Ombre Rosse

Da Norma a Giorgia, il Ricordo

A sinistra, Giorgia Meloni con la figlia Ginevra, insultata dal quotidiano La Stampa; a destra Selene Gandini, interprete di Norma Cossetto nel film Red Land – Rosso Istria

10 febbraio, Giorno del Ricordo. Come ogni anno, questo giornale mette a disposizione l’ampia e fornita rubrica nella quale si raccontano e si commemorano le storie degli istriani e più in generale degli italiani che furono vittime della bestialità selvaggia, omicida, stragista, rapinosa, dell’Esercito del popolo jugoslavo guidato dal compagno Tito.

La storia di Norma Cossetto, quella di Nino Benvenuti, quella di Maria Pasquinelli, quella della strage di Vergarola, del Magazzino 18 dove sono tutt’oggi racchiuse nel Porto Vecchio di Trieste le memorie e le reliquie di chi non c’è più e di chi a questo punto non sa più nemmeno di averle ereditate. La storia di un film, Red Land – Rosso istria, che la RAI ha prodotto per miracolo, si era quasi vergognata di trasmettere, e che i compagni – o i democratici, come si fanno chiamare oggi – hanno fatto di tutto perché almeno passasse sotto silenzio, o dileggio da parte delle cooperative culturali affiliate all’area.

Norma Cossetto

Norma Cossetto

E’ tutto lì, alle varie voci della rubrica Giorno del Ricordo – Per non dimenticare. Come se dimenticare fosse possibile, a meno di non essere, oggi come allora, dalla parte degli assassini e dei razziatori. Non è possibile, e lo sa perfino una Sinistra che qualche anno fa, presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dovette acconsentire a collo non si sa quanto torto che la tragedia delle Foibe fosse commemorata a parte, nel giorno dell’anniversario del Trattato di Pace dell’ultima guerra. E non essere ricompresa nel gran calderone rievocato nell’anniversario della liberazione di Auschwitz che poi finisce regolarmente per limitarsi a quella parte (atrocemente ingente) del popolo ebraico che finì nei forni crematori dei nazisti, dimenticando analoghe vittime di prima e dopo.

Come abbiamo scelto di fare qualche giorno fa, stanchi di una Memoria riservata a pochi eletti, schierati per di più dalla parte giusta, non vogliamo contribuire a fare del Ricordo una liturgia vuota. Quest’anno, in prima pagina, preferiamo sbattere l’attualità. Che è anche stavolta poco confortante.

Ottant’anni dopo il martirio di Norma Cossetto, è ancora possibile nella civile Italia che una donna venga linciata pubblicamente, con la Sinistra che sta a guardare indifferente o addirittura plaudente e con la Destra anche stavolta distratta da ben altre questioni. Di poltrona, per intenderci.

Succede a Giorgia Meloni, che per ora non corre – grazie a Dio, e speriamo continui così – pericoli per la propria incolumità, ma che periodicamente deve sottostare alla gogna mediatica innescata da chi è esentato dalle boldrinate e può permettersi di vilipendere e offendere la signora leader di Fratelli d’Italia. Dopo la pescivendola coniata per lei dall’osceno, abbietto giullare di corte Andrea Scanzi, ecco la volta di Alberto Mattioli che su La Stampa la apostrofa come fattrice di figli in coproduzione con il compagno. E poco convincono le scuse tardive del direttore Massimo Giannini – un altro che a intrattenere la corte del regime vigente non scherza e si presta sempre volentieri – che finiscono per ribadire l’insulto, più che emendarlo.

E’ strano come la Sinistra che sta dalla parte del popolo, quando deve offendere un rappresentante del popolo per di più donna usa sempre immagini ed epiteti che almeno nelle sue intenzioni fanno riferimento alla volgarità ed alla bruttezza del popolo stesso.

E’ strano anche che ottant’anni dopo tragedie che molti vorrebbero commemorare solo quando fa comodo o passare sempre sotto silenzio quando non  lo fa, sia ancora possibile quantomeno uno stupro morale come quello subito dalla coraggiosa Giorgia Meloni. E per fortuna – ma diamo tempo al tempo – non siamo ancora nelle condizioni perché qualcuno si senta autorizzato a passare alle vie di fatto, come successe alla povera Norma.

Preferiamo dedicare la prima pagina a questa riflessione, oggi, rimandando alla nostra rubrica la commemorazione ed il racconto nel dettaglio di ciò a cui essa si riferisce, per chi non avesse letto o volesse rinfrescarsi la memoria dagli anni scorsi.

Una preghiera per Norma, un incoraggiamento per Giorgia, ed un sorriso a tutte e due: abbiamo quasi vinto.

E se proprio malgrado voi, il vostro ricordo, il vostro esempio, dovesse alla fine ritornare una dittatura, stavolta avrà il sorriso patinato di un funzionario di banca. Non certo il volto sorridente di una donna che magari credeva soltanto di vivere e far vivere i figli che produce con il compagno in un mondo più civile.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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