Ci sono oggetti preziosi del passato che arrivano a noi quasi per miracolo, attraverso peripezie incredibili. Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, compositore russo del periodo sovietico, sopravvisse per miracolo al regime più antitetico all’arte della storia del suo paese e forse del mondo intero: il comunismo nella versione staliniana.
Le sue composizioni incorsero diverse volte nella censura e rischiarono, tra una denuncia ed un processo e gli altri, di essere spazzate via come un po’ utto quanto ìn Russia dalla seconda guerra mondiale.
Šostakovič aveva composto delle Suite per orchestra jazz nel 1938, rappresentate dall’Orchestra Nazionale Jazz Sovietica nel novembre dello stesso anno a Mosca e poi andate perdute durante l’avanzata tedesca. Di esse non si era saputo più niente fino al 1999, allorché un suo spartito fu ritrovato nella Russia ormai post-sovietica.
Per lungo tempo si era pensato che la suite fosse quella composta nel 1956, dopo la guerra e dopo lo stalinismo, da un Šostakovič ormai riabilitato e finalmente rivalutato come ambasciatore della cultura russa nel mondo.
In realtà, si trattava di un’altra composizione, la Suite per orchestra di varietà, rappresentata per la prima volta ancora con il nome errato a Londra alla Barbican Hall nel 1998 sotto la direzione di un altro mostro sacro suo conterraneo, Mstislav Rostropovich. E poi scelta nientemeno che da Stanley Kubrick come colonna sonora del suo ultimo film, Eyes Wide Shut.
E’ il walzer n. 2, quello che accompagna il film appunto, che vi proponiamo oggi.
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