Dopo la trasferta a Torino contro la nemica di sempre la Juventus, la Fiorentina riprende il viaggio in Europa, con la gara di andata dei quarti di Conference League, fissata l’11 aprile alle 18.45.
L’urna di febbraio porta al doppio confronto, con il Viktoria Plzen, squadra della città di Plzen della Repubblica Ceca, nella Boemia occidentale, distante 90 Km dalla capitale Praga.
A differenza della precedente gara, dove la tifoseria per diversi motivi non ha seguito la squadra, l’ondata viola è pronta a riversarsi nella piccola cittadina ceca (172.000 abitanti), per colorare e dare il massimo supporto alla squadra.
Lo Stadion Mesta Plzene, anche Doosan Arena, posizionato nel Parco Strunc vicino alla confluenza dei fiumi Mze e Radboza, ha la capienza di circa 12mila spettatori, di conseguenza il numero dei tagliandi del settore ospiti diventa minimo, rispetto alle richieste dei supporter gigliati, che sarebbero stati almeno il doppio.
La città accoglie con molta disponibilità e cortesia l’arrivo dei viola, lo stadio situato a pochi minuti dal centro storico, si raggiunge a piedi, i ritrovi nella Piazza Republiky, con la maestosa cattedrale di San Bartolomeo, nel piazzale davanti la fabbrica dove si produce la birra Pilsner, nei piccoli locali dislocati nelle zone centrali.
La temperatura mite e primaverile permette di muoversi con facilità, così dalle 17.00, si vedono i vari sostenitori con sciarpe e bandiere raggiungere gli ingressi per posizionarsi nei rispettivi settori, in 630 quello preposto per gli ospiti, in tribuna un centinaio, in totale lo stadio esaurito con 11.470 spettatori.
All’ingresso in campo delle squadre, dopo l’inno della Conference, quello dei padroni di casa, con il settore coperto da un grande striscione, il curvino degli ospiti colorato con sciarpe e bandiere viola.
L’arbitro della gara l’israeliano Orel Grinfeeld. La formazione gigliata, con la seconda maglia bianca, presenta la solita rotazione, al centro della difesa Quarta, torna a centrocampo Arthur, nel reparto offensivo Beltran e Sottil.
Gli undici titolari, con il modulo del 4-2-3-1 sono: Terracciano, Dodo, Quarta, Milenkovic, Biraghi, Arthur, Mandragora, Gonzalez, Beltran, Sottil, Belotti.
La squadra del Viktoria allenata dall’esperto Miroslav Koubek, come i viola arriva ai quarti imbattuta, anche se in questa gara deve fare a meno di diversi titolari.
Al fischio d’inizio le due tifoserie si fanno sentire, nel settore ospite si accende qualche fumogeno, lo speaker invita a non farne uso.
I viola subito in possesso palla cercano spazi nell’area avversaria, la difesa di casa davanti la porta è un muro invalicabile, pronti a ripartire. Il primo ammonito il centrocampista ceco Cadu per fallo da dietro su Gonzalez.
La gara è soporifera senza azioni da annotare, al 24esimo il primo sussulto per i padroni di casa, un tiro di Vydra esce di poco alla destra di Terracciano.
Dopo una mezz’ora di ritmo blando, un tiro di Belotti viene parato dal portiere Jedlicka. La gara non si sbocca e si va all’intervallo sul pari a reti inviolate.
Nella seconda frazione qualche spunto in avanti, al 54esimo azione Gonzalez per Beltran, il numero 9 con un diagonale impegna il portiere che para in due tempi.
Al 64esimo fumogeni dal settore ospiti arrivano in campo, per qualche minuto viene sospesa la gara, lo speaker chiede di nuovo di evitare lanci, per non rischiare una sospensione totale.
Al 70esimo doppio cambio escono Beltran e Belotti per Barak e Nzola, non cambia la gara anche se con un attacco diverso. All’81esimo altro doppio cambio Kouame e Maxime Lopez prendono il posto di Sottil ed Arthur, pochi minuti dopo Gonzalez lascia il posto ad Ikonè.
Nei sei minuti di recupero ultimi cambi per i padroni di casa, nessun pericolo per i due portieri, il triplice fischio chiude la gara con tanti applausi e cori per i rossoblu e sciarpata finale delle due tifoserie.
I giocatori viola come da rituale si portano sotto il settore dei supporter, chiamati a raccolta dai tifosi, che anche dopo una prova incolore, sostengono la squadra, con ripetuti applausi e cori d’incitamento, una sorta di unità d’intenti tra squadra e tifoseria.
La Fiorentina con un possesso palla del 72%, non ha mai dato l’impressione di trovare la concretezza in fase offensiva, pochi deboli tiri verso la porta, nessuna occasione da rete, anche se l’ avversario imposta la gara su una difesa che si conferma inviolabile.
Sulla prova dei reparti e dei singoli, poco da dire, la squadra prevedibile e senza idee di gioco, chiusa dalla ragnatela di una squadra di modesta tecnica ma attenta e coriacea.
In difesa Terracciano spettatore mai impegnato, buone le prove dei centrali Quarta e Milenkovic, il primo come migliore della gara, per carattere ed intraprendenza.
In mediana non va meglio, pochi palloni giocabili per il reparto offensivo, Arthur e Mandragora lontani dai loro standard.
L’attacco la dolente nota, inconsistente, pochi spunti, nessun azione da rete, giro di attaccanti stesso risultato di una prova opaca, una gara senza infamia e senza lode, si potrebbe riassumere.
Nel post gara il tecnico Italiano analizza la gara sottolineando che il risultato resta positivo considerando i 180 minuti totali, che l’ attacco deve creare di più, che al ritorno l’avversario potrebbe impostare la stessa gara.
Le luci sul Doosan Arena restano accese ancora diverse ore dopo la gara, in poco tempo la zona adiacente si svuota, nel silenzio della cittadina le voci dei tifosi viola sembrano echi nel deserto, cala il sipario sull’evento del giorno.
La maggior parte degli italiani pernottano in città, una cena frugale e la birra del posto, le discussioni sono accese, la delusione tanta per una pratica che poteva e doveva chiudersi nei primi 90 minuti, pareri discordanti e opposte fazioni, con la consapevolezza che al Franchi tra una settimana potrà tornare l’entusiasmo anche nel risultato, che resta intatto in nome della squadra del cuore.
Il tour da Firenze a Plzen, un’altra tappa europea vissuta e da ricordare, insieme ed uniti, nella strada che porta alla meta finale di Atene.
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