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Con l’Atalanta un passo indietro

(Dal nostro inviato) – Nella ventitreesima giornata di campionato, la Fiorentina nell’anticipo pomeridiano del sabato, affronta l’Atalanta. Dopo una settimana caratterizzata dalle polemiche del post gara contro la Juventus, dalle dichiarazioni del presidente Commisso, alle frasi del designatore arbitrale Nicchi, al Franchi si gioca una gara non solo in campo, ma anche sugli spalti.

Partita a rischio elevato sia per la rivalità delle tifoserie, ma soprattutto di notevole tensione degli ultimi anni, per il clima ostile creato dall’allenatore Gasperini con le sue battute poco piacevoli verso giocatori e tifosi viola. L’ultima querelle poco meno di un mese fa nella gara di Coppa Italia, un botta e risposta con i tifosi, sui cori offensivi a lui rivolti.

Nessuna direttiva è adottata dalla tifoseria a tal proposito, diversi appelli per non cadere nelle provocazioni e dare ulteriori alibi ad un personaggio di nota antipatia. Prima della gara il tecnico viene accolto da una bordata di fischi, dal parterre di tribuna molti applausi ironici, durante il primo tempo qualche coro di apprezzamento verso la sua persona, un paio di striscioni, la solita ironia e maturità che sempre contraddistingue il popolo viola.

Un grande pubblico, che dall’inizio della stagione, anche se la squadra ha ottenuto risultati poco lusinghieri, con orari di gioco spesso complicati, non ha mai fatto mancare il totale appoggio e supporto ai ragazzi in campo. Ancora un dato importante, lo stadio stracolmo, con 35.034 spettatori sugli spalti.

Finalmente all’ingresso in campo delle squadre, la concentrazione si sposta sul modulo e sulla formazione, si parte con il 3-5-2, Dragowski , Milenkovic, Pezzella, Igor, Lirola, Benassi, Pulgar, Castrovilli, Dalbert, Chiesa, Cutrone. Dalla Curva Fiesole, esaurita in ogni posto, tra migliaia di sciarpe viola, un giglio rosso enorme, campeggia nel mezzo del settore.

La partita è piacevole fin dalle prime battute, con le conclusioni in porta degli avversari, Ilicic con un sinistro, di poco fuori, Castagne impegna il portiere Dragowski. Le occasioni da goal arrivano da Pasalic che sbaglia un rigore in movimento, ma anche di Cutrone, su assist di Chiesa, anticipato dal portiere Gollini.

Gara a fasi alterne da una parte e dall’altra, fino alla mezz’ora, dopo un colpo di testa di Djimsiti arriva il pallone a Chiesa che di potenza calcia e porta in vantaggio la squadra viola. Grande entusiasmo del numero 25 che festeggia con il pubblico un goal spettacolare. I gigliati sfiorano il raddoppio con Cutrone. Si va all’intervallo dopo due minuti di recupero, ed un buon primo tempo disputato dai padroni di casa.

Nella ripresa il primo cambio per mister Iachini, esce Cutrone, prova poco brillante dell’attaccante, (pare per problemi fisici) per Vlahovic. Al cinquantesimo del secondo tempo, i neroazzurri riportano il risultato in parità con Zapata a pochi passi dalla porta, dopo una respinta di Dragowski. La visione del Var per presunto fuorigioco di Gomez, conferma il gol.

La gara viene spesso interrotta da falli, Vlahovic dopo uno spalla a spalla con l’avversario viene fermato e ammonito per proteste, gli avversari continuano a pressare, i viola non trovano spazi. Al settantaduesimo l’atalantino entrato dalla panchina Malinovskyi,  trova la conclusione con un sinistro dalla distanza, la palla entra nell’angolino della porta, vantaggio casuale dell’ucraino, ma con poca attenzione del portiere polacco.

La Fiorentina accusa il colpo, in confusione non trova reazione, diversi giocatori in difficoltà fisica, anche i due ultimi cambi Sottil per Pulgar e Badelj per Benassi, non portano a risvolti positivi. Nei minuti finali annotiamo una ripartenza di Chiesa fermata da Gollini, e nei quattro di recupero ancora un tiro del numero 25 di poco fuori.

Il gran gol di Chiesa

Il gran gol di Chiesa

L’Atalanta consolida il quarto posto, e dopo 27 anni trova la vittoria al Franchi. La Fiorentina, dopo un avvio con buoni  risultati nella gestione Iachini, rimedia la seconda sconfitta, la terza considerando la Coppa Italia. Il divario tecnico e la posizione di classifica delle due squadre è stata evidente, gli avversari alla distanza hanno dimostrato compattezza e maggiore esperienza nel ribaltare il risultato e conquistare i tre punti.

I ragazzi di Iachini mettono la solita volontà e grinta, ma nei momenti di difficoltà, ritornano ad essere una squadra impacciata e rinunciataria, quasi rassegnata, nel finale in debito di ossigeno costretti a subire gli avversari di maggiore caratura, problematiche di una squadra giovane evidenziati dall’inizio della stagione. La difesa manca in qualche recupero, le solite disattenzioni dei singoli, non impeccabile Dragowski sul secondo goal, buone le prove di Igor che conferma la sua prima apparizione, e di Pezzella più attento, il centrocampo poco propositivo,

Lirola e Pulgar  a fasi alterne, Castrovilli un buon rientro ma alla ricerca della forma migliore, soliti problemi in attacco,  anche se i tre tenori, Cutrone, Vahovic e Chiesa, sembrano avere accusato problemi fisici in settimana, che non giustificano poca cattiveria sotto porta.

Il migliore della gara, da commenti unanimi, è Federico Chiesa per il gol capolavoro, ma  anche per un primo tempo da protagonista, meno lucido ma presente nelle poche azioni di attacco nella seconda parte. Dopo un inizio dell’anno promettente e buoni spunti, validi in chiave futura, la Fiorentina fa un passo indietro e torna ad essere scontata e prevedibile.

Dalla gara sono emersi i problemi di sempre, la mancanza di rinforzi (il mercato di gennaio sontuoso, ancora non ha portato i ricambi necessari e immediati), la poca personalità e idee di gioco, la carenza fisica, che anche con carichi superiori adottati dal neo mister, non sta portando risultato.

Dopo una settimana difficile e due sconfitte consecutive, i gigliati affrontano a Genova la Sampdoria, uno scontro alla portata, da affrontare come una finale, per recuperare punti e affrontare con più tranquillità questo campionato di transizione.

Autore

Patrizia Iannicelli

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