Musica

E’ dolce sognar

C’é stato un tempo in cui le favole della buonanotte e quelle di natale le raccontava Walt Disney. Un tempo in cui non c’era Natale in cui al cinema non uscisse il nuovo classico della Walt Disney Productions, quasi sempre ripreso da una favola della nostra tradizione, di quelle che nonni e genitori ci raccontavano da piccoli.

A Natale, lo zio Walt sapeva sempre come intrattenere i piccoli. Ed anche i grandi, che ritornavano piccoli insieme ai loro bambini, stipati tutti insieme nel buio fantastico e chiassoso di un cinema tutto esaurito a commuoversi e sognare di nuovo i sogni che avevano fatto a loro volta da piccoli, senza vergognarsene.

Da quel 1937 in cui aveva rivisitato la favola di Biancaneve ed i Sette nani, vincendo una scommessa in cui aveva creduto oltre a lui quasi soltanto suo fratello Roy (e per poco magari neanche lui), Walt Disney aveva vinto una scommessa dopo l’altra, dal capolavoro grafico e musicale di Fantasia alla trasposizione di Pinocchio, favola italiana diventata capolavoro mondiale, alle storie strappalacrime di Dumbo e Bambi, alle favole a lieto fine di Cenerentola e La bella addormentata nel bosco, ai romanzi della tradizione britannica come Le avventure di Peter Pan e La carica dei 101, ai miti celtici come La Spada nella Roccia.

Finché un giorno gli dèi non lo richiamarono a sé, desiderosi forse di avere tutto per loro un simile raccontatore di favole. E così non poté assistere alle uscite di tante magie alle quali aveva lui stesso lavorato, come Il Libro della Jungla di Kipling e Gli Aristogatti (progetto espressamente voluto e scritto dal gattofilo, cinofilo e animalista Walt Disney).

Roy Disney avrebbe continuato a sfornare favole a nome del fratello, a cominciare da Robin Hood e dalle Avventure di Bianca e Bernie, e così la leggenda dell’uomo che aveva creato un impero cinematografico facendo muovere su un telo affisso dentro ad un garage un topo ed un papero si sarebbe perpetuata attraverso le generazioni.

Difficile scegliere un cartoon ed una melodia tra tutti quelli prodotti dallo zio Walt degno di rappresentare la festa a cui lui teneva di più: il Natale, in cui lui stesso ritornava bambino tra i bambini. Scegliamo questa storia riadattata nel 1955 dal romanzo di Ward Greene, non celeberrimo autore americano, intitolato Happy Dan, The Whistling Dog. Disney ribattezzò la storia in The Lady and the Tramp. In Italia ci ha commosso e incantato con il nome di Lilli ed il Vagabondo. Ci sono tanti momenti fantastici e struggenti nei vari capitoli dell’epopea Disney, passati da una generazione all’altra. Ma una cosa possiamo dirla: quell’ultima polpetta che il Vagabondo sospinge verso Lilly non ha risparmiato il cuore di nessun bambino. E scommettiamo, nemmeno quello dei grandi.

La musica che su quella immagine ci strugge il cuore da più di sessant’anni e che entra di diritto (anche a nome di tutte le altre colonne sonore della Disney) in questa Christmas Carol è Bella Notte, altrimenti conosciuta come Dolce sognar.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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