con rispetto parlando. Mentre il proprietario va alla guerra con il mondo in nome di uno stadio che nessuno ha voglia di costruire per lui, di un altro che restaurare è difficilissimo se non addirittura inutile, di una politica di gestione che riassume, in un solo anno e mezzo, tutti i comportamenti che hanno portato Firenze al progressivo ed inesorabile distacco dalla precedente proprietà. Che pure, ci sia consentito dire, per quanto poco comunicativa aveva almeno ben altro stile.

La luna di miele è finita, mr. Commisso. Sarà bene che da adesso in poi arrivino i fatti. Fast, fast, fast!

Qui la società satellite della F.C. Juventus di Torino non ha mai avuto voglia di farla nessuno.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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