E adesso, povero Giuseppi Conte? Pare che la telefonata rassicurante di Matteo Renzi prima della scissione dal PD non l’abbia rassicurato affatto. Sai com’é, tra furbastri si riconoscono – e si temono – a vicenda. «Poteva dirmelo prima», pare abbia sibilato il Bis-Conte ai suoi stretti collaboratori al termine di quella telefonata.
Potevi pensarci prima, vorremmo dirgli, se avessimo conservato dell’individuo un minimo di stima. E che avresti fatto in tal caso, Bis-Conte? Cercavano uno sprovveduto che si sente tanto furbo, da mandare avanti a farsi impallinare collezionando nel frattempo euro-figuracce, e il tuo profilo corrispondeva troppo ai requisiti richiesti. Zingaretti a Renzi lo conosce meglio di te, e non voleva voltargli le spalle. Quanto a Di Maio, più che il Ministro degli Affari Già Decisi All’Estero non gli puoi far fare.
Eccoti dunque qui, ultimo della specie immortale dei democristiani, degli sbruffoncelli di provincia che credono con il proprio stantio savoir faire di arrivare in cima a dispetto di tutto e di tutti, di quegli italiani medi (e insopportabili) interpretati tante volte da Alberto Sordi. Di Albertone in compenso non hai la simpatia, dei suoi personaggi hai soltanto l’improntitudine.
Neppure come villain (il cattivo della trama) sei venuto bene. Renzi ti ha rubato subito la scena. Avevi appena avuto la fiducia dei tuoi compagni di merende che già lui era in conferenza stampa a spiegare a cosa serviva il tuo governo. Sei quello che Stalin chiamava (absit iniuria verbis, è una citazione) l’utile idiota. Colui che fa il gioco sporco, e alla fine, quando non serve più, si becca la pallottola, il calcio nel sedere, il buffetto di Macron, e infine il ritorno in provincia a farsi dimenticare, a raccontare davanti ad un fiasco di vino le proprie memorie ai quattro amici rimasti al bar del paese. L’unico dove continueranno a chiamarti professore, per uso inveterato.
Addio Bis-Conte, hai incontrato chi è più democristiano di te. Quando l’uomo di Volturara Appula incontra l’uomo di Rignano, l’uomo di Volturara torna a casa, e non ce ne vogliano gli amici pugliesi. Firenze i suoi cattivi da mandare a Roma sa ancora sceglierli meglio di chiunque altro (anche perché così se li leva di torno).
Da oggi il tema del giorno è il De Renzi Natura. Il cattivo è tornato, come i nemici di Batman e dell’Uomo Ragno. Non è imbattibile come sembrava il Joker, ma ha la faccia di gomma e di colpi ne assorbe tanti prima di cadere. E trova sempre chi lo rialza, di amici potenti ne ha a iosa. In pochi giorni ha già fatto 41 parlamentari (poi dicono che il vincolo di mandato è incostituzionale, in Parlamento dovrebbero togliere il busto di Luigi Einaudi a Montecitorio e metterci quello di Domenico Scilipoti), ed è accreditato già di un 3,8% elettorale, qualora le elezioni in questo paese ritornassero di moda.
E’ cominciata la compravendita, e soltanto al PD e tra i 5 Stelle facevano finta di non saperlo, ostentando furbizia allo stato liquido. Renzi gongola: «ma che staccare la spina, ce l’ho messa io dentro!» Il sottinteso è che la manovra anti-Salvini era più che altro una manovra anti-Zingaretti ed anti-Grillo. L’altro sottinteso è che chi ha consentito, anzi favorito la nascita di un governo inqualificabile (e legittimo solo a patto di cominciare a leggere la Costituzione a partire dal Titolo Quarto della Parte Seconda) faccia adesso finta di nulla e guardi da un’altra parte. Se questa è una maggioranza, potremmo dire parodiando il compianto Primo Levi. Se questa è democrazia, risponde il paese che in questi giorni sta riportando il buon Matteo Salvini al 38%, ma facciamo anche 40%.
Tace Mattarella (e staremmo per dire: è ciò che sa fare meglio, se non fosse che ci delizia ogni giorno che Dio mette in terra della sua retorica a 360°), mentre un altro grande vecchio della politica italiana, Silvio Berlusconi, tace anche lui, probabilmente meditando se lasciare il proprio 5% in eredità a Renzi o fargli una donazione in vita.
Tace la Terra, percossa e attonita al nunzio. Tace Bruxelles, che probabilmente non ci ha capito una mazza. Urla Lampedusa, che in 48 ore ha già avuto più di 200 conferme di prenotazione per la stagione autunnale alle porte.
Dice: ma se la racconti così, sembra una farsa. Perché, invece quella vista finora, che cos’é?
ULTIM’ORA: La Lorenzin passa al Partito Democratico. Anzitutto complimenti, sei partiti in dieci anni è un record difficilmente battibile, come quello di Mennea a Città del Messico. E poi, è da capire: per fare la scissione verso Renzi, almeno un paio di giorni nel PD ci deve stare.
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