Ombre Rosse

Diario del coronavirus – Giorno 12: Ricominciamo?

Non c’é un giornalista del servizio pubblico o privato che si alzi a contestare al governo ed al parlamento italiani il loro operato, subito dopo l’approvazione della risoluzione che autorizza l’esecutivo, tra le altre cose, a prorogare lo stato di emergenza fino al gennaio 2021. Men che meno il costituzionalista Mattarella, che pure nei giorni precedenti si era detto preoccupato per la situazione, riecheggiando il «non possiamo restare insensibili al grido di dolore» di risorgimentale memoria.

Il dolore ormai lo prova soprattutto la Costituzione, violentata e stuprata come una fanciulla d’altri tempi sorpresa su una spiaggia dai pirati saraceni. Da quando la difesa della sua virtù è passata praticamente in mano al PD ed ai suoi maggiordomi a cinque stelle, gli abusi ed oltraggi che ha dovuto subire non si contano più, come nella sceneggiatura di un film porno di quart’ordine.

L’ultima in ordine di tempo è la trovata secondo cui i parlamentari messi in quarantena da un tampone positivo vengono equiparati a quelli in missione. Per due volte il governo è andato sotto, mancando il numero legale affinché la Camera dei Deputati potesse votare al Conte bis la agognata continuazione dei poteri speciali derivanti da uno stato di emergenza che, unico per ora paese al mondo, stiamo estendendo fino all’anno solare 2021 a prescindere dalla reale necessità passata, presente, futura.

La Camera dei Deputati al tempo del Coronavirus

La Camera dei Deputati al tempo del Coronavirus

Al parlamento che abdica nuovamente alle sue funzioni lasciando soli i cittadini nelle grinfie di un governo ormai abituato a governare per decreto e dirette facebook, viene in soccorso la dottrina PD secondo cui il diritto è come la pelle di certe parti delicate del nostro corpo (absit iniuria verbis): dove la tiri, va.

Ecco dunque uscire dal cappello dei costituzionalisti di Zingaretti & c. l’equiparazione di chi manda un certificato medico (e diamo pure per buona la sua genuinità) con chi è a lavorare. Ciò serve per ricostituire il famigerato numero legale anche in contumacia. La Camera approva, anche perché – dicono i sostenitori di questa democrazia parlamentare ormai da operetta – nella gestione dei suoi regolamenti è sovrana. Può inserirci dentro qualsia sciocchezza o abominio. E adesso Conte fino a gennaio chi lo vede e lo ferma più?

Il decreto ponte, in attesa di quello probabilmente e nuovamente liberticida della settimana prossima (almeno si facessero trovare pronti, quando fanno un colpo di stato…..) reintroduce misure restrittive invocate da tempo dai virologi dello star system della TV e dai politici che con il ritorno della democrazia post lockdown proprio non riescono a governare, a rapportarsi con questo benedetto popolo oscillante tra tentazioni di maturità democratica e pulsioni anarco- menefreghiste (se vi capita di vedere un anziano per le nostre strade con indosso la mascherina fategli una foto, rischia di vincere un concorso a premi).

Nel frattempo, ha parlato il Papa, ha parlato Mattarella, il terreno è stato preparato a dovere e via, riparte la ridda dei bollettini e degli alti lai, i lamenti di chi invoca una nuova serrata generale, per salvare il mondo dallo nero morbo che risorge. Ed en passant, togliere di mezzo anche questa fastidiosa democrazia rappresentativa che risorge anch’essa.

Ma..... e le mascherine?

Ma….. e le mascherine?

Trovano terreno fertile. C’é qualcosa di ancestrale nell’atteggiamento di quella parte della popolazione che si abbandona a questo sacro terrore evocato dall’establishment politico-sanitario senza esercitare ragion critica alcuna, e risale a quel 1348 in cui la peste nera decimò la popolazione europea, riducendola di un terzo. Ma almeno allora la gente si recava in chiesa a pregare un Dio misericordioso. Qui manca poco che qualcuno vorrebbe mettere la mascherina anche a quel Dio, e se nonostante tutto Esso parla alle coscienze andando contro la verità ufficiale, la vulgata della Protezione Civile e dell’Istituto Superiore di Sanità, ecco che qualche social network zittisce anche Lui, come ha fatto con il presidente degli Stati Uniti.

Donald Trump ha parlato come dovrebbe parlare un capo di governo, esortando i suoi cittadini a non farsi prendere dalla paura, a non mollare. E Twitter l’ha censurato. Promette bene il ventunesimo secolo in termini di democrazia e del tanto decantato antifascismo, sì…..

