Dopo la cocente sconfitta contro la Roma, non solo per il risultato, una settimana incredibile e surreale per la squadra viola, che deve affrontare la seconda gara fuori casa, contro il Parma. L’ambiente in fermento, nomi di possibili allenatori si avvicendano, i tifosi chiedono a gran voce una svolta, prima che la situazione già compromessa diventi irrecuperabile.
I media (tv, radio, giornali, siti) affrontano la questione quotidianamente, il cambio tecnico sembra l’unica strada da intraprendere per cercare di raddrizzare un campionato già in affanno. La società ribadisce la fiducia al mister, ma soprattutto smentisce categoricamente di aver chiesto le sue dimissioni. Soliti batti e ribatti, con dichiarazioni e smentite.
In questa caotica situazione, si deve fare i conti anche con il Covid-19, che ogni settimana allunga la lista degli indisponibili, in questo caso il giocatore coinvolto è Callejon, con la squadra in bolla per l’iter previsto dai protocolli sanitari. In questo clima non certo idilliaco, con il tecnico consapevole di giocarsi la panchina, si arriva alla sfida della settima giornata nell’anticipo serale del sabato.
La formazione parte con il solito modulo del 3-5-2, Igor in difesa (da titolare viste le assenze di Pezzella e Quarta), torna in mediana Pulgar nel mezzo, Amrabat si posiziona più avanti, davanti tocca all’ivoriano Kouamè. Gli undici al fischio d’inizio sono: Dragowski, Caceres, Milenkovic, Igor, Venuti, Amrabat, Pulgar, Castrovilli, Biraghi, Ribery (cap.), Kouamè.
Nella prima parte della gara, fase di studio delle due squadre, con ritmo lento, gli ospiti cercano di tenere palla con azioni manovrate e una serie di passaggi elaborati, il solo Ribery offre qualche spunto offensivo, (quasi a fine tempo finisce a terra in area con una spinta di Orosio che l’arbitro ritiene simulazione, il francese è ammonito), poche e nulle le occasioni da rete da una parte e dall’altra.
La seconda frazione inizia con un sussulto al cinquantesimo, che toglie il torpore soporifero dei primi quarantacinque minuti, Biraghi impegna il portiere Sepe che manda in corner. Poi torna la solita nenia, al sessantanovesimo il primo cambio nei viola, esce Kouamè per Cutrone, e subito dopo Venuti lascia il campo per Lirola, nel finale anche Bonaventura al posto di Castrovilli, sostituzioni di ruolo per ruolo, senza provare a vincere contro un avversario mediocre.
Al triplice fischio una liberazione per tutti, si archivia la gara con uno scialbo e triste pareggio a reti inviolate. Solito film visto da settimane, squadra senza idee, nè gioco, manca anche la personalità, il carattere, alcuni giocatori sembrano essere regrediti anche dal punto di vista tecnico.
La difesa merita la sufficienza, positiva la porta inviolata, ma anche per le poche occasioni dell’avversario, il centrocampo resta in fase di assestamento, buona prova di Pulgar titolare dopo molti mesi che agevola anche il ruolo di Amrabat come mezz’ala (ancora lontano il giocatore ammirato a Verona), Castrovilli non alla sua migliore prova, Ribery tocca tanti palloni ma spesso predica nel deserto, Biraghi forse il solo che si rende pericoloso.
Dal reparto offensivo le dolenti note, cambiando l’ordine degli attaccanti, non si ottiene nessun risultato. Analisi impietosa ma ci sembra realista, fino a quando dovremo assistere a questi spettacoli indecorosi. La storiella che la squadra è con l’allenatore non trova alibi, perché pensiamo che giocatori professionisti, non hanno motivo per fare brutte figure e svalutare il loro stesso valore tecnico, ma in alcuni casi hanno bisogno di nuovi stimoli e motivazioni che solo un cambio potrebbe dare.
I numeri sono eloquenti 8 punti in 7 giornate, un bilancio triste e misero, che porta malumori e paure vissute, non può diventare un obiettivo restare nella massima serie. Una scossa è necessaria per l’intero ambiente esasperato dalle vicissitudini degli ultimi anni, impotente nell’ assistere a squadre allo sbando e alla pochezza di risultati. Abbiamo adottato una celebre frase da un famoso film (Bianca, Nanni Moretti, 1984): “continuiamo cosi, facciamoci del male“, per rimarcare che non è tempo di perseverare sugli errori di società e dirigenti, ma è necessario trovare rimedi e soluzioni immediati.
La sosta per gli impegni delle Nazionali, arriva al momento giusto, per provare a cambiare l’ennesima stagione di delusione e cercare di metter qualche tassello per il futuro.
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