Accadde Oggi Primo Piano

Dieci anni con Papa Francesco

Papa Bergoglio

Oggi fanno dieci anni esatti, da quella fumata bianca che annunciò la sua elezione. Habemus Papam, solo che stavolta viene da un paese veramente lontano, che più lontano non si può.

Ne ha dette tante in questi dieci anni di pontificato, Jorge Maria Bergoglio. Molte più di quante ne abbia fatte, per la verità, ma per gli atti concreti nella Chiesa Cattolica bisogna aspettare i decenni e a volte i secoli. Tra l’altro, in genere tocca al successore, magari dalla personalità meno carismatica ma spesso e volentieri più concreta, dare attuazione alle affermazioni di principio – soprattutto quelle di rottura con la tradizione – del predecessore.

Papa Bergoglio

Su tutto ciò che ha detto si è discusso, si discute, si discuterà. E chissà se, come e quanto cambierà l’ecclesia, la comunità cristiana nei prossimi anni, se le sue uscite avranno realmente il seguito che il mondo si attende. In ambito cattolico del resto, le riforme e le rivoluzioni può farle soltanto il Papa. I movimenti francescani e protestanti – gli eretici– al massimo possono aprire la strada.

Dunque la strada aperta da Papa Francesco è quella di una nuova rivoluzione copernicana, anche se molte delle sue esternazioni rispetto alla dottrina cristiana dovrebbero costituire una specie di scoperta dell’acqua calda, con rispetto parlando.

Una delle sue ultime uscite ha messo per la verità d’accordo tutti, addetti ai lavori, fedeli, laici, semplici cittadini di ogni ispirazione. Per tutti, con maggiore o minore enfasi, è stato lecito parlare di chocLa frase che, se presa alla lettera, potrebbe azzerare duemila anni di storia non solo della Chiesa, è questa: «Il diritto alla proprietà privata non è intoccabile».

Dice il Papa: «Occorre costruire una nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata e ne ha sempre invece sottolineato la funzione sociale».

Vero, verissimo, e tuttavia più choccante di così non si può. Dopo essere stato il Papa che aveva stretto la mano a Videla, adesso Bergoglio rischia di passare alla storia come il Papa comunista. Semplificazioni a parte, in un mondo occidentale che ancora oggi pende dalle labbra vaticane più di quanto gli piaccia di ammettere, quello lanciato da lui nello stagno della giustizia sociale non è un sasso, è un bel pietrone.

Papa Bergoglio

Se si va un po’ indietro, parecchio indietro fino alle origini della Chiesa e della sua dottrina, Gesù Cristo disse le stesse cose in modo molto più semplice e molto meno cauteloso. Lasciate tutto quello che avete e venite con me. Ma Cristo – quello vero, il predicatore atteso dall’Antico Testamento come profeta e guida della rinascita del popolo ebraico, prima che Paolo di Tarso gli mettesse le mani addosso e ne facesse il Figlio di Dio per un Impero Romano in cerca di nuove divinità più efficaci – non diceva niente di strano né di originale. La sua era la dottrina degli Esseni, quella parte del popolo ebraico che da tempo immemorabile viveva in comunità e metteva tutto in comune.

La chiesa fondata da Cristo sulla pietra di Pietro, se i Vangeli dicono il vero, avrebbe dovuto essere questa. La storia ha preso invece altre direzioni, e a nulla è valsa la predicazione di Francesco d’Assisi e la spinta delle sette protestanti per il ritorno al cristianesimo delle origini. Il comunismo, a ben vedere una dottrina che ha molti punti di contatto con il cristianesimo di quanto piaccia pensare sia ai comunisti che ai cristiani, ha messo la parola fine ad ogni tentativo di riconciliazione del mondo moderno con quello antico, dal punto di vista di una giustizia sociale veramente giusta. Lenin fu molto credibile come guida rivoluzionaria per i popoli oppressi dal medioevo zarista, ma lo fu molto meno come epigono di Cristo e di San Francesco. O perlomeno il mondo lo percepì così.

Ci ha riprovato negli ultimi dieci anni un altro Francesco, quello che viene dal Sudamerica, terra che a suo tempo elaborò quella Teologia della Liberazione, borderline socialista, che creò non pochi problemi alla Chiesa stessa oltre che all’assetto politico di un continente che nella seconda metà del ventesimo secolo non aveva ancora concluso le sue guerre di indipendenza.

Papa Bergoglio

Il mondo occidentale nel frattempo é andato dietro a Thomas Jefferson, che nella prima costituzione democratica moderna, quella statunitense, ha scritto che la proprietà privata è uno dei diritti naturali inviolabili dell’uomo, nella sua ricerca della felicità terrena. Come la mettiamo?

In Sudamerica, il continente da cui viene l’ultimo Papa, tutto ciò che è yankee è storicamente mal visto. Ma anche una costituzione più recente e a detta di tutti per certi versi più avanzata come quella italiana riconosce il valore inviolabile della proprietà privata e le attribuisce un valore sociale. Che vuol dire? Che lo Stato per perseguire fini superiori può alienarla dall’individuo che la possiede? Che volevano dire i costituenti del 1947, tra i quali molti appartenenti all’allora partito comunista che votarono tra gli altri articoli anche quello che introduceva un retrogusto sociale in un contesto liberale, o semplicemente lasciava la porta aperta al futuro e a sensibilità e dottrine diverse e diversamente evolute?

In Italia le rivoluzioni non si fanno e, tranne una breve stagione – quella degli anni settanta, divorzio, aborto, ecc…. -, non si fanno nemmeno le riforme se il Vaticano non è d’accordo. Abbiamo già avuto un papato socialista, così fu definito a suo tempo quello di Giovanni XXIII e poi quello di Paolo VI. Avremo il papato comunista, quello di Jorge Maria Bergoglio? La nostra riforma protestante, magari più fedele alle origini di quella di Calvino, che poi tanto in linea con l’antica tradizione essena non era visto che a Ginevra oggi ha sede la capitale mondiale del capitalismo?

E’ un mondo occidentale al giro di boa quello in cui il Papa che oggi festeggia dieci anni di pontificato ha buttato in uno stagno fermo da secoli sassi enormi che una volta non sarebbero stati neanche concepibili. E c’é da giurare che contribuirà, quale che sia la sua intenzione, non poco a destabilizzare un mondo occidentale che varie vicissitudini stanno conducendo ad essere sempre più teatro di una guerra tra poveri di tutti i colori.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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