Il presidente americano Trump, recentemente positivo al covid19 insieme alla moglie

Il presidente americano Trump, recentemente positivo al covid19 insieme alla moglie

Qui da noi i capi invitano la popolazione ad abbandonarsi a quel sano terrore di cui sopra, limitando se stessi ed il prossimo e confidando sui redditi garantiti, di cittadinanza o d’altro genere. Chi aspetta ancora la cassa integrazione da giugno o addirittura da aprile, pazienza. Come sull’Arca di Noé o sulle scialuppe di salvataggio del Titanic, non c’é posto per tutti.

Intanto, ascolti i telegiornali e ti chiedi se alla RAI il cervello glielo fanno lasciare in portineria, ai mezzobusti che vanno su in sala registrazione per i notiziari, ormai ridotti a veline degli uffici stampa governativi. Stamattina al TG1 prima notizia: il Governo ha allo studio altri provvedimenti restrittivi, soprattutto circa i locali e gli eventi frequentati dai giovani. Seconda notizia, di seguito: soltanto l’1% delle vittime del Covid19 è costituito da persone al di sotto degli ottant’anni. Fare pace con la coscienza è sempre stato più facile che con il cervello.

Ciò che conta, dicono, sono i casi di positività in aumento. Magari lo sono perché adesso, passate tra le altre cose anche le elezioni, i tamponi si fanno in quantità superiore a quello che succedeva in primavera, e vengono fuori situazioni sanitarie che in primavera c’erano già ma che torna utile divulgare e snocciolare solo adesso?

Il virologo Massimo Galli, ospite fisso dei programmi televisivi d'informazione e leader del "partito sanitario" favorevole al ritorno del lockdown

Il virologo Massimo Galli, ospite fisso dei programmi televisivi d’informazione e leader del “partito sanitario” favorevole al ritorno del lockdown

Come ha tentato di dire qualche virologo non allineato, comunque, positivo non significa malato. Lo sa, o lo dovrebbe sapere perfino il medico di base, almeno quelli che sono ancora in circolazione. Positivo significa che hai il virus dentro di te, ma probabilmente i tuoi anticorpi hanno già vinto la battaglia e ragionevolmente non ti ammalerai. Ma sei contagioso, questo sì, e il tuo contagio rischia di essere letale per certe categorie a rischio, come gli anziani ed i portatori di altre patologie.

Allora cosa fai, governo, metti in sicurezza quelle categorie? No, rompi i marroni da mattina a sera perché la gente scarichi l’app Immuni. Se la gente ti desse retta, avresti milioni di messaggi di pericolo al giorno (basta pensare agli addetti ai lavori della sanità di prima linea). Poi chi li gestisce, visto che non siamo né uno stato di polizia (ancora) come Cina e Corea e che in compenso siamo il ben noto e tendente al gestional-cialtronesco paese d’o sole?

I ministri mandano avanti oscuri sottosegretari a buttare lì (per vedere tra la gente l’effetto che fa, come cantava Jannacci): non ci sarà un altro lockdown, il paese non lo sosterrebbe. I suoi cittadini no di sicuro, ci permettiamo di aggiungere. Chi ha fatto i miracoli per riaprire bottega e salvare i propri dipendenti oltre che gli affari, no di sicuro. Le attività produttive, le poche che restano in mano a questo disgraziato paese, no di sicuro.

Ma intanto dalle stanze del governo trapelano tentazioni di mini zone rosse qua e là. E nel decreto a cavallo del ponte è già stato sancito che i governatori delle Regioni, titolari se non ricordiamo male della materia sanitaria a norma di Costituzione (quella povera creatura rimasta sulla spiaggia in attesa che qualcuno le faccia il kit antistupro, proprio lei), non potranno più sostituire le proprie ordinanze a quelle del governo centrale, potranno solo inasprire queste ultime.

Pasquale Tridico, attuale presidente dell'INPS. Il suo stipendio appena raddoppiato fa molto discutere.

Pasquale Tridico, attuale presidente dell’INPS. Il suo stipendio appena raddoppiato fa molto discutere.

Le norme in vigore di cui stiamo parlando sono leggi dello Stato, e non intendiamo certo incitare dalle colonne di questo giornale i lettori alla disubbidienza, civile o incivile che sia. Ma prima o poi bisognerà porsi il problema di far sapere e controllare al popolo di questo paese l’operato di chi assume cariche pubbliche in sua rappresentanza.

Perché poi finiscono le pandemie, restano solo le economie (da rimettere in piedi scavando tra macerie) e da rimboccarsi le maniche. Magari per scoprire che i nostri diritti e i nostri redditi se li è mangiati nel frattempo non il Covid, ma chi diceva di agire in nostro nome per combatterlo. E intanto l’unica cosa che ha fatto di effettivo è stato di aumentarsi o farsi aumentare lo stipendio.

La nostra Costituzione è in cassa integrazione. Non viene più osservata e ottemperata da febbraio scorso. E nessuno sta studiando un vaccino per rimetterla in sesto.

Buon mini lockdown a tutti.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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